Ancora troppi pesticidi nelle fragole

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Purtroppo, sono anche tra i prodotti della terra più frequentemente trattati con pesticidi, al fine di proteggerle da parassiti, muffe e insetti durante la coltivazione; spesso si trovano addirittura al primo posto nelle classifiche degli alimenti contaminati. Il problema è più grave di quanto si possa pensare e non tutti hanno la cognizione esatta di quanto questi trattamenti chimici incidano sulla nostra salute, oltre che sull’inquinamento ambientale.

Le fragole in particolare hanno una superficie molto porosa e un alto rapporto tra superficie e volume, il che le rende particolarmente suscettibili ad assorbire i veleni ambientali e di conseguenza trasmetterli a chi le consuma. E’ vero che, soprattutto nel nostro Paese, le normative sull’uso di antiparassitari sono particolarmente stringenti e i relativi controlli vengono svolti con attenzione, ma nonostante le misure rigorose previste dalla Legge, tra gli esperti ancora si dibatte in merito alla sicurezza dei cosiddetti LMR (livelli massimi di residui di pesticida consentiti).

I LMR, espressi in mg di sostanza attiva per kg di prodotto vegetale, sono disciplinati in Italia dal Decreto Ministeriale 27 agosto 2004 (e successivi aggiornamenti) che contiene i valori armonizzati a livello comunitario e, quando non disponibili, i valori fissati a livello nazionale. Quindi, al momento della loro immissione in commercio, i prodotti di origine vegetale (alimenti per uso umano e mangimi per animali) non devono contenere residui di sostanze attive nei prodotti fitosanitari, superiori ai limiti massimi stabiliti per Legge.

Allora, dov’è il problema?

La risposta è che il rischio derivante dai pesticidi consiste soprattutto in due fattori:

1. Effetti cumulativi: dal momento che i test di sicurezza tendono a valutare ciascun pesticida singolarmente, il rischio dell’accumulo di prodotti diversi non è da sottovalutare.

2: Soggetti vulnerabili: le persone più fragili, come i bambini, gli anziani e le donne in gravidanza, potrebbero essere più suscettibili agli effetti dei residui di pesticidi anche a livelli considerati sicuri per la popolazione generale​.

Si tratta di sostanze tossiche, mutagene, interferenti endocrine e cancerogene, la cui ingestione può provocare nel tempo danni irreversibili non solo nell’organismo umano, ma anche per la fauna, come ad esempio gli insetticidi neonicotinoidi, che sono letali per gli insetti impollinatori, e rappresentano una delle cause del forte decremento nella popolazione delle api, sia selvatiche che mellifere.

Un recente test effettuato dalla rivista indipendente Il Salvagente – a mio avviso molto seria – su alcuni campioni di fragole coltivate in Italia, prese in diversi supermercati, ha esposto un quadro piuttosto sconfortante: “ben 24 pesticidi oltre il limite di quantificazione rilevati, senza contare le decine di tracce non quantificabili comunque presenti. E fino a 7 pesticidi trovati nello stesso campione“.

Gli unici prodotti a ricevere un buon giudizio sono stati quelli biologici. E questo fatto mi porta inevitabilmente a consigliare, quando si scelgono questi frutti, ad optare per prodotti identificati con il bollino dell’agricoltura biologica o biodinamica, provenienti da aziende che garantiscono pratiche sostenibili e prive di pesticidi chimici. Vero che i prezzi sono più alti, ma in questo caso è senza dubbio l’opzione più salutare, eventualmente moderando le quantità di fragole acquistate, ma riducendo il più possibile i rischi per la salute. 

Dr.ssa Eva Bergamo – Nutrizionista

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