Eppure, oggi, chi osa dirlo rischia di essere etichettato come “negazionista” e di sparire dai media.
In un’epoca in cui ogni dissenso viene bollato come eresia, Battaglia si chiede: perché non possiamo parlare apertamente di ciò che sta davvero accadendo al clima? E soprattutto, chi ci guadagna a tenere chiusa questa discussione?
Professore, da decenni sentiamo dire che “gli scienziati sono unanimi” e che l’uomo è l’unico responsabile del riscaldamento globale. Ma se il clima cambiava anche milioni di anni fa, senza SUV e raffinerie, non è già questa una smentita alla narrativa dominante?
Chi capisce come funziona il metodo scientifico non direbbe mai quella sciocca frase. La validità scientifica di una affermazione si fonda sulla unanimità tra i fatti non tra gli uomini. In ogni caso è falsa perché gli affiliati alla Fondazione Clintel sono 2000, tra cui 2 premi Nobel per la fisica, e non concordano. È poi falsa anche l’affermazione sulla responsabilità dell’uomo: cosa avrebbe causato i riscaldamenti globali del passato?
Lei, Zichichi e Rubbia avete più volte portato dati e ricerche a supporto delle vostre tesi. Perché invece di rispondere con prove, vi si risponde con etichette? È paura del confronto o convenienza politica?
Paura del confronto, innanzitutto. Tutti i fatti, ripeto, tutti, smentiscono la congettura che l’uomo influenzi il clima. Chi dice il contrario non vuole confrontarsi perché non saprebbe come obiettare ai fatti.
Secondo Lei, chi ha interesse a mantenere una sola versione dominante della storia climatica? Lobby delle energie “verdi”? Politici in cerca di consenso facile? O è un business globale che usa la paura come leva?
Tutte e tre le cose che ha detto.
Oggi si racconta che il futuro si salverà con auto elettriche e pannelli solari, come se li costruissero gli gnomi di Babbo Natale, senza miniere, sfruttamento e impatto ambientale. Non è un gigantesco paradosso venduto come progresso?
Infatti. Nessuno di quei giocattoli dei verdi (auto full-ee, turbine eoliche, impianti fotovoltaici, etc…) può essere realizzato senza l’uso dei combustibili fossili.
Esistono oltre mille brevetti per la modifica del clima: far piovere a Dubai, tentare di inverdire il Sahara, o al contrario deidratare l’atmosfera e creare siccità. Alla luce di queste tecnologie, qual è davvero il peso della mano dell’uomo nei cambiamenti climatici?
Zero. Lei si sta riferendo a modifiche parziali, locali sul meteo. Irrilevanti sul clima locale e, men che meno su quello globale.
Seguendo il suo ragionamento, alla fine possiamo pensare che, i “negazionisti” e i “crociati della cannuccia di carta” abbiano lo stesso impatto reale: zero. Quindi, se nessuno vuole tornare a vivere come nell’Ottocento, quale potrebbe essere l’unica vera via praticabile?
Praticabile per far cosa? Non abbiamo bisogno di una transizione energetica. Va benissimo l’uso di carbone, petrolio e gas, e va incentivato il nucleare e, ove possibile, l’idroelettrico. Eolico e fotovoltaico andrebbero proibiti. O meglio, andrebbe proibita ogni sovvenzione di denaro pubblico su essi.
In conclusione: per avere un dibattito climatico serio, servirebbero più dati o più coraggio? Perché al momento sembra che il problema non sia il clima, ma la libertà di parlarne.
Sarebbe indispensabile che la finanza globale si disinteressasse di clima. Solo così questo rientrerebbe nei ranghi della scienza.