Come Hiroshima e Nagasaki?

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Di Lamberto Colla Parma, 29 giugno 2025 – Come era da prevedere, gli israeliani sono riusciti a trascinare gli USA in un conflitto con l’Iran. Solo la astuzia negoziale di Donald il “ciuffone” Trump ha consentito di portare a una rapida soluzione del conflitto.

Nonostante l’arrogante e spavaldo Netanyahu esulti per la sconfitta resa agli iraniani, di fatto la vera batosta l’han pres proprio gli ebrei.

Naturalmente tutto  passato sotto tono sulle TV occidentali, ma il famoso “ombrello” Iron Dome è stato più e più volte forato dai lanci iraniani che abbattendosi in molte aree di Israele, compresa la sede del Mossad, ha portato distruzione, morte e soprattutto paura.

Per la prima volta se la son vista brutta, soprattutto il premier che non può permettersi un fallimento che lo condannerebbe a processo e alla alienazione politica. “Netanyahu – scrive ADN Kronos, è sotto processo in tre casi di corruzione, accusato di corruzione, frode e violazione della fiducia. In un caso, Netanyahu e sua moglie Sara sono accusati di aver accettato da miliardari oggetti di lusso come sigari, gioielli e champagne per un valore di circa 250.000 euro in cambio di favori politici. In altri due casi, Netanyahu è accusato di aver cercato di negoziare una copertura più favorevole su due media israeliani.”

Il provvidenziale intervento dei super bombardieri B2 americani e l’ultimatum di Trump a entrambi i leader ha condotto a una tregua di 24 ore (12 ore per ciascun contendente a partire dagli iraniani) che ci si augura possa essere definitiva.

“Abbiamo rimosso due minacce esistenziali immediate: la minaccia di distruzione da parte di bombe nucleari e la minaccia di distruzione da parte di 20.000 missili balistici”, ha detto il primo ministro israeliano, in una dichiarazione ai media rilasciata poche ore dopo l’entrata in vigore del cessate il fuoco con l’Iran.

“Israele non ha mai avuto un amico più grande alla Casa Bianca”, ha aggiunto   Netanyahu, ringraziando Trump.

Infatti, rischiando l’impeachment, Donald Trump è intervenuto senza la autorizzazione preventiva del Congresso che è stato solo formalmente informato, giustificando l’intervento limitatamente alle basi nucleari.

Altrimenti, lasciando proseguire il conflitto, Russia e Cina avrebbero potuto decidere di sostenere l’Iran e allora il rischio per Israele sarebbe stato elevatissimo.

Ma ad accreditarsi la vittoria è stato anche l’ayatollah Ali Khamenei, dichiarando che il suo Paese ha “dato uno schiaffo in faccia all’America” e ha messo in guardia contro ulteriori attacchi statunitensi nei suoi primi commenti pubblici dopo la dichiarazione di cessate il fuoco con Israele. 
Khamenei ha parlato in un video trasmesso dalla televisione di Stato iraniana, la sua prima apparizione dal 19 giugno. Ha detto che gli Stati Uniti sono intervenuti nella guerra solo perché “ritenevano che, se non lo avessero fatto, il regime sionista sarebbe stato completamente distrutto”. Ma ha aggiunto che gli Stati Uniti “non hanno ottenuto alcun vantaggio da questa guerra”. “La Repubblica Islamica ha vinto e, per rappresaglia, ha dato uno schiaffo in faccia all’America”.

Un successo che però il presidente statunitense si assegna senza se e senza ma, e si autogratifica invitando Stoccolma a assegnargli il Nobel per la Pace (se l’ha preso Obama con 7 guerre, Trump meriterebbe anche  il bacio accademico e della regina – ndr).

Ma, nella sua eccitazione del momento, si lascia trascinare in una analogia ben poco lucida e tantomeno elegante accostando l’operazione sulle tre centrali iraniane di Fordow, Natanz e Isfahan  alle bombe che portarono alla distruzione di Hiroshima e Nagasaki con conseguente resa dei giapponesi e la conclusione del secondo conflitto mondiale.

E’ molto probabile che la sua intenzione fosse di far comprendere come un intervento tattico, preciso e tempestivo, abbia portato alla rapida conclusione delle operazioni belliche. Peccato che nel 1945, gli USA seminarono morte per i 50 anni a seguire, con una guerra che oramai era perduta per i giapponesi, dove si contarono più di 210.000 morti e 150.000 feriti a causa delle due esplosioni, di fatto oltre il 62% della popolazione fu colpita.

Un inciampo anti diplomatico che ha attirato, giustamente, molte critiche.

Di successo in successo comunque, Donald vola all’Aja alla Convention NATO, e conquista anche quell’evento ottenendo la firma di una spesa al riarmo del 5% del PIL dei 32 paesi aderenti Il 3,5% destinato a armi e 1,5% destinato a sicurezza, tra infrastrutture e cybersicurezza.

La forza di Trump viene dalla sua carica presidenziale ma anche e soprattutto dalla capacità di esercitare il potere. Un approccio negoziale non da giocatore di poker bensì di abile giocatore di biliardo.

Un efficace colpo iniziale in grado di sbaragliare le boccette numerate. La conseguente creazione del caos, che in forza delle sue capacità sarà in grado di governarne l’entropia generata per portare in buca tutte le biglie prima e meglio dei suoi avversari.

Armi, pace (almeno il primo traguardo dei tre conflitti in atto è stato raggiunto), gas e indebolimento dell’UE e comunque sempre più dipendente dagli USA sono i suoi primi risultati.

C’è chi lo considera un pazzo, chi un maleducato, chi incapace, chi invece un “messia”.

Personalmente nessuno di questi aggettivi gli attribuisco, ma certamente, nonostante il linguaggio politicamente scorretto o meglio ben poco formale, gli accredito intelligenza e capacità non comuni e l’imprevedibilità è la sua più efficace arma per fronteggiare i suoi ben poco “Splendidi Alleati”, in grado solo di autocelebrarsi, senza riuscire mai a esprimere una idea utile alla umanità e alle società che dovrebbero custodire e governare.

Costoro sì che sono pericolosi!

(Vignette di Romolo Buldrini l’Aquila)

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