L’apice della commozione si ebbe quando il Vicario di Cristo, abbracciando la Croce con l’AMORE, l’UMILTÀ e la FEDE che avrebbero caratterizzato il suo Pontificato, esortò tutti a pregare per lui affinché, per paura, non fuggisse davanti ai lupi.
Ma come può un Papa, il Dolce Cristo in terra, fuggire davanti ai lupi? E chi sarebbero poi questi lupi?
Proviamo a ricostruire alcuni fatti.
Nel 2016 in occasione della presentazione del libro dello storico don Roberto Regoli sul pontificato di Benedetto XVI, nell’aula magna della Pontificia Università Gregoriana, Mons. Gänswein dichiara apertamente che la rinuncia del Santo Padre non sia da intendersi come abbandono dell’ufficio di Pietro, bensì come una sorta di “ministero allargato”.
Nello stesso discorso Gänswein, parlando di “pontificato d’eccezione” utilizza il termine tedesco “Ausnahmepontifikat” (Aus-nahme significa letteralmente: fuori-legge)
Ci aiuta a capire meglio questi aspetti l’articolo pubblicato nel 2016 sul blog di Sandro Magister, noto saggista e vaticanista per diverse testate di GEDI Gruppo Editoriale (link:https://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1351344.html).
L’articolo è corredato anche di un’approfondita ed interessante analisi del canonista Guido Ferro Canale.
Nel suo discorso Mons. Gänswein fa cenno ad una DRAMMATICA LOTTA tra il cosiddetto “Partito del sale della terra” intorno ai cardinali López Trujíllo, Ruini, Herranz, Rouco Varela o Medina e il cosiddetto “Gruppo di San Gallo” intorno ai cardinali Danneels, Martini, Silvestrini o Murphy-O’Connor.
Una drammatica lotta? Tra cardinali che si accingono a nominare il VICARIO di CRISTO? Ma com’è possibile?
Nel 2015 lo stesso cardinale Danneels nel libro Biographie (autobiografia da lui autorizzata, a cura di Karim Schelkens e Jürgen Mettepenningenl) ammetteva candidamente di far parte di un ristretto gruppo di cardinali super modernistisolito riunirsi nella città di San Gallo in Svizzera, che nel conclave 2005 aveva come candidato proprio Jorge Mario Bergoglio.
Un articolo a firma del giornalista Lucio Brunelli apparso il 31 agosto 2009 sulla prestigiosa rivista di geopolitica LIMES, ci rivela alcuni dettagli sui quattro scrutini che portarono all’elezione di Ratzinger.
La fonte di LIMES è uno dei cardinali elettori di quel conclave che, per ovvi motivi, non vuole che sia reso pubblico il suo nome.
Ricordiamo che i cardinali elettori sono tenuti al segreto su tutto ciò che accade all’interno di un conclave. Una volta eletto, solo il Papa ne può parlare.
Qui l’articolo di LIMES: https://www.limesonline.com/da-non-perdere/cosi-eleggemmo-papa-ratzinger-14663310/
In estrema sintesi, dopo le prime tre votazioni Ratzinger si sarebbe trovato a 72 voti, mentre Bergoglio a 40.
Per vincere occorrevano 77 voti, e i 40 di Bergoglio erano sufficienti per bloccare qualsiasi candidato.
Si profilava la possibilità del muro contro muro tra gli ultra progressisti sostenitori di Bergoglio e i conservatori di Ratzinger.
Alla quarta votazione, inaspettatamente, un gruppo di voti di Bergoglio passano su Ratzinger, dando vita al 265° Papa della Chiesa Cattolica.
Ciò che determinò il travaso non è dato saperlo.
Una cosa però appare certa: il pontificato di Ratzinger, dopo questa mossa, nasce come “anatra zoppa”, cioè limitato nell’esercizio del proprio potere da una fortissima opposizione interna.
Siamo ora ad un nuovo conclave e il pallino è ancora una volta in mano ai cardinali.
A noi non resta che pregare il buon Dio affinché li assista e guidi le loro coscienze.
SatiLeaks by Gianfranco Colella (Quotidianoweb.it) Firenze, 4 maggio 2025

Meta descrizione: dopo la sua elezione papa Benedetto esortò tutti a pregare per lui affinché, per paura, non fuggisse davanti ai lupi. Ma chi erano questi lupi?
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