Di Lamberto Colla Parma, 31 agosto 2025 – Nonostante le massime incandescenti tanto invocate dai media, queste temperature mai sono state raggiunte, per quanto, in sporadiche località possa essere coerente il raggiungimento di temperature particolarmente elevate, l’opinione pubblica, così bombardata da previsioni catastrofiche si è convinta di vivere l’estate più calda del secolo e di quello precedente, seppure così non sia, o meglio che ogni anni si raggiunga il “record”.
D’altra parte, ogni anno, il refrain è sempre lo stesso a suonare in ogni testa giornalistica e televisiva. “Record di calore”, “Mai così caldo in nessun altro paese” e negli altri paesi: “mai così caldo in nessun altro paese”.
Poi si scopre che ai primi del ‘900 il PO a Piacenza si attraversava a piedi (vedi immagine d’epoca).
Ma quello che si contesta, non è tanto il cambiamento climatico che è percepibile anche se non in modo così straordinario come descritto, bensì la responsabilità umana o meglio delle sue attività economiche e sociali e la CO2 invece sarebbe l’arma di distruzione del pianeta, secondo l’opinione martellante.
Giustappunto per mantenere alta l’attenzione alla emergenze, oggi è di moda il clima e tra un po’ tornerà il covid o altro virus tipo, west nile virus, piuttosto che la dermatite bovina e per rivitalizzare il “clima” di terrore si sono inventati le morti da caldo.
Così, affibbiando a ripetizione il decesso al calore eccessivo, ecco che si arriva a convincerci della gravità. Ma quello che i dati raccontano sono tutt’altra cosa. Infatti, stando al profilo Klima e Scienza il 2025 si sta incamminando per essere l’anno dal minor numero di decessi per caldo (vedi grafico a istogrammi).
“Secondo il Global Catastrophe Recap di Aon, – come riporta Klima e Scienze tratto da EIKE pubblicato da Chris Frey 26 luglio 2025 un articolo a cura di Domenico AVERSANO – un rapporto basato sui dati di una delle più grandi compagnie di assicurazione e gestione del rischio al mondo, nella prima metà del 2025 si è registrato il minor numero di decessi causati da eventi meteorologici estremi mai registrato.
Dei 7.700 decessi registrati in tutto il mondo tra gennaio e giugno, 5.456 sono stati attribuibili a un singolo evento: il terremoto in Myanmar. Ciò significa che circa 2.200 decessi in tutto il mondo sono stati attribuibili a disastri meteorologici, un minimo storico.
https://eike-klima-energie.eu/…/uploads/2025/07/kurz_5.jpg
Rispetto alla media del XXI secolo di 37.250 decessi da gennaio a giugno, il bilancio delle vittime del 2025 rappresenta una diminuzione del 79%. Il primo semestre del 2025 supera non solo ogni periodo gennaio-giugno dal 2000, ma anche ogni periodo luglio-dicembre.
Il tasso di mortalità globale correlato al clima è diminuito da 1,4 per milione di persone (2000-2001) a 0,9 per milione (2024-2025), con una diminuzione di circa il 60%. Questo fa parte di una tendenza a lungo termine guidata dalla diminuzione della vulnerabilità, da infrastrutture migliori e da previsioni più accurate.
Il 2025 è sulla buona strada per essere l’anno più sicuro di sempre in termini di decessi dovuti a eventi meteorologici estremi. Bisognerebbe festeggiarlo. Ma ovviamente non lo sarà. Non può esserlo. La strategia degli evangelisti climatici si basa sulla paura, non sui dati. Reti come la CNN e gruppi di attivisti come Covering Climate Now lamentano che non ci siano abbastanza americani “molto preoccupati” per il cambiamento climatico, nonostante i loro decenni di messaggi.”

E se le morti da calore sono ai minimi storici (vedi grafico) l’altro fattore che sta preoccupando i fautori del cambiamento climatico, oltre alle temperature in diminuzione, oltre al calo dei morti, è l’inversione di tendenza della calotta artica che nell’ultimo decennio è addirittura cresciuta.
Come è pure aumentata la quota di foreste sul globo addirittura del 30% al punto tale che c’è già chi sta avanzando l’ultima follia Green con l’ipotesi di tagliare le foreste perché producono troppa CO2.
Insomma tutta una serie di affermazioni antiscientifiche che fanno breccia sulla emotività delle popolazioni, abituate da generazioni di credere alla informazione dei main stream e dei giornaloni che, probabilmente, sino a qualche anno fa era più giustificabile.
Peccato che quel tempo è passato tant’è che l’Italia è all’altezza del Ghana in fatto di libertà di stampa.
Molto interessante, come anticipato poc’anzi, è la situazione dei ghiacci artici. Riportiamo un articolo scientifico di Errore. Riferimento a collegamento ipertestuale non valido. di alcuni giorni fa che risulta particolarmente esaustivo scientificamente e sufficientemente divulgativo per risultare facilmente comprensibile.
“I GHIACCI MARINI SONO STABILI DA 20 ANNI E STANNO CRESCENDO DEL 30% dal 2012

Quest’anno sono stati pubblicati due articoli che mostrano che il declino del ghiaccio marino nell’Artico è rimasto in pausa negli ultimi 18-20 anni ed anzi stanno crescendo del 30 % dal 2012 al 2024
Invece di riconoscere che questi risultati sono piuttosto significativi, gli “scienziati” climatici GREEN stanno cercando di riconfezionarlo come se si aspettassero che ci sarebbe stata una pausa di 20 anni nel declino del ghiaccio marino e che fra 5/10 anni lo scioglimento riprenderà con vigore
Solo che non è vero.
Circa un decennio fa, i modelli CMIP5 prevedevano che una pausa di 20 anni nel declino del ghiaccio marino aveva circa il 5% di probabilità di verificarsi sotto l’attuale percorso di emissioni e praticamente lo 0% sotto la SSP5-8.5 / RCP8.5 (una preferita tra gli “scienziati” climatici GREEN ) https://nature.com/articles/nclimate2483
Articolo catastrofista di Qualche decennio fa che profetizzava la fine dell’Artico entro il 2013: http://news.bbc.co.uk/2/hi/7139797.stm …
— Estensione Artico a settembre 2012 a 3,3 milioni di kmq di superficie ghiacciata in basso a sinistra
— estensione Artico a settembre 2024 a 4,4 milioni di KMQ di superficie ghiacciata in basso a destra .
Fonte dati : NOAA
NOTA : Si prende come riferimento le misurazioni di inizio settembre perché rappresentano in questo mese il minimo stagionale estivo di Estensione annuale dopo lo scioglimento estivo che avviene ogni anno e poi da quella data in poi ricominciano a crescere per raggiungere la estensione massima stagionale invernale nel mese di marzo. Chris Mertz”.
Tornando invece al problema circa la pericolosità sul clima della CO2 essa non è assolutamente la responsabile del preteso surriscaldamento globale per colpa dell’uomo mentre le ragioni, scientifiche, sono altre come di seguito verrà elencato.
I principali argomenti che al contrario incidono sui cambiamenti climatici sono altri e nessuno dei quali sui cui si possa incidere come di seguito elencato.
– Le eruzioni vulcaniche mettono grandi quantità di gas e CO2 in atmosfera, tanto da modificare il clima nel breve e nel lungo periodo. Potremmo mai obbligare i vulcani a eruttare a “targhe alterne”?
– I Cicli di Milanković. Sono cicli che descrivono variazioni periodiche dell’inclinazione dell’asse terrestre e della processione assiale. Queste variazioni influenzano la distribuzione e l’intensità della luce solare provocando variazioni climatiche come le ere glaciali e interglaciali.Difficile togliere i pedali a questi cicli!
– Le variazioni solari. L’energia che la terra riceve dal sole può variare a causa di cicli solari e altre variazioni nella luminosità solare. Nonostante siano generalmente piccole variazioni, queste hanno anch’esse incidenza sul clima terrestre. E al “sole” non si comanda.
- I cambiamenti nella circolazione oceanica. Le correnti oceaniche distribuiscono il calore intorno al pianeta I cambiamenti possono influenzare il clima su grande scala in archi temporali di decenni e millenni. Sarà fattibile un “Super Mose” per attenuare gli effetti?
I sacerdoti del “Climate Change” dovrebbero finalmente deporre le armi e convertirsi a qualche altro argomento socialmente rilevante ma stavolta basandosi su fatti scientificamente rilevanti pur riconoscendo che la scienza deve coltivare il dubbio per esser sempre orientata alla verifica delle ipotesi.
(Immagine di Copertina vignetta di Romolo Buldrini L’Aquila (AQ)











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