Qual è l’essenza della democrazia?

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Di Guendalina Middei Cagliari, 3 luglio 2022 (Quotidianoweb.it) – 

L’intelligenza è la capacità di non sentirsi minacciati da chi la pensa diversamente, la capacità di non fare delle proprie opinioni degli assoluti.

Chi si arrocca dietro le proprie convinzioni e si chiude al dialogo è come se avesse messo la propria intelligenza sotto una campana di vetro. 

Non la espone alle intemperie, domande, dubbi e interrogazioni che sono il nutrimento dell’intelligenza non hanno la possibilità di vincere la corazza che è stata eretta. 

Oggi purtroppo è in atto una potente opera di massificazione. Ogni civiltà abbisogna d’individui che ragionino e agiscano in un modo facilmente prevedibile: individui riflessivi, indipendenti, autonomi sono di ostacolo alla coesione collettiva, al controllo sociale. 

Anche oggi esistono dottrine, religioni e fedi… e la tolleranza adottata è soltanto una facciata, perché nel fondo dell’animo l’uomo continua ad ardere dal desiderio di difendere con fanatismo le proprie convinzioni. 

Si arroga il diritto di criticare i suoi simili qual ora si discostino dalle sue convinzioni, tanto da fare del proprio ego l’unico arbitrio, l’unico metro universalmente ritenuto accettabile. 

La nuova religione del XXI secolo si chiama Pensiero Unico, c’è un solo modo corretto e accettabile di vedere le cose. 

Chiunque si discosti da tale linea viene accusato, non di avere un’opinione contraria, giusta o sbagliata che sia, ma di promuovere la disinformazione.

E la disinformazione merita di essere censurata.  Non appena la pensi diversamente, o magari ti poni qualche domanda o ti rifiuti di adagiarti sul comodo conformismo di massa, incontri un muro. 

Viviamo in una società dominata dal Pensiero Unico, dove la cultura viene strumentalizzata per fini politici, le questioni etiche strumentalizzate per fini politici, dove gli intellettuali non hanno sempre il coraggio di esprimere le loro opinioni e si limitano ad accodarsi a quella che è la moda del momento, l’aria generale. 

Tutti gridano di essere in possesso della verità e danno dei folli ai loro avversari; tutti sono consapevoli della pagliuzza negli occhi del loro interlocutore e ignorano la proverbiale trave che grava su di loro. 

I social hanno fatto emergere tutta la violenza insita nel cosiddetto uomo normale, che alla prima occasione crocifigge, maledice, “violenta” il suo interlocutore non appena esprime idee e punti di vista che gli sono estranei.

Vi è un profondo fanatismo, una mancanza assoluta di rispetto per l’Altro che, spesso immaginato come Nemico supremo, diviene il perfetto feticcio dove riversare le proprie frustrazioni, la propria rabbia, il proprio odio.

Quando si stabilisce cosa e come bisogna pensare, quali opinioni sia lecito avere, quando si viene a creare una sorta di Ministero della Verità di orwelliana memoria, allora si vengono a ricreare dei meccanismi che non sono più compatibili con il concetto stesso di democrazia che si basa invece sul rispetto delle altrui opinioni. 

È necessario recuperare il senso più profondo della democrazia: imparare a coesistere con coloro che sono diversi da noi, che non la pensano come noi, che non sentono ciò che sentiamo noi senza rancore, violenza o divisioni. 

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