Di Lamberto Colla Parma, 16 ottobre 2022 – Prima l’attentato alla Dugina, poi il gasdotto Nordstream 1 e 2 e infine è stato il ponte sulla Crimea la goccia che ha fatto traboccare il vaso e dato avvio alla rappresaglia russa, per il superamento dell’ennesima linea rossa giudicata invalicabile e non più “perdonabile”, a quanto pare.
Dopo aver soprasseduto per due volte la Russia ha smentito il proverbio “non c’è due senza il tre” e il nuovo generale in campo, di fresca nomina da parte di Putin, ha fatto partire un centinaio di missili sulle 10 maggiori città ucraine, capitale compresa e qui, un missile è passato proprio sopra il palazzo presidenziale di Volodymyr Zelens’kyj.
Al contrario della narrazione “ufficiale”, che vorrebbe un esercito russo impreciso e frastornato, in questo frangente invece i missili, nel primo giorno di rappresaglia, oltre a qualche inevitabile vittima collaterale (undici morti), sono stati colpiti bersagli strategici, centrali termiche e elettriche, il comando dei servizi segreti e purtroppo anche qualche edificio civile.
D’altra parte le bombe intelligenti non le hanno solo gli americani, che in Iraq fecero il 95% di vittime civili, e a maggior ragione non possiamo certamente sperare che le abbiano i russi che, almeno sino a ora, hanno sul groppone “solo” il 10% delle vittime non militari.
Purtroppo la guerra non è una alluvione, non è un terremoto e nemmeno un incidente stradale bensì lo scontro tra (in)civiltà e vince chi avrà raccolto il minor numero di decessi.
Cinicamente val la pena di osservare che già 14.000 russofoni del Donbass erano morti, tra il 2014 e il 2021, per mano degli ucraini e costoro non erano certamente militari.
Ma quello che comincia a consolidarsi è che la guerra stia scappando di mano dagli americani.
Infatti, sia l’attentato alla figlia del filosofo amico di Putin e ora il ponte voluto dallo stesso “ZAR”, sembrano essere stati organizzati e condotti in modo autonomo dall’intelligence ucraina, senza consultare gli amici americani e addirittura potrebbe esserci qualcosa di ancor più preoccupante; la mano invisibile del terrorismo internazionale, che nel caos generale avrebbe mano più libera per portare a termine attacchi in giro per il mondo e potenzialmente armati dalle innumerevoli armi (70%) delle quali gli Stati Uniti hanno perso il contatto.
Fatto sta che l’intelligence (si fa per dire) Usa ha iniziato a scaricare Kiev: “Hanno ucciso Dugina, noi ci saremmo opposti“. Da lì, il Pentagono ha iniziato più spesso a lamentarsi del fatto che Kiev non condivide le informazioni sulle sue operazioni, in particolare gli atti di sabotaggio condotti in territorio russo, e gli stessi piani per la controffensiva sono stati rivelati in ritardo.
Orbene, le richieste di Zelens’kyj di essere rifornito armi a lunga gittata potrebbero essere mal utilizzate e utili a far scatenare una guerra ancor più estesa con il rischio atomico, tattico o meno, pur sempre nucleare sarebbe.
Insomma ora le preoccupazioni, nonostante mantenute sotto stretto riserbo, iniziano però a fuoriuscire come alcuni editorialisti hanno iniziato a segnalare dopo il crollo del ponte di Crimea.
“Prima o poi doveva accadere. – Scriveva Marco Travaglio nell’editoriale Zelenkenstein su Il Fatto Quotidiano dell’8 ottobre 2022. – Per troppo tempo gli abbiamo lasciato fare e dire di tutto, pendendo dalle sue labbra. Si scopre che Frankenstein è sfuggito di mano ai suoi creatori americani ed europei. I quali ora, sulla spinta – si spera – di tante piazze piene, dovranno indicargli l’unico obiettivo possibile: il negoziato di pace, non l’olocausto nucleare”
Nell’articolo Spettro escalation Renato Farina in Libero Quotidiano del 10 ottobre 2022 così commenta: “Mosca lancia missili dopo l’attentato sul ponte in Crimea. L’America si è infuriata, sono preoccupato che il Presidente ucraino sfugga al loro “controllo” e commetta errori per l’equilibrio del conflitto. Teme che Zelensky conduca Putin alla reazione nucleare”
Dalle colonne del Corsera dal titolo Ponte Crimea-Russia: fin dove si spingerà Kiev? E gli Usa sono stati colti di sorpresa anche stavolta? di Giuseppe Sarcina su Corriere della Sera del 9 ottobre 2022 sottolinea come “Il ponte di Kerch, colpito ieri, è proprio al limite del perimetro bellico tracciato a Washington. L’attacco ripropone la domanda di fondo: fino a che punto può spingersi la controffensiva ucraina?”.
Infine lo stesso Biden, preoccupato per le lezioni di Medio termine, sembra orientarsi verso una soluzione più diplomatica.
D’altronde i suoi amici armaioli hanno già guadagnato abbastanza, almeno quanto gli “stregoni” delle molecole mRNA.
LINK UTILI
https://it.insideover.com/guerra/mosca-alza-la-voce-ecco-le-linee-rosse-da-non-superare.html