Agricoltura. In arrivo 400 milioni di euro per il 2021-2022

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La riforma della Politica agricola comunitaria e l’anticipazione sui nuovi fondi per il biennio di transizione sul Programma regionale di sviluppo rurale, al centro di un convegno online organizzato dalla Regione, seguito in streaming da circa 800 iscritti. Ospite il ministro delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli: “Puntiamo a chiudere l’accordo sulla Pac entro giugno. Obiettivo principale garantire una produzione sana e sostenibile, tutelando l’intera filiera agricola e il prodotto”

Bologna – Ammontano a circa 400 milioni di euro le risorse a disposizione dell’Emilia-Romagna per il 2021-2022 sul Programma di sviluppo rurale. E la Regione è in procinto di rilanciare un piano agricolo e agroalimentare, capace di tenere insieme e soddisfare la crescente domanda mondiale di cibi salubri e di qualità con la necessità di incrementare la produttività e di salvaguardare il reddito degli agricoltori. 

È questa, in pratica, la road map dell’agricoltura dell’Emilia-Romagna delineata dall’assessore regionale, Alessio Mammi, durante il convegno in modalità webinar, organizzato questa mattina dalla Regione, sulle sfide della nuova Politica agricola comunitaria e con alcune anticipazioni, appunto, sulle risorse del biennio di transizione 2021-2022 del Programma regionale di sviluppo rurale. 

Ospite dell’incontro, che ha registrato circa 800 partecipanti, il ministero delle Politiche agricole, Stefano Patuanelli, reduce dalla maratona negoziale della settimana scorsa a Bruxelles che ha sancito il mancato accordo tra Commissione di Bruxelles, Consiglio dei ministri agricoli Ue e Parlamento europeo sulla riforma della Politica agricola comunitaria.    

 “Sulla Pac- ha sottolineato Patuanelli– c’è la volontà di chiudere l’accordo entro giugno. Non possiamo tenere appesi alle decisioni europee le Regioni e gli agricoltori del nostro Paese che hanno bisogno di certezze, per poter investire all’interno di un quadro normativo chiaro. É giusto parlare del contributo dell’agricoltura ai grandi temi della sostenibilità, dei cambiamenti climatici, del necessario sforzo che i nostri agricoltori devono fare per ridurre l’impatto ambientale. Ma dobbiamo ricordarci che gli agricoltori producono beni primari, e che l’obiettivo principale è quindi garantire una produzione sana e sostenibile di questi beni che sono centrali. Dobbiamo partire dall’elemento centrale che è la produzione, tutelare l’intera filiera, il prodotto, per parlare poi di innovazione e sostenibilità”. 

Sono intervenuti all’incontro, tra gli altri, anche il direttore generale dell’assessorato regionale all’Agricoltura, Caccia e Pesca, Valtiero Mazzotti, il parlamentare europeo, Paolo De Castro, il capo dipartimento del Mipaaf, Giuseppe Blasi e la direttrice Dg Agri della Commissione europea, Silvia Michelini.   

“La pandemia che ha sconvolto il mondo- afferma Mammi– ci ha fatto riscoprire tutta l’importanza dell’agricoltura come fornitrice di prodotti di qualità, in grado di soddisfare la crescente domanda mondiale di cibo. Dobbiamo quindi ringraziare gli uomini e le donne che in questo periodo si sono prodigati per garantire l’approvvigionamento alimentare a tutti, e promuovere un piano di rilancio strategico per l’agricoltura nazionale e regionale che guardi ai prossimi 5-10 anni”.   

“Come Emilia-Romagna- spiega l’assessore- non ci tiriamo certo indietro rispetto alle nuove sfide che il settore primario ha davanti a sé. Sostenibilità e produttività devono andare a braccetto e dobbiamo riuscire a spendere bene e velocemente le risorse che l’Europa ci metterà a disposizione con il Recovery fund e la nuova Pac, per la quale mi auguro si arrivi presto a un accordo. Abbiamo il dovere di costruire una visione di rilancio che concili produttività, sostenibilità e tenuta economica delle imprese agricole. Le misure dedicate ad ‘ambiente e clima’ erogheranno il 47% delle risorse proprio perché vogliamo sostenere le imprese sempre più verso la sostenibilità ambientale e potenziare il biologico. Tante risorse inoltre destinate ad aumentarne competitività, efficienza e la capacità di trovare nuovi mercati. La Regione Emilia- Romagna deve continuare a spendere bene le proprie risorse, con il coraggio di sostenere progetti di sviluppo e di crescita”. 

“Nel prossimo biennio di transizione del Psr- chiude- coi 400 milioni di euro che avremo a disposizione, continueremo a dedicare grande attenzione agli investimenti per aiutare le aziende a diventare sempre più giovani, competitive e resilienti”.

 Tra le priorità l’impegno per accelerare il ricambio generazionale nei campi e per sostenere ricerca e innovazione, più risorse per l’indennizzo dei danni da fauna selvatica e per l’installazione di sistemi antibrina. Infine, sarà fatto un grande sforzo per la semplificazione normativa e lo snellimento della macchina burocratica, con l’obiettivo di rendere omogeni i bandi e gli investimenti sull’informatizzazione delle procedure. Il nuovo PSR di transizione è stato concertato e costruito in comune accordo con le associazioni agricole e agroalimentari del territorio. 

I risultati del Psr 2014-2020 dell’Emilia-Romagna

In quasi sette anni sono stati concessi e pagati aiuti per 1,15 miliardi di euro, pari al 98,6% della dotazione finanziaria complessiva di 1,17 miliardi di euro, con oltre 846,4 milioni di euro già erogati. I bandi pubblicati nel settennio sono stati 453, oltre 100.829 le domande presentate per l’accesso ai contributi, più di 24.000 i beneficiari, di cui 23.520 aziende agricole. 

Ecco, in estrema sintesi, i traguardi raggiunti grazie al Piano regionale di sviluppo rurale 2014-2020, la cui programmazione iniziale è ormai agli sgoccioli, ma che tuttavia si avvarrà di un prolungamento della scadenza di due anni fino al 2022, con la conseguente assegnazione di ulteriori risorse per dare continuità agli interventi a favore del mondo rurale. 

Gli assi strategici del Psr 2014-2020 dell’Emilia-Romagna sono tre: competitività e lavoro, che ha assorbito quasi il 43% delle risorse complessive a disposizione; sviluppo sostenibile, al quale è stata destinata una quota di fondi pressoché identica; politiche per il territorio, che hanno utilizzato quasi il 12% della dotazione di partenza. 

Tra gli aspetti più significativi che hanno caratterizzato l’ultimo periodo di programmazione delle politiche regionali in campo agricolo vanno senz’altro segnalati i cosiddetti progetti di filiera, con la messa a disposizione di circa 150 milioni di euro per l’attivazione di sinergie tra aziende agricole e di trasformazione. 

Questo approccio è stato poi accompagnato da una strategia di incentivi per lo sviluppo dell’innovazione, cui sono stati destinati circa 50 milioni di euro che ha consentito la nascita e il decollo di oltre 200 gruppi operativi per l’innovazione, partnership tra aziende agricole e di trasformazione, università e centri di ricerca.  

Va sottolineato inoltre l’impegno per lo sviluppo del biologico e delle produzioni integrate con basso impiego di prodotti chimici; tecniche che coprono ormai il 20% delle superfici coltivate in regione. In particolare, oltre 140 milioni di euro sono stati indirizzati al sostegno all’agricoltura biologica.  

Da segnalare anche gli interventi per favorire il ricambio generazione nei campi, che hanno visto la nascita di circa 1.500 nuove imprese guidate da giovani, con il 30% di imprenditorialità femminile. Gli incentivi per favorire l’insediamento dei giovani hanno sfiorato quota 130 milioni di euro.  

Nell’arco del settennato il Psr ha poi saputo adattarsi con rapidità a sfide emergenti come la costruzione di invasi per un uso razionale dell’acqua, gli interventi contro il dissesto idrogeologico e la lotta a nuovi parassiti come la cimice asiatica

Ultimo aspetto, ma non meno importante, la Regione Emilia-Romagna si è sempre distinta per l’alto livello di efficienza e  velocità nell’uso delle risorse pubbliche, come testimonia il fatto che il volume complessivo dei pagamenti del Psr all’inizio dello marzo scorso, in pieno lockdown, ha consentito di raggiungere con 10 mesi di anticipo il target per evitare il disimpegno dei fondi. /G.Ma 

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