Di Mario Boggini e Virgilio Milano, 1 luglio 2025 –
Stiamo vivendo un momento drammatico, rischiamo guerre su guerre, i mercati sono in fibrillazione! Se chiudono lo stretto di Hormuz sono dolori per tutti, gas e petrolio rincarerebbero velocemente. Vi riporto alcuni spezzoni in grassetto di un articolo tratto da Alessandria Today a firma Marco Palombi:
Nel 2024 dallo stretto di Hormuz sono transitati ogni giorno 21,2 milioni di barili di petrolio greggio e prodotti raffinati (pari al 21% della domanda globale) e 80,7 miliardi di metri cubi di Gas Naturale Liquido (circa il 27% dei flussi mondiali di GNL via nave). L’Europa, dopo la crisi ucraina, dipende per circa il 46% del GNL importato dagli Stati Uniti, la Cina importa dallo stretto circa 3,5 milioni di barili/giorno di greggio (45% dell’import marittimo cinese), mentre il 65–70% delle esportazioni totali del Golfo Persico passano per Hormuz (McKinsey, 2024; Consilium, 2024)”.
Conseguenze per Europa: Shock su industria: (tratto da Alessandria Today) Industria chimica, acciaio, cemento e fertilizzanti UE dipendenti da energia “pronta” e a basso costo. Il blocco totale implicherebbe fermate produttive a catena: stime McKinsey 2024: -0,9% PIL UE nel trimestre successivo a blocco prolungato.
Mentre per il nostro mondo: petrolio in salita, quindi su anche olii vegetali, rincarerebbe il mais per la produzione di etanolo, prenderebbero forza i prezzi del seme di soya e dei semi oleosi in genere, giù forse ancora le farine, ma con noli e costi assicurativi ben più alti per cui, forse, non ne avremmo benefico. Inoltre, dollaro più forte!
Dipendenza da USA: (tratto da Alessandria Today) Forniture USA potrebbero coprire max 60% del deficit immediato, ma a prezzi maggiorati e con condizionalità geopolitiche (es. supporto militare/politico alle strategie USA). Stoccaggi insufficienti per copertura superiore a 2–4 settimane senza forti razionamenti.
Conseguenze per gli Stati Uniti Vantaggio geopolitico: (tratto da Alessandria Today) Rafforzamento egemonia su Europa, che diventerebbe totalmente dipendente dagli USA per la sopravvivenza, monopolio stelle e strisce sulle forniture (prezzi e condizioni), aumento quote di export GNL (già passate da 22 a 78 mld m3/anno verso UE dal 2021 al 2024).
Rischio escalation militare: (tratto da Alessandria Today) Impegno a garantire sicurezza marittima Quinta Flotta Bahrain, oltre 40 navi e 10.000 militari USA direttamente impiegati in operazioni di pattugliamento nel Golfo).
In definitiva già da oggi mais e cereali più tenuti, prezzi per avanti faticosi da ricevere.
Anche il mercato delle matrici bioenergetiche è in fibrillazione per gli adempimenti legislativi inerenti il Decreto Sostenibilità tutto perché molti impianti non si sono messi in regola per tempo e così anche molti produttori/commercianti annaspano tra le “carte”; pertanto c’è il rischio che il settore si impantani su se stesso.
Indici Internazionali al 24 giugno 2025
L’indice dei noli b.d.y. è sceso a 1.689 punti, il petrolio wti è salito a circa 75$ al barile il cambio gira a 1,14706 alle ore 15.08

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Mario Boggini – esperto di mercati cerealicoli nazionali e internazionali – (per contatti +39 338 6067872) – Valori indicativi senza impegno, soggetti a variazioni improvvise. Questa informativa non costituisce servizio di consulenza finanziaria ed espone soltanto indicazioni-informazioni per aiutare le scelte del lettore, pertanto qualsiasi conseguenza sull’operatività basata su queste informative ricadono sul lettore.
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(Foto Antonio Nunno Puglia)

(*) Noli – L’indicatore dei “noli” BDY è un indice dell’andamento dei costi del trasporto marittimo e dei noli delle principali categorie di navi dry bulk cargo, cioè quelle che trasportano rinfuse secche. Il BDI può anche costituire un indicatore del livello di domanda e offerta delle rinfuse secche.
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Intervista Boggini sulla situazione delle materie prime e delle conseguenze della Guerra in Ucraina:: https://www.ruminantia.it/ucraina-disponibilita-e-prezzi-delle-materie-prime-le-considerazioni-di-mario-boggini/
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