Il 2086 e gli adeguati assetti – seconda immersione

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Alla luce alla luce delle pronunce di alcuni Tribunali che applicano concretamente tali norme, occorre chiarezza sulla scopo della norma e circa le soluzioni tecniche applicabili anche per disegnare nuovamente quelli che sono i doveri degli amministratori e dei sindaci.

Lo scopo della norma

Negli anni in cui entrava in vigore il codice civile (e con esso il Titolo V riguardante le Società) l’Italia attraversava una situazione economico-industriale di avvio a seguito delle problematiche inerenti le guerre appena terminate  e l’obiettivo fondamentale era l’avvio della produzione piuttosto che l’attenzione alla vendita poiché il problema era la mancanza di prodotti e non lo smaltimento di ciò che sino ad allora ancora non c’era. Nei decenni successivi l’attenzione si spostava sull’innovazione – di prodotto e di processo – avendo compreso che non sarebbe stata la sola leva del prezzo la chiave di volta per la competitività. Alla fine del primo secolo l’attenzione si è poi spostata orientata al mercato come sintesi ed equilibrio di diverse leve (prezzo, produzione, promozione e distribuzione). Oggi si attraversa la fase governata dall’apertura dei mercati globali e da una velocissima evoluzione delle tecnologie il cui effetto finale non è ancora valutabile ma che, in realtà, causa la crisi di molte aziende incapaci di aggiornare i propri schemi al fronte della digitalizzazione. 

La certezza assoluta è che la digitalizzazione ha reso immateriale molte attività, tra le quali lo stesso valore delle aziende che si è spostato progressivamente da fattori “materiali”, direttamente misurabili attraverso la  contabilità tradizionale (impianti,  materie, immobili, attrezzature, crediti, debiti, etc.) verso fattori “immateriali”,  quali fidelizzazione clienti, capacità manageriali, know how tecnologico, innovazione di prodotto, fidelizzazione della catena del valore, puntualità nel fornire i clienti, tempismo di approvvigionamento materie, etc, difficilmente misurabili attraverso la contabilità generale. 

Una spirale composta dall’evoluzione dei bisogni dei consumatori e quindi dalla creazione di nuovi mercati con la crescita costante del peso di valori immateriali hanno limitato la significatività della contabilità tradizionale, spingendo le aziende verso l’utilizzo di nuove tecniche aziendali. Alle analisi dei bilanci (che forniscono importantissimi valori dei dati consuntivi) si sono aggiunte le tecniche di marketing (capaci di analizzare i dati del mercato , dei consumatori ed indirizzare le scelte aziende) per passare verso tecniche di pianificazione strategica e poi ancora alla redazione di budget ed alla pianificazione pluriennale, in grado, se utilizzate correttamente, di far reagire prontamente le aziende ai diversi scenari  che sempre più velocemente cambiano le condizioni del mercato (oscillazione dei prezzi/costi,  ingresso di nuovi concorrenti, nascita e morte di mercati e/o nicchie di mercati, miglioramento delle tecnologie etc.).

Tale evoluzione ha relegato la contabilità generale da strumento di gestione di un’economia lenta ad un semplice strumento di verifica della correttezza delle strategie e delle politiche aziendali.  Le aziende che non si sono adeguate velocemente  hanno perso, e stanno perdendo, competitività nei confronti delle aziende più pronte e preparate ad innovarsi, ed in questo si evidenzia il cronico ritardo del settore industriale italiano caratterizzato da una forte riluttanza all’adozione di tecniche di gestione manageriale. 

In quest’ottica l’intervento del Legislatore, attraverso le norme emanate dal nuovo Codice della crisi, ha voluto dare un doveroso ed importante stimolo alla classe imprenditoriale italiana affinché modificasse il proprio modo di affrontare il mercato con metodologie più adeguate ai tempi.

E’ palese quindi che il  Legislatore è perfettamente in linea con le necessità delle aziende ed è un atto dovuto per lo stimolo ad una modernizzazione del nostro Paese, richiesta anche dalla Comunità Europea che però non ha considerato che (1) il cambiamento di “cultura aziendale” non è un obiettivo raggiungibile facilmente nel breve termine perché richiede costanza, affinamento nel tempo, formazione e cambi generazionali, (2) il tempismo della norma è coinciso con una fase dell’economia nella quale le aziende, sono piombate in una crisi globale causata dalla pandemia, (3) la complessità del sistema fiscale amministrativo italiano   assorbe tempo e risorse tali da distogliere l’attenzione da quelli che dovrebbero invece essere gli scopi fondamentali della funzione di amministrazione e controllo in un’azienda; ed in questo l’imprenditore è solitamente poco incline a farsi aiutare. 

Cosa significa l’adeguato assetto organizzativo lo vedremo con la prossima immersione prima delle ferie estive…..

La Bussola d’Impresa – Mario Vacca

Mi presento, sono nato a Capri nel 1973, la mia carriera è iniziata nell’impresa di famiglia, dove ho acquisito la cultura aziendale ed ho potuto specializzarmi nel management dell’impresa e contestualmente ho maturato esperienza in Ascom Confcommercio per 12 anni ricoprendo diverse attività sino al ruolo di vice presidente.

Queste capacità mi hanno portato a collaborare con diversi studi di consulenza in qualità di Manager al servizio delle aziende per pianificare crescite aziendali o per risolvere crisi aziendali e riorganizzare gli assetti societari efficientando il controllo di gestione e la finanza d’impresa.
Nel corso degli anni le esperienze aziendali unite alle attitudini personali mi hanno permesso di sviluppare la capacità di anticipare e nel contempo essere un buon risolutore dei problemi ordinari e straordinari dei miei clienti.

Mi piace lavorare in squadra, mi piace curare le pubbliche relazioni e, sono convinto che l’unione delle professionalità tra due singoli, non le somma ma, le moltiplica.
Il mio impegno è lavorare sodo ma, con etica, lealtà ed armonia.

Contatto Personale//www.gazzettadellemilia.it/mvacca@capri.it“>mvacca@capri.it

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