Non si tratta di sostenere l’allevamento o di migliorare la qualità del cibo; si tratta di ingegneria chimica e biologica applicata direttamente a esseri viventi che da millenni hanno coesistito con l’uomo senza bisogno di interventi invasivi. Quello che alcuni vogliono far passare come innovazione è, in realtà, un esperimento su larga scala, con rischi diretti per gli animali e, inevitabilmente, per chi consuma i loro prodotti, cioè noi.
Parliamo di una vera e propria manipolazione chimica e biologica degli animali la cui portata devastante di questi interventi è enorme. Il “vaccino” non è un trattamento sanitario tradizionale: agisce sulla flora intestinale delle mucche, modificandone i processi digestivi per ridurre la produzione di gas. È una forma di ingegneria comportamentale applicata al bestiame. In altre parole, gli animali diventano strumenti da modificare a piacimento umano, ridotti a cavie inconsapevoli di un esperimento globale. Questa non è più agricoltura: è la mentalità del laboratorio che invade la culla stessa della produzione alimentare.
Dietro questo progetto c’è una strategia narrativa ben precisa: far credere che tutto sia necessario per “salvare il pianeta” dalle emissioni. Bezos e Gates sfruttano la pressione costante sul cambiamento climatico per giustificare interventi che, senza tale pretesto, sarebbero impensabili e moralmente inaccettabili. La narrazione del mainstream insiste che senza queste modifiche l’emergenza sarebbe insostenibile, mentre in realtà si sta imponendo un esperimento chimico sugli animali e, indirettamente, sull’intera catena alimentare. La scusa climatica diventa così un velo che nasconde le reali intenzioni: controllo, profitto e sperimentazione senza limiti.
E come spesso accade, non tutto è trasparente perché il sig. Bezos investe, sia tramite il suo fondo filantropico, sia attraverso fondi a scopo di lucro; Gates opera tramite Breakthrough Energy Ventures, un’organizzazione che finanzia startup “innovative” per ridurre gas serra. Non si tratta di scienza disinteressata, ma di strategie di controllo sulla produzione alimentare globale. Il rischio è che animali vivi diventino semplici strumenti da modificare a piacimento umano, e che la sicurezza degli alimenti venga subordinata agli interessi economici di pochi miliardari.
Il latte e i derivati provenienti da queste mucche sottoposte a vaccini sperimentali rappresentano un’incognita enorme. Nessuno può garantire che il latte rimanga puro, innocuo e salutare. Gli animali reagiscono biologicamente a sostanze chimiche e vaccinazioni invasive: la presunzione che il prodotto finale sia sicuro è, dal punto di vista scientifico, improbabile. Bere latte proveniente da mucche modificate artificialmente potrebbe esporre a effetti a lungo termine ancora sconosciuti, e la popolazione non viene informata né tutelata.
Per millenni, il bestiame ha seguito processi naturali, fornendo alimenti sicuri e nutrienti. Ora la mentalità da laboratorio invade l’agricoltura, trasformando animali vivi in oggetti sperimentali. Ogni intervento chimico, ogni vaccino o additivo non richiesto altera sistemi complessi che si sono evoluti per milioni di anni. La naturalezza, che è la base della sicurezza alimentare e della salute pubblica, viene cancellata in nome di una narrativa tecnologica e climatica, apparentemente benevola, ma in realtà pericolosa.
I consumatori non sanno cosa bevono e cosa mangiano. Nessuno ha chiesto il loro consenso, nessuno ha spiegato i rischi reali. Bezos e Gates decidono cosa sia “necessario” per il futuro dell’alimentazione mondiale, imponendo esperimenti su larga scala senza informare chi, ogni giorno, consuma prodotti derivati dagli animali coinvolti. La mancanza di trasparenza è un atto grave: sta legittimando una sperimentazione globale sulla popolazione, sotto il velo di “innovazione” e urgenza climatica.
Il problema non è solo scientifico o tecnologico: è profondamente morale. Giocare con la biologia animale per interessi economici travestiti da emergenza climatica, è una violazione della dignità della vita e della salute pubblica. Gli esperimenti imposti sugli animali si riflettono inevitabilmente sugli esseri umani, che consumano prodotti potenzialmente alterati. La mancanza di controlli reali, di studi indipendenti e di trasparenza rende il rischio concreto e la situazione drammaticamente preoccupante.
Ci troviamo di fronte a un bivio storico: accettare passivamente che pochi miliardari decidano cosa mangiamo e come la natura deve adattarsi ai loro esperimenti, oppure pretendere trasparenza, responsabilità e rispetto per la vita animale e umana. Il latte che oggi arriva sulle nostre tavole potrebbe non essere più ciò che era, (basti pensare allo scandalo della lingua blu in Sardegna anni fa o all’imposizione di un “vaccino quest’estate per la dermatite bovina), e i rischi futuri sono reali e sconosciuti. Bezos e Gates stanno imponendo un esperimento globale senza consenso, usando la paura climatica come scusa per legittimare la manipolazione.
Se continuiamo a chiudere gli occhi, rischiamo di normalizzare la sperimentazione sugli esseri viventi come parte della nostra alimentazione quotidiana. Il futuro potrebbe vedere alimenti prodotti da animali forzati a reagire a sostanze chimiche, con conseguenze biologiche e sanitarie imprevedibili. La domanda urgente è semplice: siamo disposti a diventare tutti partecipanti inconsapevoli di un esperimento mondiale, sacrificando salute e naturalezza per il profitto e il controllo di pochi? La risposta a questa domanda determinerà la sicurezza, la moralità e la dignità dell’alimentazione umana nei decenni a venire.
Forse la lezione della pandemenza dell’era Covid è ancora lontana dall’essere imparata e in Danimarca, dove gli allevatori stanno sperimentando tutto questo, vedono le loro vacche morire.
Per una volta vale davvero il detto: “tromba di culo sanità di corpo. Aiutami culo o io son morto”.

Link utili:
https://www.food.gov.uk/research/outcome-of-assessment-of-3-nitrooxypropanol-3-nop-assessment
















































