… se al posto di Almasri ci fosse stato… 

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Di Lamberto Colla Parma, 9 febbraio 2025 – E’ indubbio che il caso Almasri stia agitando politica e magistratura. A dare il via all’iscrizione nel registro degli indagati di Giorgia Meloni, di due ministri (Piantedosi e Nordio) e un sottosegretario (Mantovano) è stata la denuncia dell’avvocato Luigi Li Gotti. Un altro avvocato, Luigi Mele, ha sporto invece denuncia contro lo stesso Li Gotti e il procuratore Francesco Lo Voi, per i reati di calunnia aggravata, attentato contro organi costituzionali e vilipendio delle istituzioni riferito a Li Gotti, mentre contro il procuratore Lo Voi per omissione di atti d’ufficio aggravata e oltraggio a un corpo politico. 

Infine, è di poche ore fa la notizia che i Servizi segreti hanno denunciato Il procuratore capo di Roma Lo Voi. L’esposto presentato dal Dis, il Dipartimento che coordina i servizi segreti, è motivato dalla  diffusione di notizie riservate. Un ulteriore tassello nello scontro sempre più acceso tra magistratura e politica. 

Si è discusso se la denuncia iniziale, quella per intenderci dell’avv Li Gotti, presa in carico dal Procuratore capo di Roma Lo Voi che ha trasmesso con solerzia al Tribunale dei Ministri, fosse un Atto Dovuto o un Atto Voluto.

Stando alla interpretazione più diffusa esso è un Atto Dovuto anche se, come ci ha confermato un avvocato del Foro di Roma, non sempre sono così tempestivi. “Io stesso – commenta l’avvocato – feci denuncia contro il primo ministro Conte e il Ministro Speranza, in modo altrettanto ben circostanziato quanto quella dell’avv. Gotti verso Meloni e altri, ma la mia denuncia non ebbe seguito, silenziata in un cassetto presumibilmente con un modulo 45”.

Insomma le maglie della fitta rete del diritto nostrano consente, vuoi per interpretazione, vuoi per mancanza di numero adeguato di magistrati, vuoi per volontà del Magistrato, affinché non tutte le ciambelle vengono col buco.

Questo è un problema certamente nazionale che si complica a livello internazionale con tante, troppe organizzazioni sovranazionali “autorizzate” a esercitare influenze obbligatorie sugli Stati sovrani.

L’ultimo caso in termini temporali riguarda appunto il mandato di arresto verso Osama Njeem Almasri, il generale Libico accusato di cruente torture, catturato a Torino e quasi immediatamente rispedito in Libia con un aereo di Stato autorizzato dai Servizi Segreti che è costato al sottosegretario Mantovano, in quanto delegato ai servizi, di essere ricompreso nella denuncia dell’avv. Li Gotti, in compagnia della Premier Meloni e del Minestro Piantedosi. Tralasciando al momento le motivazioni e l’analisi dell’aspetto strettamente giuridico, che potrete approfondire seguendo l’articolo dedicato al Seminario dello scorso 5 febbraio e riascoltando anche la registrazione TV di “Altrementi”, intendo soffermarmi invece esclusivamente sul CPI (Corte Penale Internazionale).

Una piccola stortura nasce dalla osservazione delle date, posto che il CPI su mandato ONU ha disposto l’indagine che si è ricompreso tra marzo 2015 e ottobre 2024. Aggiungiamo, nell’analisi temporale, che nei 12 giorni precedenti all’arrivo in Italia, Almasri viaggiò, con i due accompagnatori, per altri Paesi europei, Belgio, Regno Unito e Germania dove venne addirittura fermato, identificato e rilasciato. Ma, solo quando il generale libico arrivò in Italia l’arresto divenne obbligatorio. 

Una urgenza tanto tempestiva quanto sospetta.

L’ipotesi di una manovra ordita dai soliti nostri “splendidi alleati” per incastrare l’Italia in un contenzioso internazionale non è da escludere. 

Infatti, i Paesi aderenti al CPI (Corte Penale Internazionale, devono obbligatoriamente rispondere accettando i limiti che l’accordo impegna, perciò l’Italia doveva rispettare anche moralmente tali obblighi essendo stato una dei paesi costitutori dell’Organismo.

E su questa posizione si sono mosse le critiche delle opposizioni ma, solo poche settimane fa, quando la stessa Corte sentenziò il mandato di arresto per  crimini contro l’umanità e crimine di guerra,  contro il Primo Ministro israeliano Benjamin Netanyahu e l’ex Ministro della Difesa Yoav Gallant, in molti all’estero e in Italia fu lo stesso Ministro degli Esteri Antonio Tajani, si resero disponibili a ospitarlo senza arresto.“Sosteniamo la Cpi, ma valuteremo sull’arresto – aveva dichiarato il ministro Tajani”. “Vedremo quali sono i contenuti della decisione e le motivazioni che hanno spinto a questa decisione la corte” ha proseguito il titolare della Farnesina, e ha aggiunto: “Noi sosteniamo la Cpi ricordando sempre che la Corte deve svolgere un ruolo giuridico e non un ruolo politico”. 

Come già anticipato, la legge è uguale per tutti… ma l’applicazione è soggettiva.

… e intanto l’episodio ha contribuito ad appesantire il già difficile rapporto tra Governo e Magistratura.

( da sinistra: Li Gotti –  Netanyahu – Nordio )

(Vignette di Romolo Buldrini l’Aquila)

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