Di Mario Vacca Parma, 9 ottobre 2025 – La nostra terza tappa del viaggio in Campania, in compagnia di Rossana ed Attilio, ci conduce a Tufo, un borgo aggrappato alle colline dell’Irpinia, piccolo ma ricco di storia e paesaggi vitati: la sua identità è fortemente segnata dal suolo tufaceo e sulfureo che dà al territorio il caratteristico profilo minerale e permette la coltura del vitigno Greco, da cui prende il nome la celebre DOCG locale. Qui, tra colline vitate e case in pietra, si respira un’atmosfera sospesa tra storia e tradizioni contadine, il borgo conserva tracce medievali, chiese settecentesche ed una forte memoria contadina che si respira tra le viuzze ed i filari.
L’azienda che abbiamo visitato è Cantine di Marzo, definita storicamente tra le più antiche del territorio e spesso citata come luogo di origine della produzione organizzata del Greco di Tufo. La famiglia di Marzo vanta radici antiche nella zona e — dopo passaggi e modernizzazioni — oggi la conduzione è nelle mani di Ferrante di Somma (discendente da parte della nonna paterna Maria di Marzo Principessa del Colle) , che ha dato nuova linfa alla tenuta unendo la tradizione secolare a scelte tecniche attente all’internazionalizzazione.
Ad accoglierci con un’ospitalità raffinata e calorosa è proprio Ferrante, figura di grande cultura storica ed enologica, capace di trasformare una visita in un racconto vivido. Prima ancora di portarci tra i vini della sua Cantina, Ferrante ci narra la storia del borgo: la nascita di Tufo, i segni lasciati nei secoli dal suolo sulfureo e dal lavoro dell’uomo. Soprattutto, ci conduce in un viaggio affascinante sull’origine del nome “Greco”, legato a racconti antichi, aneddoti tramandati e studi approfonditi anche con l’aiuto di Antonella Monaco ricercatrice dell’università e grande esperta di commercio medievale del vino e di vitigni, che ha riportato alla luce la memoria storica di un vitigno arrivato da lontano e acclimatatosi perfettamente in Irpinia. Attilio e Ferrante mostrano una tale intesa che, nel raccontare la storia della regione, finiscono per completarsi a vicenda come se avessero studiato insieme.
Le Cantine di Marzo affondano le radici nel 1648, quando Scipione di Marzo, fuggito dalla peste da San Paolo Belsito, si rifugiò a Tufo portando con sé l’uva del vitigno “Greco di Nola”. Quel vitigno trovò nel sottosuolo minerale delle colline di Tufo l’habitat ideale, dando origine al Greco di Tufo. Già nel 1648 Scipione avviò la costruzione del Palazzo di famiglia e delle storiche cantine, incorporate nelle mura del borgo. Dal 1827, con la fondazione ufficiale dell’Azienda Agricola da parte di Vitantonio di Marzo, la produzione si strutturò come impresa. Oggi Cantine di Marzo è la cantina più antica della Campania ed una delle più antiche del Sud Italia ancora in attività, tuttora guidata dai discendenti della famiglia.
La storia non è fatta di sole vigne, “la prima data chiave è il 1866” racconta Ferrante “quando Francesco Di Marzo, percorrendo a cavallo queste terre, scorge alcuni pastori intenti a bruciare pietre. Dal fumo riconosce subito l’odore: è zolfo. Intuisce così che la sua terra è ricca di questo minerale e avvia un’attività mineraria destinata a durare per oltre cent’anni, le cui tracce sono ancora visibili poco distante dalla cantina, al Mulino Giardino. “Mulino” perché lì veniva macinato lo zolfo, “Giardino” perché davanti vi era un parco dove i minatori e le loro famiglie potevano riposare.
Accanto al luogo della lavorazione si trovano i vigneti, a ricordare il legame indissolubile fra la terra e il lavoro dell’uomo. Lì, un arco in pietra lavica del Vesuvio – a richiamare le origini vesuviane della famiglia – inquadra il busto di Francesco Di Marzo, lo scopritore. L’arco è affiancato da due ali simmetriche: una destinata ai tecnici e una alla famiglia, poste volutamente sullo stesso livello, a sottolineare il principio di uguaglianza fra chi investe e chi lavora.
E infine, una torre ottagonale, a testimonianza della passione di Francesco per l’astronomia e, insieme, della sua appartenenza alla massoneria. L’ottagono, infatti, nella simbologia massonica è emblema di perfezione e di infinito: un richiamo diretto alla visione culturale e spirituale che animava Di Marzo, capace di unire l’impresa alla conoscenza, la materia al pensiero”.
Ferrante ha vissuto e lavorato per molti anni tra Francia, Inghilterra e Russia. Proprio in Francia consegue un master in marketing e commercio del vino, presso l’Ecole Superieure de Commerce di Dijon, in Borgogna. E’ sua l’idea di puntare sulla zonazione del Greco e nel valorizzare le peculiarità del territorio di Tufo, presentando nel 2017 sul mercato tre Cru di Greco di Tufo: Vigna Serrone, Vigna Laure e Vigna Ortale, tutte vinificate ed imbottigliate separatamente.
Il nostro secondo viaggio ci porta nel cuore della cantina vera e propria, scavata interamente nel tufo e disposta su più piani, come un labirinto che custodisce segreti e memorie. Ferrante ci guida attraverso i cunicoli, con il passo di chi conosce ogni pietra e ogni angolo, e ci invita a guardare non solo con gli occhi ma con la curiosità di chi entra in una storia viva.
Qui, tra i corridoi freschi e silenziosi, prende forma un piccolo museo: vecchie attrezzature che raccontano di vendemmie lontane, bottiglie conservate di anno in anno come frammenti di tempo sospeso, fotografie e documenti che restituiscono voci e volti. Colpisce la delicatezza di un libro paga del 1927, testimone dell’impegno di un collaboratore, o la presenza di una pietra di zolfo, a ricordare il lavoro nei campi e i gesti quotidiani che accompagnavano la fatica.
Non mancano le tracce di un passato che dà dignità al presente: le donne, attente e precise, retribuite per misurare e pesare i sacchi, diventano simbolo di una memoria che non vuole svanire. In questo intreccio di oggetti e ricordi, la cantina si rivela non solo luogo di conservazione del vino, ma scrigno di storie, dove ogni cunicolo diventa pagina e ogni passo ci fa sentire parte di un racconto più grande.
Cantine di Marzo propone oggi una gamma che va dal Greco di Tufo classico ad etichette premium passando per le bollicine a base di Greco. L’azienda inizia a produrre spumante già nel 1926 quando il direttore di cantina Fiore Bottiglieri, eroe della prima guerra mondiale, già potestà di Tufo con una forte autonomia, portò la potatura a Guyot in zona e decise di spumantizzare il Greco elevandolo a vino da affiancare agli champagne francesi. Dopo aver cessato la produzione di spumante nel 1964, la famiglia la riprende nel 2000, rilanciando con due nuove etichette “Anni ‘20” Greco di Tufo DOCG Spumante Riserva, Metodo Classico Extra Brut e “1930” Spumante Metodo Classico di Greco di Tufo, Millesimato Brut Nature.
“Lo spumante ottenuto da uve Greco di Tufo rappresenta una rarità ed una sfida vinta: è un vino che sa unire intensità aromatica (fiori bianchi, frutta a polpa bianca, note di erbe aromatiche) ad una spiccata mineralità dovuta ai suoli vulcanici e tufacei” racconta Ferrante.
Per quanto concerne i numeri, 21 sono gli ettari di terra vitati per una produzione annua di circa 150 000 bottiglie di cui 3000 di spumante il tutto sono l’occhio vigile ed attento dell’enologo Vincenzo Mercurio.
Cantine di Marzo ed alcuni suoi vini hanno raccolto riconoscimenti in guide e concorsi, il Greco di Tufo nella sua versione classica ed in alcune riserve compare spesso nelle selezioni dei migliori Greco d’Italia. Nel 2023 Cantine di Marzo aderisce alla Fivi, Federazione Italiana Vignaioli Indipendenti, associazione che garantisce ai consumatori con i propri associati valori di artigianalità, territorialità e sostenibilità. L’azienda cura infatti completamente l’intero ciclo produttivo dei suoi vini dalla coltivazione delle uve, fino all’imbottigliamento ed alla commercializzazione finale.
Lasciamo Tufo con la sensazione di aver toccato un pezzo autentico di storia enologica italiana. Cantine di Marzo non è soltanto la culla del Greco di Tufo, ma un laboratorio vivo in cui tradizione e innovazione si intrecciano grazie alla visione di Ferrante di Somma. La mineralità dei terreni, il rigore in vigna e in cantina, l’audacia nello spumante da Greco — oggi riconosciuto tra i migliori d’Italia — raccontano una storia di resilienza e passione che continua a proiettare questo piccolo borgo irpino in una dimensione internazionale. Per il viaggiatore curioso, il calice di Greco non è solo un vino: è un racconto di pietra, zolfo e cultura che a Tufo diventa esperienza indimenticabile.








































La Bussola d’Impresa – Mario Vacca
“Mi presento, sono nato a Capri nel 1973, la mia carriera è iniziata nell’impresa di famiglia, dove ho acquisito la cultura aziendale ed ho potuto specializzarmi nel management dell’impresa e contestualmente ho maturato esperienza in Ascom Confcommercio per 12 anni ricoprendo diverse attività sino al ruolo di vice presidente.
Per migliorare la mia conoscenza e professionalità ho accettato di fare esperienza in un gruppo finanziario inglese e, provatane l’efficacia ne ho voluta fare una anche in Svizzera.
Le competenze acquisite mi hanno portato a collaborare con diversi studi di consulenza in qualità di Manager al servizio delle aziende per pianificare crescite aziendali o per risolvere crisi aziendali e riorganizzare gli assetti societari efficientando il controllo di gestione e la finanza d’impresa.
Un iter professionale che mi ha consentito di sviluppare negli anni competenze in vari ambiti, dalla sfera Finanziaria, Amministrativa e Gestionale, alle dinamiche fiscali, passando attraverso esperienze di “start-up”, M&A e Turnaround, con un occhio vigile e sempre attento alla prevenzione del rischio d’impresa.
Un percorso arricchito da anni di esperienza nella gestione di Risorse Umane e Finanziarie, nella Contrattualistica, nella gestione dei rapporti diretti con Clienti e Fornitori, nella gestione delle dinamiche di Gruppo con soci e loro consulenti.
Nel corso degli anni le esperienze aziendali unite alle attitudini personali mi hanno permesso di sviluppare la capacità di anticipare e nel contempo essere un buon risolutore dei problemi ordinari e straordinari delle attività.
Il mio agire è sempre stato caratterizzato da entusiasmo e passione in tutto quello che ho fatto e continuo a fare sia in ambito professionale che extra-professionale, sempre alla ricerca dell’innovazione e della differenziazione come caratteristica vincente.
La passione per la cultura mi ha portato ad iscrivermi all’Ordine dei Giornalisti ed a scrivere articoli di economia pubblicati nella rubrica “La Bussola d’Impresa” edita dalla Gazzetta dell’Emilia ed a collaborare saltuariamente con altre testate.
La stessa passione mi porta a pianificare ed organizzare eventi non profit volti al raggiungimento di obiettivi filantropici legati alla carità ed alla fratellanza anche attraverso club ed associazioni locali.
Mi piace lavorare in squadra, mi piace curare le pubbliche relazioni e, sono convinto che l’unione delle professionalità tra due singoli, non le somma ma, le moltiplica.
Il mio impegno è lavorare sodo con etica, lealtà ed armonia.”
Contatto Personale: mvacca@capri.it
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