Ed eccoci ritornati alla casella “Via” del Monopoli con la storia che, purtroppo, sembra ripetersi. Come nel copione già visto durante la pandemenza Covid, anche oggi in Sardegna assistiamo alla comparsa di una malattia, la dermatite nodulare bovina, seguita dalla vaccinazione forzata e, dulcis in fundo, dagli abbattimenti di massa. Il tutto condito da un’apparente, inquietante somiglianza con un’emergenza più politica che sanitaria.
Gli allevatori sardi si trovano in trincea senza scudi: disorientati, spaventati e traditi da chi dovrebbe tutelarli. La giunta regionale targata PD-M5S, guidata dalla presidente Todde, ha varato un piano di abbattimento forzato che suona come una condanna definitiva per centinaia di capi bovini, anche per quelli sani. Non si tratta solo di un dramma economico, ma di una mutilazione irreversibile del patrimonio genetico della razza bovina sarda, frutto di decenni di selezione, cultura e lavoro.
Il Consiglio di Stato, grazie all’azione legale dell’avvocato Raffaele Soddu, ha messo nero su bianco che: “l’abbattimento di bovini sani contrasta con il principio di precauzione e proporzionalità di matrice comunitaria” e con l’articolo 9 della Costituzione, che riconosce agli animali un diritto diretto alla tutela. Eppure, la macchina degli abbattimenti prosegue, implacabile, sotto il vessillo della “salvaguardia sanitaria”.
C’è una domanda che non smette di mordere: perché abbattere capi sani? Perché ignorare l’evidenza scientifica secondo cui un animale che supera un’infezione sviluppa un’immunità naturale, spesso più solida e duratura di quella offerta da un vaccino, il quale necessita di richiami periodici?
Ancora più sconcertante, come denuncia Soddu, è il mistero dei documenti citati nelle premesse del piano regionale: introvabili sul sito della Regione Sardegna, ma reperibili su quello della Regione Veneto. Un dettaglio che alimenta il sospetto di opacità e di una gestione tutt’altro che cristallina.
Quella che si sta consumando sembra più una “santa inquisizione animale” che un intervento sanitario. Politici divenuti vaccinologi, trasformandosi in sommi sacerdoti della “sacra puntura”, impongono decreti scritti in un linguaggio volutamente oscuro, sottraendo libertà di scelta non solo ai medici, ma ora anche ai veterinari.
Il rischio? Non solo l’ecatombe di capi sani, ma l’estinzione lenta e silenziosa di una parte insostituibile dell’identità sarda. E quando un patrimonio genetico si perde, non c’è decreto, vaccino o abbattimento che possa restituirlo.
Link utili:
l’intervista di Francesco Capo all’avvocato Raffaele Soddu: https://www.youtube.com/watch?v=5DFGmilZPmw