Di Lamberto Colla Emilia, 26 giugno 2022 – Il grido di battaglia “VAFFA”, che ha lanciato il movimento grillino a prima forza politica del Paese, è stato rispedito al mittente proprio dal suo più alto e storico esponente.
Il Ministro degli Esteri, Luigi Maio, dopo l’estemporanea conferenza stampa da marciapiede, tenuta all’indomani delle elezioni, nella quale si è tolto una intera “cava” di sassolini, ha deciso che la sua carriera politica, tanto apprezzata dagli italiani, non poteva decadere dopo solo du mandati.
Troppo importante il suo contributo, soprattutto dopo avere ricevuto il plauso dello stesso gran maestro e capo supremo del Governo Mario Draghi che solo poche settimane fa ne elogiava l’operato.
E infatti il primo gallo a cantare è stato proprio Mario Draghi il quale considera “intoccabile” il ruolo di Di Maio agli esteri. Per il premier, secondo “Il Foglio” “quanto sta accadendo all’interno del M5s rientra nella vasta categoria dei “fenomeni politici” ma non può avere ricadute sul ministero degli Esteri. La casella della Farnesina viene catalogata come “intoccabile””.
Seppure l’espressione facciale di Mario Draghi sia costantemente seriosa, non è difficile immaginare la sua soddisfazione per essersi tirato via dagli “zebedei” 62 parlamentari ex grillini che rischiavano di compromettere la celerità delle operazioni draghiane.
E così infatti, alle riunioni dei capi di Stato per decidere sull’ingresso di Ucraina, Moldova e Georgia all’interno della UE, si è potuto presentare con un bel 95% di consensi parlamentari.
Già perché più passa il tempo e più i consensi parlamentari sono antitetici ai consensi popolari, almeno stando ai sondaggi e agli ascolti nei luoghi di aggregazione sociale.
Insomma, molto diverso sembrerebbe il racconto TV dalla realtà vissuta e ascoltata.
Ma forse è solo sensazione!
Fatto sta che quello che si vorrebbe far passare è il sacrificio di Luigi Di Maio a favore del Governo e della politica di Mario Draghi radicalizzata su un atlantismo a oltranza senza discussione ma con fede solida, piuttosto che una opportunità tutta personale di proseguire una fulgida carriera politica tentando di cerare una nuova forza politica raccogliendo i frammenti di Sala, Federico Pizzarotti (primo grillino a essere eletto sindaco e primo a tradire), magari di un Calenda in serie positiva, un Tabacci disposto persino a “affittare” il logo al nuovo gruppo parlamentare, e altri che si dovessero scoprire sostenitori di un nuovo e immacolato centrismo.
Avanti tutta al centro!
E d’altronde, dalla estrema destra con il bacio a Salvini e poi all’estrema sinistra con l’apparentamento solidale con Letta & C., Di Maio non poteva che scegliere il CENTRO per dimostrarsi NUOVO, o meglio un usato sicuro, visto che il draghetto non lo molla.
Un tempo esisteva il detto di “Utile Idiota” per stigmatizzare coloro che, all’interno dei paesi occidentali, simpatizzavano per il sistema politico sovietico.
Oggi il detto potrebbe essere ribaltato e affibbiato agli amici del potere, qualunque esso sia.
“Davanti alle atrocità di Putin non potevamo mostrare incertezze; ha detto Luigi Di Maio attaccando le polemiche strumentali sulla risoluzione “che hanno rischiato di indebolire” l’Italia. “Basta ambiguità” sulla guerra, ribadisce il Ministro degli Esteri che difende il sostegno alla resistenza ucraina. Erano le 21.15 di martedì 21 giugno quando i giornalisti sono stati chiamati ’Hotel Bernini Bristol di Roma per apprendere della scissione di un pezzo importante del Movimento di Beppe Grillo a conduzione Giuseppe Conte.
“La prima forza politica del Parlamento ha messo in discussione il capo del governo e il ministro degli Esteri”, prosegue Di Maio, colpevole di tentare di colmare la “crisi dei consensi senza peraltro riuscirci”. Gli uomini di Conte li definisce “irresponsabili” e ne lamenta “attacchi personali” come se, spiega, “Sostenere i valori atlantisti non può essere una colpa” anzi “I cittadini ci chiedono di anteporre la responsabilità” ai personalismi, incalza Di Maio. “Molti sono stati messi davanti a un bivio, noi non abbiamo avuto dubbi”.
Quindi, in una totale e ampia responsabilità civica sia tratto il dado.
“E’ una scelta sofferta. Io e tanti colleghi lasciamo il Movimento che da domani non sarà la prima forza politica in Parlamento”.
Che la rottura sia stata preparata da tempo lo dimostra il fatto che Di Maio arriva persino a
arriva al punto illustrare il progetto di aggregazione dei talenti del Paese, “perché uno non vale l’altro”, scandisce l’ex esponente grillino ribaltando il totem stesso del movimento. Parola d’ordine “verità, su cosa si può fare in questo Paese. Non è una forza politica personale, non mostreremo un simbolo. Ci mettiamo in cammino” nelle zone più periferiche, annuncia. “I primi interlocutori saranno i sindaci“.
Bene, ora Draghi ha il campo pulito per completare le sue operazioni e poi di abbandonare il campo prima dell’autunno, ovvero prima dello scoppio di un rigurgito pandemico, covid o vaiolo delle scimmie o altro che vorranno testare, e prendere le redini di una NATO che aggregherà forze sempre più determinanti come Svezia e Lituania, magari Moldova e Ucraina, mentre dall’altra parte del mondo, il 40% della popolazione mondiale raggruppata sotto l’insegna “BRICS”, la Russia di Putin, con Cina e India hanno deciso di creare un sistema monetario antagonista al dollaro, un sistema di scambio alternativo alla SWIFT, India e Cina incrementeranno le importazioni di gas e petrolio Russia in cambio di esportazioni sulla terra dell Zar di auto cinesi e altri prodotti cari alle due potenze asiatiche sempre più solidali a Putin in antagonismo a Biden & C.
Mentre si apre il 14esimo summit BRICS, il predecessore di Putin lancia l’ennesima frecciata all’occidente: «Senza offesa, ma è evidente a tutti che Mario Draghi non è Silvio Berlusconi e Olaf Scholz non è Angela Merkel». Una nuova bordata proprio in coincidenza nel con la decisione dell’Europa in merito all’ingresso nell’Unione di Ucraina e Moldova.
Intanto, nell’altro summit, si mettono le basi per un mondo multipolare. Ora più che mai è richiesta la leadership dei Paesi Brics (Brasile, Russia, India, Cina, Sudafrica) nella formazione di un mondo multipolare basato sul diritto internazionale. Lo ha dichiarato il presidente russo, Vladimir Putin, al 14mo summit dei Brics, presieduto dalla Cina ed in formato online, il cui tema è “Rafforzare la partnership Brics di alta qualità mentre entriamo in una nuova era di sviluppo globale”. “Solo sulla base di una cooperazione onesta e reciprocamente vantaggiosa possiamo cercare vie d’uscita dalla situazione di crisi che si è sviluppata nell’economia mondiale a causa delle azioni mal concepite ed egoistiche dei singoli Stati, che, utilizzando meccanismi finanziari, di fatto, diffondono i propri errori di politica macroeconomica al mondo intero”.
Come andrà a finire per noi europei alla mercé di un anziano e ben poco lucido presidente statunitense?
In attesa che si riorganizzino le “sardine” stiamo a guardare con un po’ di senso critico non da sane scimmie senza vaiolo o pecore senza lana.
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