Di Lamberto Colla Parma, 11 dicembre 2022 – Manco è passato un mese e mezzo dall’insediamento del governo Meloni che da ogni parte della penisola, dalle opposizioni, dai sindacati confederati e dai collettivi universitari ritorna a mostrarsi il volto più vero dei DEM (la desinenza la mettete liberamente).
A lanciare la campagna d’opposizione erano state le parole del vincitore tra i perdenti Enrico Letta, all’indomani delle elezioni che avevano visto il trionfo del centro destra. “Faremo opposizione fin da subito – dichiarava il segretario DEM il 6 ottobre al direttivo PD – . Sarà un’opposizione costruttiva, non conoscitiva, intransigente. E se il governo di destra dovesse cadere dovremo chiedere subito elezioni anticipate, senza esecutivi di salvezza pubblica. Vorrei che il Pd tornasse all’esperienza di partito pugnace che fece cadere il governo Berlusconi e che portò il rapporto debito/Pil al 100%. Alla luce della situazione generale la luna di miele di questo governo potrebbe essere breve, dobbiamo tenerci pronti”
«Quando Governo cadrà chiederemo elezioni anticipate», certamente un sostegno alla collaborazione.
Un invito e una posizione nettamente opposta a quella che veniva invocata solo pochi giorni prima, quando dalla guida della maggioranza, chiedeva appoggi “responsabili” da parte di tutto l’arco costituzionale per “portare l’Italia fuori” dalle crisi, della pandemia e dalla crisi economica dovuta dalla speculazione e dal sostegno all’Ucraina in guerra.
Certo che è comoda, chiamare alla “responsabilità” quando si è al governo per poi lavarsi le mani del proprio Paese quando al governo sono andati gli avversari.
Il governo Meloni non era ancora stato incaricato che da ogni angolo della politica si alzavano voci di contrasto e nel breve lasso di tempo dalle parole si passava ai fatti.
Così iniziarono a fiorire episodi di protesta e gli slogan tanto anacronistici quanto violenti e pericolosi iniziarono a capeggiare sui muri, sulle sedi FDI e sugli striscioni delle manifestazioni di protesta, respinte con con “brevi cariche di alleggerimento della polizia” come nel caso del tentativo di impedire il convegno all’Università de “La Sapienza” il 25 ottobre, quando “alle 11 circa gli studenti hanno tentato di entrare nella facoltà” (Fonte AGI).
Erano state brevi cariche di alleggerimento quelle opposte ai portuali di Trieste che protestavano per il diritto al lavoro? Idranti e cariche con lacrimogeni, che non si vedevano dal tempo degli anni ’70, lanciate contro persone inermi che protestavano con il classico “sit-in”, tanto in voga negli anni ’60 tra i “figli dei fiori”.
L’opposizione ha anche tentato di pubblicizzarsi con l’accoglienza; dagli scafisti ai Rave Party, equiparati questi ultimi come nel caso dell’episodi modenese, ai raduni degli alpini (Ferrero dixit).
Insomma ogni occasione, dalla più futile alla più importante, l’opposizione è contro a prescindere.
Un “Corpo speciale di assaltatori guastatori” attenti a minare il campo agli avversari e a tendere trappole.
Ricordiamo tutti quando il Letta, in difficoltà con la coalizione, andò a colloquio col Cancelliere tedesco Olaf Scholz a chiedere sostegno pre elettorale al SPD mentre un mese dopo, il 16 ottobre a sconfitta registrata, lo stesso Letta, sempre da Berlino, aveva attaccato la premier in pectore accusandola di una “Logica perversa e incendiaria sulla scelta dei presidenti delle Camere”.
Non passa giorno che qualcuno si risparmi di lanciare iniziative di protesta.
Evasione di Cittadinanza e contante
Giuseppe Conte, sempre più rabbioso, con l’elmetto in testa e lancia in resta, cerca consenso nella sinistra per svuotare i DEM e al contempo diventare l’oracolo di una nuova sinistra, quella dei sussidi e anti capitalista.
“Il Governo cancella il reddito di cittadinanza e introduce l’evasione di cittadinanza” è l’ultimo claim contiano in riferimento alla proposta di aumentare il limite del contante a 5.000€ e alla libertà di non pagare con il POS sino a 60€.
“Viene cancellato il reddito di cittadinanza e viene introdotta l’evasione di cittadinanza: vengono premiati i cittadini che girano con cinquemila euro di contante. Questo è fortemente recessivo per il Paese, perché abbiamo un’economia sommersa che viene favorita, evasori e corrotti che vengono favoriti, chi lavora con il riciclaggio di denaro. Noi dobbiamo invece recuperare quegli oltre 120 miliardi che sono l’economia sommersa che sottrae ricchezza al Paese”, così dichiarava Giuseppe Conte pochissimi giorni fa. Ma ne aveva da mandare a dire anche al suo successore, quel Mario Draghi che gli era stato tanto preferito. “È un governo forte con i poveri e con il ceto medio – così commentava “Giuseppi” a seguito dell’incontro con il leader di CGIL Maurizio Landini -. Ieri Crosetto ha dovuto ammettere che questa manovra penalizza anche il ceto medio, che viene ulteriormente impoverito, mentre in Europa si inchina ai poteri forti – continua – Siamo passati da Draghi che non è riuscito a scrivere una norma decente sugli extraprofitti, da cui voleva ricavare 10 miliardi che non sono mai arrivati, a un governo che rinomina quella norma come contributo straordinario di solidarietà e vuole ricavarne solo 2 miliardi e mezzo.”
Tanta acredine pe nulla! Con ancora le ultime parole in gola che la Commissione UE decide che il limite del contante è di 10.000 euro, il doppio di quello opzionato dal centro destra.
Al via gli Scioperi e le manifestazioni di protesta
E così, a seguito di una manovra finanziaria più legata al precedente Governo dei Migliori che non al nuovo di Meloni & C., tanto che c’è da scommettere che se fosse stata applicata da Draghi sarebbe stata “la manovra della salvezza”, la sola manina della Giorgia Nazionale invece ha fatto sì che si tramutasse, nel racconto popolare, in uno scritto demoniaco.
Conte, nuovo alleato di Landini, sarà in corteo il 12 il 16 dicembre con CGIL e UIL sgambettando la manifestazione del PD organizzata invece per il 17 dicembre.
Un clima politico caldo che infiamma gli animi dei più facinorosi e in attesa del ritorno delle “sardine”, ecco che i centri sociali e i collettivi studenteschi hanno ripreso vigore e Bologna tenta di tornare all’evidenza della cronaca, come lo era a cavallo tra gli anni ’70 e ’80, grazie al CUA(Collettivo Universitario Autonomo) che tra assemblee settimanali e occupazioni di facoltà è riuscito a pubblicizzarsi affrontando i poliziotti che invece, in questo caso, qualche randellata sembrerebbe l’avessero regalata, almeno stando ai comunicato del “collettivo”, che manco a dirlo assegna ogni responsabilità di quanto accaduto alla Meloni, manganellate comprese.
“LE STRADE SICURE LE FA LA LOTTA, LE FANNO LE ISTANZE
A poche ore da quella che è stata una ignobile gestione dell’ordine pubblico da parte della questura bolognese, crediamo che questo gravissimo evento vada inscritto in un clima politico più generalizzato. Un autunno duro è quello che ha visto protagonista l’insediamento del Governo Meloni: mesi di corsa alle armi, mesi di progressiva erosione dei diritti sociali, mesi di attacchi al reddito di cittadinanza e a qualsiasi forma di welfare, mesi in cui è stata proposta l’umiliazione come metodo educativo, mesi in cui è stata chiamato carico residuale chi è morto in mare a pochi passi dalle nostre coste.
In un clima di attacco alle nostre vita, ieri sera in tanti siamo scesi in piazza per gridare un no deciso a guerra, miseria, soprusi e per rivendicare il nostro diritto universale ad una vita bella. Un corteo multiforme, artistico, ha preteso di girare libero per le strade della sua città, facendo sentire alta la propria voce.
A quanto pare un comportamento giudicato intollerabile dalla questura locale che, presentatasi con un plotone di agenti in borghese ed alcuni blindati, ha provato più volte a chiudere la strada, senza alcun raziocinio, a chi stava protestando. Il culmine di questo scempio è iniziato in via San Vitale quando decine di agenti hanno iniziato a lanciarsi fisicamente contro il corteo, provando a placcare randomicamente manifestanti nella folla e a sequestrare l’amplificazione. Da quell’istante in poi l’insensatezza non è più finita, in vari incroci la manifestazione è stata fisicamente aggredita dalle forze di polizia tramite spinte, pugni, calci, strattonamenti, placcaggi, il tutto condito da sputi, insulti e minacce, dando l’idea di aver di fronte una foga testosteronica da rissa da bar, totalmente disinteressata al corteo stesso ma infoiata dalla violenza.
La generosità di tutti ha comunque permesso che nessunə rimanesse indietro, che nessunə fosse fermatə, e soprattutto che il corteo riuscisse a superare le varie muraglie di brutalità arrivando in via Mascarella per salutare la lapide di Francesco Lorusso, desiderio espresso ore prima tramite slogan e cori dal megafono.
Mentre il resto della folla compatta è andata a occupare via Zamboni 36 per discutere in assemblea quanto accaduto, sedici manifestanti e un giornalista freelance sono stati portati in ospedale a causa di danni subiti durante strattonamenti della polizia.
Ad ora parliamo di danni come lesioni, contusioni con evidenti ecchimosi, lombalgie post traumatiche (in molti casi acute e con disturbi alla respirazione), contratture muscolari al collo (per cui in molti casi sta risultando necessario l’utilizzo prolungato di un collare ortopedico), cervicalgie (in molti casi acute con riduzione della possibilità di movimento), sospetti di lussazione alle spalle e ginocchia (da verificare l’intensità nelle prossime ore tramite approfondimenti specifici con radio ed ecografie). Decine e decine di giorni di prognosi (da quantificare precisamente dopo gli ultimi accertamenti necessari), decine e decine di manifestanti aggrediti, senza nessun tipo di motivazione plausibile.
Ecco il volto scellerato delle questure targate Meloni, ecco il volto di un governo pronto ad umiliare, affamare e aggredire fisicamente. Me se credono di trovarci succubi, si sbagliano di grosso!
Ieri sera compattamente abbiamo resistitoconquistando ogni pezzo di città ci andasse di attraversare, senza accettare limiti e intimidazioni. Questa sarà fin da subito la nostra risposta quotidiana: lotta, istanza sociale, sciopero, solidarietà, determinazione, cortei, presidi, autoriduzioni.
Non un passo indietro!
Per una vita bella!”
“Nostalgia di Guerriglia Urbana”
Come si può ben osservare la terminologia è tipica della “guerriglia” di qui facinorosi che vorrebbero un posto tra gli eroi della resistenza magari a fianco del “CHE”, Guevara si intende.
Violenza nelle parole dei politici che si esaltano nelle gesta dei più o meno giovani attivisti i quali trovano spazio espressivo sui muri e negli striscioni, oltre che sui social, per minacciare di morte, a testa capovolta o meno, dal presidente del Senato La Russa, piuttosto che la Stessa Giorgia Meloni e la figlia.
Inqualificabili gli atteggiamenti di coloro che, non potendoli più definire come statisti bensì sfascisti (cioè che sfasciano, distruggono), aizzano i più sensibili sdoganando la violenza che da verbale si tramuta in barbarica. Censurabili i primi e punibili i secondi che, con il loro comportamento, spingono a emulare la violenza in ogni occasione e ormai i centri cittadini ne sono l’esempio. Tra spacciatori armati di machete e baby gang sfacciate, forti di essere in branco, la sicurezza dei cittadini viene compromessa ogni giorno di più.
Guai a quando i miti e gli onesti si ribelleranno e passeranno anch’essi alle vie di fatto, rispondendo con violenza alla violenza.
LINK UTILI
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