Di Lambert “Daemon” Glue – Ducatus Parmae 24 Settembre 2032 – Pandemia e guerra in Ucraina sono i fattori esogeni e internazionali che stanno mettendo alla prova la solidità economica e sociale degli Stati Occidentali, UE in primis.
Da luglio 2022 la Bce ha alzato 10 volte i tassi d’interesse sul denaro che presta alle banche private dei Paesi membri dell’area euro, che a loro volta erogano prestiti e mutui ai cittadini e alle imprese. In un anno i tassi sono passati dallo 0,25 per cento al 4,75 per cento. Come prevedibile, le Banche hanno dimenticato di adeguare anche gli interessi attivi a favore dei consumatori, quindi dei depositi.
Ecco perciò che la richiesta della Meloni di tassare gli extra profitti ha una logica, economica e pure etica, poiché tali maggiori utili non sono stati determinati da operazioni commerciali o attività specifica dell’impresa o del mercato, bensì da un organismo che ne ha imposto i valori di guadagno.
Tornando ai prezzi e all’inflazione, quest’ultima è prevalentemente drogata dai prezzi energetici e non dall’incremento dei consumi, ovvero un effetto di una economia che accelera, ma dall’incremento dei prezzi di fattori che sono un costo intoccabile dalle imprese e dai consumatori come appunto i carburanti, il gas, l’elettricità, ovvero tutto quanto serve per generare la forza motrice. Per gli spostamenti, privati e pubblici, per il riscaldare o per raffreddare le abitazioni e gli uffici, per le attività produttive, gli altiforni o più semplicemente i forni delle pizzerie, i costi sono lievitati e conseguentemente i prezzi al consumo sono stati adeguati.
Oggi quindi, consumatori e imprese sono tra l’incudine e il martello, obbligati a “bersi” i maggiori costi dei fattori di produzione e a mortificare alcune necessità di beni o le propensioni di investimento da parte delle imprese. E i segnali negativi sono già evidente come segnalato anche da Eurostat.
L’economia della zona euro ha ristagnato negli ultimi tre trimestri, appesantita da una recessione industriale e da alti costi per alimenti ed energia, con i servizi e l’occupazione che hanno fornito i pochi punti positivi.
Nel secondo trimestre 2023, la crescita economica tedesca si è arrestata completamente (0,0%), il PIL della Francia è cresciuto dello 0,5%, quello della Spagna dello 0,4%, il PIL italiano è calato dello 0,3%. Ma un dato positivo c’è per l’Italia: il calo dell’inflazione al 6%.
In Francia è molto debole la domanda di beni nella seconda economia dell’Eurozona, e l’economia in segno positivo è determinata da una importante commessa navale che ne maschera il reale andamento.
La più grande economia europea, la Germania, ha faticato anche nel secondo trimestre del 2023, registrando una crescita pari a zero, dopo due trimestri consecutivi di calo della produzione, in un periodo in cui era alle prese con gli alti costi energetici legati alla guerra in Ucraina.
L’Olanda è invece già entrata in recessione, l’inflazione nel Regno Unito ha rallentato meno del previsto.
Nella conferenza stampa tenuta a Francoforte la Lagarde si è esposta sul dilemma che sta portando le banche centrali a punire le famiglie e i lavoratori preventivamente: per evitare domani di pagare le conseguenze di una recessione è meglio farlo oggi aumentando il costo del denaro e neutralizzando gli aumenti non uniformi dei salari. «Non vogliamo una recessione – ha detto Lagarde – ma adempiere al nostro mandato che è la stabilità dei prezzi». Lagarde ha inoltre evidenziato che la «lotta» contro l’inflazione sta facendo «progressi», ma l’inflazione continua ad essere «troppo alta e troppo a lungo», quindi l’obiettivo è «abbassare l’inflazione per quelli che ne sono più colpiti».
Il problema in realtà sta proprio nel fatto che l’inflazione colpisce proprio loro, le stesse persone penalizzate dall’aumento dei mutui o dal calo del potere di acquisto dei salari.
E’ cane che si morde la coda!
Che la Lagarde stia grossolanamente sbagliando non è solo opinione di un “agricolo” quale sono, ma lo scorso 7 agosto Bloomberg ha reso nota una ricerca di due suoi economisti (Jamie Rush e Maeva Cousin) che prospettano una dolorosa resa dei conti per l’Eurozona nei prossimi 12 mesi. Addirittura si imputa alla Bce di aver gettato le basi per assestare all’economia dei 20 Stati membri un colpo micidiale, peggiore di quello registrato con il rialzo dei tassi che precedette la crisi del 2009 e simile a quello della crisi dei debiti sovrani nel 2012.
“Il ciclo di rialzo dei tassi e di assorbimento della liquidità – scrive Bloomberg – (via rimborso dei prestiti erogati dalla Bce alle banche) combinato con le politiche di bilancio restrittive connesse con il ritorno del Patto di Stabilità (riformato o no) potrebbero progressivamente erodere fino a 5,1 punti percentuali al PIL del quarto trimestre 2024. Per la precisione si tratta di 3,8 punti attribuibili all’effetto del rialzo dei tassi ed altri 1,4 punti a causa dell’eliminazione degli aiuti per mitigare l’impatto della crisi energetica.
Quello che per gli USA si prevede possa essere un “atterraggio morbido”, da questa parte dell’oceano rischia di essere un impatto frontale che comincerà a provocare danni significativi già dal terzo trimestre di quest’anno (con 2,5 punti di crescita che mancheranno all’appello) fino a raggiungere l’apice dei 5,1 punti tra 12 mesi. In linea con i 18 mesi che è la stima prevalente del ritardo con cui un rialzo dei tassi fa sentire l’impatto restrittivo sull’economia. Si prefigura una tempesta perfetta anche a causa del contemporaneo orientamento restrittivo della politica di bilancio degli Stati membri. Infatti, a prescindere dall’assetto definitivo che potrebbe assumere il Patto di Stabilità al termine dei negoziati per la sua riforma, appare certo un percorso di risanamento dei conti pubblici, con i conseguenti effetti negativi sulla crescita.”
Stiamo correndo a fari spenti nella notte.
Non è affatto insensibile a questi rischi anche il futuro governatore di Bankitalia ed attuale membro del comitato esecutivo della Bce, Fabio Panetta. Giovedì 3 agosto, in un documentato e puntuale discorso alla Bocconi, ha indicato una nuova strada, discostandosi dalla visione a senso unico della Lagarde. Trascurato dai grandi giornali e ritenuto meritevole di poche righe nelle pagine dell’economia, riteniamo che invece sia un interessante punto di vista da introdurre nella politica monetaria della BCE.
Partendo dalla premessa che i rialzi finora attuati erano necessari – sottolinea il prossimo governatore della Banca d’Italia – per ancorare le aspettative d’inflazione ed uscire da una politica monetaria troppo accomodante, secondo Panetta ora siamo in territorio restrittivo ed ulteriori rialzi “rischiano di provocare danni ingiustificati all’economia”.
Oggi è preferibile, anziché puntare verso livelli ancora superiori dei tassi, insistere restando a lungo sugli attuali livelli.
Persistere, persistere è quindi l’imperativo di Panetta. Un invito, neanche tanto subliminale alla riflessione, rivolto alla sua Presidente che invece, a quanto pare, sembra più intenzionata a seguire la strada della FED americana.
Aspettiamoci una recessione diffusa in tutta Europa con conseguente calo delle economie dei Paesi occidentali e attendiamo anche un calo della occupazione e perciò un crollo dei consumi ma con prezzi che resteranno elevati.
La frittata è quasi pronta!
Link:
https://www.gazzettadellemilia.it/politica
https://ilmanifesto.it/bce-decimo-rialzo-dei-tassi-di-interesse-ma-linflazione-torna-a-crescere