Di Lamberto Colla 9 aprile 2021 61° giorno dell’anno 2 dell’era COVID-19 – domenica –
Quest’ultimo capitolo della farsa del “Politcally Correct” nasce dalla penna di due scrittric* american* le quali, visitando il parco divertimenti di Disneyland di Anaheim, hanno notato la modifica alla giostra dedicata a Biancaneve dove ,nella scena finale, alla morte della Streg* Cattiv* che si sfracellava precipitando da una rupe, una fine comunque troppo cruenta anche per una donna malvagia, venne sostituita con il più romantico bacio del principe azzurro alla bella addormentata, ahimè però incapace di intendere e di volere.
Il Politicamente corretto si è infranto contro il politicamente corretto per disgregarsi infine contro i difensori accaniti di questi estremismi, arrivando addirittura a imputare alla destra di aver inventato il politically correct per screditare le battaglie sociali, evidenziando un vero e proprio corto circuito
Ne è testimonianza Jennifer Guerra che,dalle colonne di “The Vision”, ben argomenta la difesa delle colleghe d’oltre oceano e accusa i giornalisti nazionali di incomprensione e di utilizzare il caso per screditare il politicamente corretto. “I giornali – scrive la Guerra – hanno ripreso infatti un articolo di un giornale locale di San Francisco, in cui le autrici criticavano la scelta del parco divertimenti, scrivendo però anche che la scena del bacio è “eseguita magnificamente, a patto che la si guardi come una fiaba, non come una lezione di vita”. Non proprio una “ondata di polemiche”, ma l’opinione legittima di due croniste locali. Non è la prima volta che la stampa italiana si fa coinvolgere da questi presunti “casi” – che si rivelano puntualmente mal interpretati, se non del tutto montati ad arte – ma ogni scusa sembra essere buona per parlare del male del nostro tempo: il politicamente corretto.“
Ringraziamo quindi per la preziosa segnalazione di interpretare la fiaba come tale e non come lezione di vita e infine di averci aperto gli occhi sul fatto che le critiche alle assurdità del nostro tempo sono esclusivamente di destra e perciò negative.
Positive sono solo le critiche e gli insulti che donne e uomini, orgogliosamente di sinistra, rivolgono a rappresentanti politici della sponda opposta.
Dal body shaming verso la Meloni dopo il parto (la schiena lardosa come la definì Asia Argento) e non solo, alla farsa di Fedez dal palco del primo maggio sfociata nel reality che ne è seguito (una falsa diretta video con le parti sfavorevoli opportunamente tagliate).
Insultare e modellare la verità a proprio consumo, purché di sinistra, è lecito. Forse.
E allora “Via Col Vento” va ritirato, nonostante l’interprete femminile di colore, grazie al film, vinse l’oscar, così come i famosi cioccolatini svizzeri “Morettini”, mentre possono restare quei modernissimi videogame iperrealisti dove le persone vengono massacrate dal giocatore immerso in una realtà virtuale molto, troppo , simile alla realtà.
Una parola sulla vicenda Fedez – Rai va spesa, perché nonostante il concerto del Primo Maggio sia una manifestazione politica di Sinistra, una parte del costo è certamente sostenuto dal canone RAI, da tutti pagato anche da quelli di destra, e perciò dovrebbe quantomeno restare all’interno di binari etici e di buon gusto, e se proprio non si potesse, che almeno venisse rispettato il tema della giornata, soprattutto in quest’epoca di crisi pandemica: Il LAVORO.
Oltre un milioni di posti di lavoro perduti e altrettanti a rischio con la spada di Damocle sulla testa in attesa che si decida sul blocco dei licenziamenti.
Una catastrofe sociale che avrebbe dovuto essere il tema centrale di ogni intervento e invece, il messia Fedez, si è lanciato in una crociata contro la “Lega” facendo nomi e cognomi di esponenti marginali che si son macchiati di infelici uscite e per le quali dei provvedimenti comunque il partito dovrebbe prendere.
Una presa di posizione a favore del DDL Zan ma contro esponenti di un solo partito e senza un contraddittorio.
E’ proprio su quest’ultimo punto, secondo quanto poi è scaturito dagli audio integrali, che era imperniata l’osservazione dei dirigenti dell’organizzazione e della RAI. Senza la controparte sarebbe stato inopportuno fare i nomi degli esponenti politici, quindi il tutto si risolveva in un equilibrato consiglio e non una imposizione o, come drammaticamente contestato dal rapper, in una censura.
Invece, vantando la libertà dell’artista (come se agli altri non possa essere riconosciuto tale privilegio), Fedez ha declinato l’invito e infine ha pubblicato un video, modellato a arte, privo per di più del consenso degli interessati, nel quale vestiva i panni del giustizialista, del puro, dell’asceta, del profeta.
Lo stesso uomo che nelle sue canzoni del passato remoto e anche relativamente recente si era macchiato di omofobia, anche nei confronti di un suo prestigioso collega, o augurava la morte a delle note conduttrici TV, quello stesso che lo scorso Natale ha scorrazzato per Milano a fare beneficienza alla guida della sua Lamborghini (non aveva un pandino o una Golf ricevuta come resto al pagamento della supercar tedesca, con la quale muoversi in maggior anonimato?), giusto per passare un po’ più inosservato.
Invece il paladino della libertà d’espressione difende a spada tratta ogni parte di un decreto legge che, invece, in alcune parti mortifica la libertà di opinione e di espressione.
E se un intellettuale, artista e per di più omosessuale come Mauro Coruzzi si è schierato contro il DDLl Zan, vuol dire che l’intelligenza, la critica non ha etichetta politica o appartenenza di genere o di orientamento sessuale.
In una intervista a “Famiglia Cristiana” Coruzzi ha letteralmente fatto a pezzi la proposta Zan dichiarando che “Il ddl Zan non mi piace per niente. Per le aggressioni esiste già il codice penale. Queste sono leggi liberticide, da Germania dell’Est. Poi rivendico il diritto di dire che l’utero in affitto è una pratica aberrante, con i figli ridotti a un prodotto che si ordina e poi si ritira dopo nove mesi”.
Il nostro famoso concittadino, la cui fama si è guadagnato con il sudore del lavoro, le competenze e l’intelligenza, dovrebbe essere preso d’esempio, non solo per i contenuti, che possono comunque essere criticati da chi non è del suo medesimo avviso, ma per il coraggio di difendere la libertà di tutti, per la concretezza delle sue affermazioni a differenza dell’omologazione imperante che da certe parti si tenta di obbligare avendo stabilito, a priori e non si capisce bene sulla base di cosa, ciò che è giusto e ingiusto, vero o falso, bello o brutto, sano o insano.
Ormai il Politicamente Corretto ha raggiunto vette d’assurdità tali da essere andato in corto circuito, in loop costante autoreferenziale e pateticamente pericoloso.
E’ ora che le donne e gli uomini di buon senso, di destra e di sinistra, si uniscano per riformare la società, riposizionare i valori coerenti con lo stato attuale e, da realistici intellettuali, indichino la strada della critica come la via maestra della coesione sociale e non della disgregazione.
Il confronto di idee, alla pari della biodiversità, è fattore di ricchezza.
LINK:
https://thevision.com/attualita/origine-politically-correct/
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