Di Mita Valerio Roma, 12 gennaio 2023 (Quotidianoweb.it) – Un tema molto delicato quello dell’alimentazione, fin troppo, ma nonostante questo, c’è chi non ha alcun interesse a fornire informazioni chiare e precise.
Tutto questo a discapito soprattutto della salute ed in alcuni casi addirittura della nostra stessa vita.
Se consideriamo infatti che, nei nostri acquisti di tutti i giorni, possiamo purtroppo incorrere, inconsapevolmente, in alimenti che tra gli ingredienti ben nascosti comprendono anche alcuni altamente dannosi per la nostra salute, il tema si fa davvero molto serio.
Solo in pochi di noi, infatti, possono dirsi davvero informati su questo argomento e sono consapevoli che in tanti cibi vengono utilizzati anche ingredienti ottenuti da insetti o da crostacei.
E se molti sostengono che tali ingredienti insoliti vengono impiegati “per il bene del pianeta”, non dobbiamo di certo meravigliarci che ci siano sostenitori anche tra i Vip.
Non molto tempo fa l’attrice Nicole Kidman era stata fotografata mentre mangiava un cosiddetto “novel food”.
A tal proposito non si era fatto attendere il commento del parlamentare Gian Marco Centinaio (attuale vicepresidente del Senato della Repubblica) che non aveva di certo usato mezzi termini: “Meglio la bistecca fiorentina che quella porcheria”, aveva detto.
Certamente se a molti di noi chiedessero di consumare parti di insetti proveremmo come minimo ribrezzo, ma la questione non si esaurisce ad una preferenza o meno.
Di queste componenti se ne trovano ad esempio nei coloranti fatti con la cocciniglia, utilizzati per caramelle, aperitivi e in tanti altri alimenti.
Ingredienti che in alcuni casi potrebbero provocare reazioni allergiche in persone particolarmente sensibili alle sostanze coloranti.
Cerchiamo di capire meglio cos’è la cocciniglia
Un colorante naturale derivato dalla essiccazione e dalla lavorazione di un particolare e preciso insetto: la cocciniglia appunto.
Appartenente alla stessa famiglia delle coccinelle, un insetto fitofago storicamente sfruttato per ricavare del colorante rosso a seguito della sua essiccazione al sole.
Questo colorante viene utilizzato in vari ambiti, dalla pittura alla cosmetica, fino appunto al cibo.
La sostanza rossa viene riconosciuta con la sigla E120: qualsiasi prodotto presenti in etichetta questa sigla ha in sé di fatto il colorante ricavato dalla cocciniglia essiccata.
Ci sono sia alimenti che bevande di fruizione comune che al loro interno contengono questo colorante.
Rispetto a qualche anno fa sembrano essersi sensibilmente ridotti i cibi contenenti l’E120 ossia l’acido carminico, ma se leggiamo con attenzione le etichette di vari prodotti in vendita al supermercato (vanno analizzate le merci di colore rosso) ci accorgiamo come alcuni di questi ancora contengano al loro interno il derivato dell’insetto.
Tra questi, in seguito ad una ricerca effettuata, sono stati riscontrati un famoso Energy drink, un noto aperitivo rosso, uno yogurt con confettini colorati destinato ai bambini, una bevanda per sportivi e un succo di frutta all’arancia rossa.
Perché viene usato questo colorante? Principalmente per abbattere i costi di produzione: se infatti le aziende, solo per fare un paio di esempi, dovessero usare grosse quantità di arance o fragole per realizzare succhi o yogurt, spenderebbero molto di più.
Un problema, inoltre, anche per vegetariani e vegani, spesso ignari di tutto ciò.
I problemi posti dal consumo di insetti sono notevoli, non di meno importanza l’aspetto igienico.
Gli insetti, inoltre, contengono chitina, che non può essere elaborata dal nostro intestino.
Mettiamo più attenzione d’ora in avanti nel leggere le etichette degli ingredienti di ciò che acquistiamo, specie ora che è arrivata l’autorizzazione dell’Unione europea alla commercializzazione di Acheta domesticus, ovvero il grillo domestico in polvere, che segue l’altrettanto recente e controversa approvazione delle tarme della farina essiccate e della locusta migratoria nel piatto.
In concreto manca la giusta informazione e chiarezza verso i consumatori finali che spesso per scarsa conoscenza, che non si può certamente colpevolizzare, corrono grossi rischi.
Non è una novità che in diversi paesi asiatici come la Cina e la Thailandia si vedono spesso persone che senza alcun problema mangiano grilli o altri insetti, è vero, ma sono le persone meno abbienti che li mangiano proprio per necessità.
Uno dei rischi ai quali, anche da noi, si potrà andare incontro in un prossimo futuro sarà appunto una marcata distinzione tra l’alimentazione della popolazione meno abbiente e gli alimenti consumati invece dai più benestanti.
Si arriverebbe al paradosso che ad esempio un Kg di pasta potrà costare 5,00 euro oppure 50 centesimi a seconda che tra i suoi ingredienti non siano presenti farine ottenute da grilli oppure si.
Possiamo concludere dicendo che le etichette dovrebbero evidenziare, come già detto, sia l’origine di questi ingredienti sia il rischio di allergie che ne può derivare, alla stregua di quanto già viene attuato da tempo verso, ad esempio, chi è allergico al glutine.