Di Giulia Bertotto Roma, 17 luglio 2022 (QuotidianoWeb.it) – Abbiamo raccolto le parole di Marco Rizzo, dal 2009 segretario generale del Partito Comunista. Figlio di operaio Fiat, giornalista, l’unico personaggio politico nello scenario italiano che affronta Draghi e i diktat dell’Europa a viso scoperto.
Sabato 18 giugno c’è stata una manifestazione storica a Roma e in altri 21 comuni italiani. Il battesimo di piazza in cui è stata presentata una nuova creatura; la coalizione tra PC, Riconquistare l’Italia, Ancora Italia, il Comitato No Draghi e Azione Civile. Cosa promette questa unione che lei ha definito “non solo istituzionale”?
C’è una differenza tra quello che accade dentro il palazzo, nel Governo e nelle forze parlamentari e quello che accade nel paese. Questa discrasia è evidentissima, se si prende il tema guerra è lampante: i cittadini italiani non vogliono in alcun modo la guerra mentre il governo dei cosiddetti migliori ce la impone. Questa frattura è sempre più ampia anche sui temi economici e sociali. Draghi ha cambiato radicalmente atteggiamento rispetto alla -pur contraddittoria- storia italiana violando l’articolo 11 della Costituzione con l’invio di armi, prima in chiave difensiva poi offensiva, anche se queste distinzioni fanno amaramente sorridere.
Siamo arrivati ad armi che non conosciamo nemmeno, e invece di mediare in una situazione drammatica stiamo subendo una guerra tra Stati Uniti e Russia che porterà al disastro economico il nostro paese. Mentre noi vogliamo un’Italia sovrana, indipendente e che commercia liberamente con l’America sì, ma anche con la Cina e tutte le altre nazioni.
“Uniti per la Costituzione” è quindi la vera opposizione a quello che accade nei palazzi, un’unione aperta e a cui si aggiungeranno altre sigle; è un percorso di unità aperto che vede i tre temi -No guerra, sì al Lavoro e Costituzione- come pilatri necessari per la ripresa dell’Italia. Uniti mantenendo tuttavia ciascuno le proprie caratteristiche ideologiche; non è un contenitore ma un percorso. “Uniti per la Costituzione” è un progetto politico che passerà dalle elezioni ma non è questa la meta.
Alcuni elettori trovano ingombrante la falce e martello, la trovano un’icona museale e non più attuale. Ma cosa significa oggi secondo lei essere “comunista”?
Il simbolo della Falce e Martello rappresenta il Lavoro, l’emancipazione del lavoratore nella storia, la presa del potere politico da parte dei lavoratori. Marco Rizzo è la falce e martello. Non intendo in alcun modo rinunciare alla mia storia né ripudiare la nostra grande tradizione. Il tema del potere a chi lavora è il tema del terzo millennio: lavoratori autonomi, pubblici, privati, professionisti, piccola impresa, artigiani costituiscono il 90% della popolazione italiana e si devono battere contro il grande aggregato della Finanza, banche e multinazionali. Il tema del lavoro, l’articolo 1 è centrale. Dobbiamo ripartire dal lavoro e dai diritti sociali: sono importanti i diritti civili ma è da quelli sociali che si cambia l’andazzo del paese. Di fatto, inoltre, i diritti civili vanno a fare ombra a quelli sociali e non disinteressatamente. Ed è con questo spirito che ho aderito alla protesta dei tassisti a Roma il 5 luglio.
Lavorare tutti, lavorare meno e vivere meglio. Ridare il potere a chi vive del proprio lavoro e non a chi specula sui tasti delle borse a New York o altrove, questo è l’obiettivo. La vera contrapposizione oggi è tra lavoratori e Finanza.
Siamo in un passaggio storico millenario tra mondo unipolare a guida americana e mondo multipolare, e i protagonisti sono i lavoratori: i lavoratori uniti.
Molte persone sono preoccupate per l’inverno: restrizioni pandemiche (invece di potenziare la sanità territoriale e di prossimità!), altre vaccinazioni imposte con metodi anti costituzionali, razionamenti di energia.
La questione vaccinale aveva un indirizzo politico molto chiaro e la vicenda pandemica con il controllo sociale e il ricatto del vaccino sul lavoro ha visto già vacillare le basi della Costituzione. Hanno ragione i cittadini ad essere preoccupati, e noi li invitiamo a scendere in piazza con noi. La gente ha capito che il cappio è stato stretto ad arte con la strumentalizzazione del virus con il Green Pass e ora della guerra.
Grazie al PC dal 29 giugno Julian Assange è ufficialmente cittadino onorario di Lucera (FG).
L’ordine del giorno presentato dal consigliere Comunale Davide Colucci e stato votato a maggioranza. Lei è anche giornalista e quello della libertà di stampa e di informazione è un problema che ci riguarda, non solo moralmente.
Noi viviamo in una società dove la propaganda viene costruita a tavolino. La libertà di stampa in Italia e, diciamo pure in Occidente, è una chimera. Oggi il controllo è indiretto, sofisticato e pervasivo, anche se può non sembrare rispetto a paesi oscurantisti e non riconoscibili come democrazie. Non è un controllo sulla notizia, ma un controllo culturale e onnipresente. Non è un caso che le voci dissonanti sulla vicenda pandemica e poi sulla guerra siano state criminalizzate; pensiamo alla pagina segnaletica del Corriere della Sera. Siamo dentro una dinamica molto complessa che confonde le acque della democrazia. Assange è un eroe dei nostri tempi e la sua vita è di fatto in pericolo. Ha fatto bene il PC Puglia a chiedere questa cittadinanza onoraria che spero sia ripetuta con altri consiglieri comunali di tutti i paesi d’Italia.
Social, infosfera, tecnocrazia. In pochissimi anni il nostro mondo è cambiato tantissimo. E così il panorama politico. Spesso sotto ai suoi post leggiamo frasi come “Sono di destra ma voterei Rizzo”. Cosa ne pensa?
Penso che abbiamo seminato bene. La politica oggi viene vista negativamente, e non c’è da stupirsi: la sedicente sinistra flirta con le banche e poteri forti e strizzando l’occhio alle multinazionali. Oggi il Pd, che non so per quale motivo venga definito ancora di sinistra, è il partito più coerente con la Nato e i grandi affari. Il mondialismo globalista sta rendendo la sinistra irriconoscibile.
Dobbiamo recuperare la gran massa di cittadini che si sono allontanati dalla politica non votando più e quella massa popolare delle periferie che magari ha votato M5stelle o Lega. Ma non solo per il voto, il nostro progetto è un progetto di cambiamento della società. Saremo dentro al Parlamento e fuori. C’era qualcuno più bravo di me che diceva: dentro la Duma e fuori dalla Duma.
Non ci fermeremo alle elezioni, altrimenti il nostro simbolo sarebbe la poltrona.