Gli agrumi, in particolare, trovano da noi un habitat privilegiato. Nella lettera precedente n. 391 ne abbiamo accennato a proposito dell’Amaro Re Italo del bravo imprenditore cosentino Vincenzo Serra. Adesso ti voglio dire di un ragazzo jonico, del Comprensorio di Soverato, Marco Viscomi, il quale sta facendo un’interessante operazione etica, socio-culturale e commerciale molto importante, davvero notevole. Assai stimolante e degna di adeguata attenzione operativa. Ne tratto essenzialmente per questo. E spero che venga imitato da altri giovani, tanto da “fare rete” alla grande pure per rilanciare in modo lungimirante e per quanto merita il nostro territorio. Lussureggiante almeno quanto l’anima antica dei suoi abitanti.
1 – MARCO VISCOMI
Ho saputo di lui e della sua attività da internet. Così ho voluto conoscere per telefono Marco Viscomi perché mi ha incuriosito il suo proposito di recuperare gli agrumeti abbandonati. Come sai, caro Tito, il mio animo è assai sensibile per tutto ciò che risulta ingiustamente abbandonato (spesso colpevolmente) … non a caso mi sono impegnato così tanto per salvare il mio paese natìo dal sempre più completo abbandono, quando il 07 ottobre 1986 ho lanciato quel drammatico e speranzoso SOS “ Badolato paese in vendita in Calabria” valido pure per gli altri borghi lasciati in agonia (purtroppo sono decine di migliaia in Europa e nella sola Italia il loro numero si aggira attorno a ben cinquemila su ottomila Comuni).
C’è un altro motivo che mi ha portato a interessarmi di questa generosa opera di recupero che sta facendo Marco ovvero la mia esperienza familiare. Infatti mio padre (contadino-ferroviere) nel 1955, quando ancora c’era fame di terra da coltivare, ha acquistato un terreno che nessuno voleva perché “alluvionato” dal confinante torrente Barone, in Badolato Marina, nei pressi della strada statale jonica 106. L’ha comprato con l’intenzione di farne un agrumeto, suo vecchio sogno da bambino. Ci volle un intero anno per liberare quel terreno da sassi, pietre e ogni sorta di detriti che quel torrente aveva riversato su quel pezzo di terra; ma alla fine, la tenacia di mio padre l’ha reso non soltanto meravigliosamente fertile ma il luogo della sua felicità e della sua armonia. Un eden. Tutti questi sforzi perché?… Perché mio padre ha mantenuto il suo sogno da bambino quando …
2- MIO PADRE E LE SUE ARANCE DA SOGNO
Alla Marina di Badolato (che agli inizi del Novecento non era ancora Badolato Marina) imiei nonni paterni avevano circa due ettari di terreno sul lato destro della foce del torrente Vodà, proprio al confine con la spiaggia. Con quanto coltivato in quell’ampio orto (che valeva un Perù, si soleva dire) hanno tirato su bene la famiglia composta da dieci figli (8 maschi e 2 femmine). C’era una casetta con sotto un palmento per farci il mosto per sé e per altri contadini dei dintorni.
Proprio di fronte, nell’altra parte del torrente c’era un grande giardino con la settecentesca villa dei baroni Paparo; tutto recintato e ben custodito da guardiani armati. Tale giardino, pure ai miei tempi (cioè almeno fino agli anni novanta), veniva chiamato “Parco” dai badolatesi, per il semplice fatto che era composto di un vasto e rigoglioso agrumeto. Quando, oltre un secolo fa, mio padre era bambino, erano ancora rare le piante di arance, limoni e mandarini che si riteneva fossero roba da ricchi. E, in effetti, era veramente roba da ricchi se questi recintavano bene i loro agrumeti e li dotavano di una severa guardianìa.
Mio padre mi diceva che il profumo di quegli agrumi giungeva, invitante, fino al loro terreno, distante appena 30 metri, il solo letto (quasi sempre senza acqua) del torrente Vodà, prima che l’alluvione del 1951 lo triplicasse, erodendo il terreno dei miei nonni e distruggendo la casetta, che nella seconda metà degli anni quaranta aveva ospitato la prima scuola della Marina di Badolato. E quel profumo era così forte ed invitante che era impossibile resistere, nonostante i suoi genitori avessero dato tassativi ordini di non avvicinarsi nemmeno a quei recinti baronali. Fatto sta che una volta, mio padre e due suoi fratelli più piccoli fecero la pazzia di aprirsi un varco in quel recinto con l’ingenua ma comprensibile intenzione di conoscere il sapore di quegli agrumi. Purtroppo, mentre raccoglievano il poco da assaggiare quel frutto proibito (come la mela di Adamo ed Eva), li sorprese il guardiano il quale non sparò vedendo che erano solo bambini, però diede loro tante di quelle mazzate da restare nel ricordo vita natural durante!
Fu in quell’occasione (parliamo degli anni 1915-16) che in mio padre nacque il forte desiderio di farsi un agrumeto per conto suo, appena ne avesse avuto le possibilità. Cosa che è avvenuta soltanto quaranta anni dopo, nel 1955, appunto. In questo lungo periodo di attesa, mio padre coltivava segretamente il sogno dei suoi agrumi e, spesso, andava per vivai (specialmente nella piana di Sant’Eufemia, oggi Lamezia Terme, a circa 70 km di treno) allo scopo di informarsi quali piante di arance, limoni e mandarini fossero le migliori sul mercato, in assoluto. Voleva sempre il meglio per sé e la sua famiglia.
Così, quando si è trattato di mettere a dimora il suo agrumeto (circa 400 unità), Egli non acquistò le piante dai venditori ambulanti come facevano quasi tutti gli altri contadini restando sul generico; ma si affidò alla migliore qualità allora esistente presso i vivai che aveva a lungo frequentato, assaporando gli agrumi davvero più eccellenti. Ogni singola pianta aveva un costo maggiore rispetto a quelle offerte dagli ambulanti, ma la resa è stata davvero così alta (come qualità e quantità) che il sogno di mio padre si è realizzato alla grande. Perfettamente. Infatti, in Badolato e dintorni il suo agrumeto risultò il migliore e il più visitato sia dai ladri (non essendo recintato o sottoposto a guardiania) che da altri contadini che erano interessati a migliorare la propria piantagione, realizzata su consiglio o insistenza dei venditori ambulanti.
Soddisfazioni moltiplicate per mio padre. E, ricordandosi, delle mazzate a sangue avute dal guardiano del “Parco Paparo” e dell’assaggio malamente interrotto di quelle arance baronali … non solo non redarguiva se trovava qualcuno nel suo agrumeto intento a raccogliere quella sublime frutta, ma mandava noi figli a distribuire arance, limoni e mandarini a buona parte del paese (parenti, amici e compari). Infatti, il suo era un agrumeto etico, per la gioia di tutti e ne aveva pure abbastanza per darne a chi lo andava a trovare e per venderlo ai grossisti per quel tanto da ripagarsi almeno un minimo di spese di produzione (non tutte, pure perché mio padre non ha mai avuto mentalità o abilità mercantile, Egli era un “uomo fin troppo etico”). E sì che, come sa chi se ne intende, un agrumeto di quasi quattrocento piante costa parecchio, anche senza trattamenti chimici, per il solo fatto di portare l’acqua necessaria per alimentarlo in una zona di grande penuria e spesso vera e propria siccità.
Infatti, combatté parecchio per avere (dopo vari e dispendiosi tentativi) un pozzo capace di dargli l’autonomia idrica con l’aiuto di un sistema moderno (e assai costoso) di irrigazione. Non puoi immaginare quale e quanta fu la gioia di mio padre quando, pigiando un semplice interruttore, poteva avviare quel sistema, senza dove patire giorni e notti (assieme a mia madre e ad altri contadini) nell’inseguire l’acqua che, proveniente dal “lontano” torrente Gallipari, veniva insidiata e deviata lungo il percorso da altri contadini, nonostante il concordato turno. E’ stato un agrumeto a lungo sognato e a lungo sofferto.
Ma il sogno, la tenacia e la passione di mio padre per la terra e, in particolare per il suo tanto sudato fondo, furono tali e tanti che superò tantissimi ostacoli, ottenendone una gioia infinita specialmente nel dare, continuamente dare, dare dare ad altri questo frutto del proprio lavoro. Tanto dare che, ricordo, nel Natale 1971 fummo noi a restare senza limoni! E questa la dice lunga sulla generosità di mio padre, già insita nel suo carattere ma aumentata pure per la soddisfazione di fare assaggiare questo “nettare degli Dei” specialmente a famiglie che non potevano permettersi di comprarlo. Credo che a quest’ora Egli sia in un Paradiso di agrumeti divini! …
La gente celebrò le “arance da sogno” di mio padre (pure perché non ne circolavano uguali in ogni periodo dell’anno e specialmente a Natale) così come celebrò il suo invidiato, inimitabile e preciso modo di lavorare quell’agrumeto che non presentava nemmeno un filo d’erba, tanto lo ripuliva con dedizione e devozione. Peccato che poi, dopo la sua morte, suddiviso in cinque parti, quell’agrumeto si è praticamente perso almeno per tre di queste parti, occupate dall’espansione urbanistica di Badolato Marina. Comunque quello che resta Gli rende ancora onore di tutti i sogni e la sacralità che rappresentano quelle piante a tutt’oggi.
3 – ARANCE DI CALABRIA
Caro Tito, puoi quindi ben capire che mi ha conquistato leggere in internet di questo giovane volenteroso, nostro conterraneo quasi paesano, Marco Viscomi, che si è messo in testa di recuperare gli agrumeti incolti e abbandonati. E, poiché la buccia dei suoi prodotti è edibile, Gli ho commissionato due scatole di arance e mandarini, pure a ricordo di quelli di mio padre. Ottimo prodotto che consiglio a tutti coloro che vogliono contare su un vero “nettare degli Dei” maturato al sole dello Jonio e del Golfo di Squillace, in particolare. Basta digitare <<www.arancedicalabria.com>>per vederne l’offerta e poi effettuare l’ordine direttamente con <<info@arancedicalabria.com>> oppure per telefono al numero di Marco 338-6069620.
“Arance di Calabria” è un marchio ed un’azienda che ha la sede legale a Gasperina (CZ), in via 4 novembre. E sono in loco pure le coltivazioni da cui vengono raccolti gli agrumi da spedire per corriere. In determinati periodi l’azienda di Marco riesce ad inviare pure altri prodotti freschi o conservati dei propri orti. E’ come riavere un po’ dei sapori e delle atmosfere della nostra terra, per noi che ne proveniamo, o di una costa jonica davvero mitica anche per questa frutta che ci aiuta pure nella salute oltre che nel nutrimento. Mamma Calabria nutre sempre! Con dolcezza ed affetto!…
4 – CONTRIBUIRE AL RIPRISTINO DEGLI AGRUMETI ABBANDONATI
Acquistando da Marco, abbiamo pure la soddisfazione di contribuire al ripristino di agrumeti abbandonati o inutilizzati. Ciò significa riavviare un piccolo ecosistema e procurare nuovo lavoro, riducendo nel nostro piccolo le partenze per emigrazione. Ecco perché gli agrumi di Marco sono non soltanto buoni (perché naturali e non trattati chimicamente, proprio come quelli di mio padre) ma anche significativamente etici.
Inoltre, Marco rimborsa addirittura il 200% se gli agrumi contenuti nel cartone della spedizione risultassero danneggiati. Cosa che finora non ho visto fare da alcuno in tale settore. E c’è un altro motivo per cui bisogna acquistare italiano: la nostra legislazione è molto più severa che negli altri Stati. Siamo quindi più sicuri di mangiare e gustare un prodotto più che garantito. Inoltre, mentre al mercato o al supermercato il luogo di provenienza non è sempre chiaro, con Marco Viscomi sappiamo che dietro c’è una persona ed un ben determinato luogo di produzione che, al limite e se capita, possiamo anche andare a visitare. Come si suole dire oggi, Marco ci mette la faccia. E non è poco di questi tempi. I suoi prodotti hanno nome e cognome!… Una garanzia.
Per chi abita in Calabria e specialmente sullo Jonio, ad una distanza praticabile, può andare direttamente all’agrumeto, scegliere e caricare da sé stessi gli agrumi preferiti. E’ una comodità che non tutti hanno. E faremmo cosa utile al nostro territorio nel segnalare a Marco agrumeti in disuso che Egli possa far tornare alla produzione. Personalmente ne ho segnalati un paio nella mia Badolato. Speriamo vadano a buon fine.
Poi mi chiedevo se fosse possibile istituire veri e propri “Parchi delle arance” o degli agrumi così come ci sono ormai da tempo i “Parchi degli ulivi” o le “Fattorie didattiche”. Sono convinto che se ne possa fare l’utile ed il dilettevole. Ho quindi pensato a come si addice bene all’operato di Marco la mia frase del 1967 “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto” che sono solito mettere a conclusione di ognuna di queste mie lettere. Ognuno di noi dovrebbe fecondare almeno il proprio pezzetto di deserto, anche territoriale!… Per quanto mi riguarda, ritengo che gli agrumi siano una frutta anche spirituale e, come il pane, bisogna mangiarli con una qualche devozione, se non altro perché sono una meraviglia della Natura.
5 – SALUTISSIMI
Caro Tito, mentre scrivevo sulle “Arance da sogno” di mio padre (bambino) e sulle “Arance di Calabria” di Marco Viscomi ho pensato ai profughi provenienti dall’Ucraina in guerra. Visto che tra i profughi, molti sono bambini, sento di suggerire alle persone buone ed altruiste di far loro prevenire le “Arance di Calabria” … saranno utili alla salute ma anche all’umore di queste persone che soffrono per tale tragedia. Sarebbero un gradito gesto di solidarietà e di amicizia.
Con le arance e altri agrumi possiamo lenìre almeno un po’ la loro sofferenza e aiutare la loro speranza. Pure sotto questo aspetto possono risultare etici gli agrumi, principalmente quelli di Marco che hanno la buccia edibile tanto da poter fare pure i canditi, così tanto preferiti proprio dai bambini. Offrire ai rifugiati o agli ucraini ancora in zona di guerra (tramite le agenzie anche internazionali di solidarietà) una scatola di arance (nel nostro caso “Arance di Calabria” di Marco Viscomi) ed altri agrumi sarebbe cosa assai utile e significativa.
E’ un’idea da prendere in considerazione, così come per tanti altri prodotti del nostro territorio! Ucraina e Calabria hanno parecchie similitudini storiche di invasioni e di oppressioni politiche e militari, come ti dicevo nella “Lettera n. 390” dell’08 marzo 2022.E’ urgente e necessario fare qualche buona azione umanitaria, in questi terribili circostanze belliche. Specialmente per bambini, anziani, malati, feriti. Mettiamoci nei loro panni. Potrebbe capitare anche a noi!…
Noi ci salutiamo con la speranza che questa guerra venga spenta prima possibile, per il bene di tutti. Anche nostro! … Alla prossima “Lettera n. 393” mentre la primavera ci aiuta a vivere più all’aperto e con un migliore umore. Perché non vai a trovare Marco una delle volte che torni in Calabria?…
Con tanti cari saluti. Ma anche augurissimi per la festa del papà di oggi. Cordialità,
Domenico Lanciano (www.costajonicaweb.it)
ITER-City, sabato 19 marzo 2022 ore 19.19– Dal settembre 1967 il mio motto di Wita è “Fecondare in questo infinito il metro del mio deserto”. Le foto: tre mi sono state fornite da Marco Viscomi; quella dei bambini mi proviene dall’Istituto Comprensivo Campanella di Badolato Marina e, in particolare, dal dottore Guerino Nisticò; la copertina rossa del libro è mia.