Sul palco del Teatro Puccini di Merano, produttori e tecnici in dialogo con le istituzioni ed il mondo scientifico agronomico sono giunti a una conclusione univoca: da una buona agricoltura, rispettosa dell’ambiente e della Terra, non può che nascere un buon vino.
«Con il Summit “Respiro e Grido della Terra” abbiamo voluto affrontare il tema dei cambiamenti climatici, dei loro effetti sulla viticoltura e le possibili soluzioni da adottare, prendendo in considerazione anche nuovi scenari» spiega Helmuth Köcher, fondatore ed anima del Merano WineFestival. «I segnali d’allarme ci sono e non possono essere ignorati, la crisi climatica impone un’evoluzione. Per questo abbiamo voluto aprire un confronto tra produttori, agronomi e istituzioni, guardando al futuro».
Professori e ricercatori hanno illustrato i più recenti studi sulle tecniche di viticoltura biologiche e sulle problematiche legate alla variabilità climatica, evidenziando come una gestione della vite rispettosa del territorio e dell’ambiente si traduca in vini biologici e biodinamici di ottima qualità. A seguire, riflettori puntati sulla Regione Abruzzo, avanguardia nel campo della biodiversità e dall’altra parte del mondo l’esperienza della Nuova Zelanda, precorritrice nell’utilizzo di tecniche di coltivazione sostenibili. Due testimonianze unite da una convinzione comune, alla presenza del console generale della Nuova Zelanda Austin Brick, a segnare una sorta di “gemellaggio” tra i Sauvignon neozelandesi e i bianchi abruzzesi.
Difficile fare una selezione tra eventi nel e fuori dal Festival, imperdibile la super Masterclass al Kurhaus con Luca D’Attoma, enologo sperimentatore della viticoltura biologica in Italia e, di grande spessore, gli eventi “Fuori Festival” organizzati per la prima volta da Tannico con un “Double Decker” presente di fronte all’Hotel Kurhaus che ha ospitato tante degustazioni con cantine d’eccellenza e bottiglie rarissime, uno tra tutti il Master Experience “La cantina privata: le rarità di Giulio Ferrari” durante il quale sono stati degustati i Ferrari Perlé 2004, Ferrari Perlé Rosé 1999, Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 2007, Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1999, Giulio Ferrari Riserva del Fondatore 1995.
Passeggiando per la cittadina e nel teatro che ha ospitato la manifestazione forte la percezione di una presenza volutamente caratterizzante quale quella dei vini altoatesini, della Regione Abruzzo e della Regione Campania, presente il padiglione istituzionale, tantissime cantine ed aziende food. Ormai storica la presenza di Villa Matilde che già da tempo è entrata anche nel mondo delle bollicine di pregio e che, con l’ingresso dei figli, porta avanti un progetto di rinnovamento per traghettare l’azienda tra le nuove generazioni.
Un giro a Merano a caccia di novità, alla ricerca di aziende o prodotti che abbiano portato un “vento di freschezza ed innovazione”. Hofstatter ha investito anche fuori dall’Alto Adige acquisendo terreni ad 800 metri di altitudine in Trentino ci spiega Silvio Ariani presentandoci il Trento Doc Michei, un Metodo Classico con almeno 48 mesi sui lieviti dal Perlage elegante, fine e persistente. Al palato note di agrumi, polpa di frutta gialla e pane fresco.
Sbirciando tra i tavoli, nell’esposizione dell’azienda agricole Alessio Komjanc & Figli, produttori il Collio, mi colpisce un’etichetta ed intervisto Raffaella Nardini Komjanc “Abbiamo tratto ispirazione per la nostra nuova immagine dal territorio in cui affondano le nostre radici: terra di confine in cui sloveno, italiano e Mitteleuropa da secoli si sono mescolate ed amalgamate. È stato costruito un nuovo alfabeto partendo dai caratteri della Wiener Werkstaette, rinnovandoli con uno sguardo al futuro. Il nostro Collio Bianco è stato chiamato Bratje che nella lingua parlata in famiglia significa fratelli. Quattro sono i fratelli in azienda e quattro i vini assemblati: i nostri vitigni antichi Friulano, ribolla gialla, Malvasia e picolit. Autoctoni come i fratelli, nati in Collio. Sull’etichetta, con il nuovo carattere grafico, sono riportate le prime due lettere dei loro nomi: ROberto, PAtrik, BEniamin, Ivan”.
Nel gourmet arena attirano le bottiglie adornate da cime da scalata, scoprendo che sono incorso nel tavolo di “Vini d’altura, vino elevato” il cui fondatore Bruno Carpitella ci spiega come riesce ad affinare diversi vini sul Gran Sasso grazie ad un’irripetibile concorrenza di condizioni ambientali e di caratteristiche geologiche e microclimatiche. Un lavoro che trae ispirazione da un’antica tradizione pastorale, spinti sicuramente dalla passione e grazie ad alcune soluzioni tecniche perfezionate nel tempo. “Il vero motivo d’orgoglio sta nell’aver dimostrato che la conservazione del vino altro non è che il miglior metodo di trasformazione e che la trasformazione garantita dal nostro metodo conferisce al vino, in modo permanente, quelle nobili caratteristiche impossibili da trovare in tutti gli altri vini”. Vini d’Altura, seleziona accuratamente i vini in collaborazione con le aziende produttrici, li trasporta a 2000m d’altitudine, nel cuore di un Parco Nazionale, dove maturano in bottiglia nelle cantine mobili per tutto l’inverno, sotto una spessa coltre nevosa per finire un giorno sulla tavola di tanti appassionati.
Un Sogno in Bottiglia quello della giovane Evieta dell’azienda Agricola Guerritore che, mentre ci racconta la storia e la passione che ha portato la famiglia ad investire nelle vigne e nella cantina riceve la notizia che sono stati inseriti tra “le migliori cantine” di una nota guida enogastronomica.
Il patron della rassegna meranese insieme alla commissione d’assaggio, ha premiato i produttori Wine e Food – Spirits – Beer con il più alto riconoscimento della sua guida The WineHunter Award, il Platinum. Sono 36 i riconoscimenti assegnati nella categoria Wine e 28 nella sezione Food – Spirits – Beer. Genialità, Famiglia, Innovazione, Conquista e Territorio sono i 5 premi speciali che gratificano il lavoro che c’è dietro ciascuna azienda produttiva.
Merano Wine Festival, organizzazione perfetta vista dall’esterno, qualcosa da migliorare a detta di molti espositori, a conferma che non si finisce mai di imparare tanto in cantina quanto nell’organizzazione e che, soltanto le prossime edizioni potranno limare ed elevare a potenza l’esperienza di questa edizione; alla prossima.
La Bussola d’Impresa – Mario Vacca
Mi presento, sono nato a Capri nel 1973, la mia carriera è iniziata nell’impresa di famiglia, dove ho acquisito la cultura aziendale ed ho potuto specializzarmi nel management dell’impresa e contestualmente ho maturato esperienza in Ascom Confcommercio per 12 anni ricoprendo diverse attività sino al ruolo di vice presidente.
Queste capacità mi hanno portato a collaborare con diversi studi di consulenza in qualità di Manager al servizio delle aziende per pianificare crescite aziendali o per risolvere crisi aziendali e riorganizzare gli assetti societari efficientando il controllo di gestione e la finanza d’impresa.
Nel corso degli anni le esperienze aziendali unite alle attitudini personali mi hanno permesso di sviluppare la capacità di anticipare e nel contempo essere un buon risolutore dei problemi ordinari e straordinari dei miei clienti.
Per migliorare la mia conoscenza e professionalità ho accettato di fare esperienza in un gruppo finanziario inglese e, provatane l’efficacia ne ho voluta fare una anche in Svizzera.
Queste esperienze estere hanno apportato conoscenze legate al Family Business, alla protezione patrimoniale tanto per le imprese quanto per i singoli imprenditori ed all’attenzione per l’armonizzazione fiscale tra le diverse realtà ed al rischio d’impresa.
Mi piace lavorare in squadra, mi piace curare le pubbliche relazioni e, sono convinto che l’unione delle professionalità tra due singoli, non le somma ma, le moltiplica.
Il mio impegno è lavorare sodo ma, con etica, lealtà ed armonia.
Contatto Personale: mvacca@capri.it
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