Di Lamberto Colla Parma, 2 marzo 2025 – Non si può certamente dire che Trump non rispetti il proprio elettorato. Quanto dichiarato in campagna è stato impiantato con forza e determinazione condotto, almeno sino a oggi.
Dalla riduzione delle spese superflue al controllo del confine col Messico rimpatri compresi, dall’aumento dei dazi alla Cina, UE, Canada e Messico, attendiamo ancora per lo stretto di Panama, il golfo del Messico e la Groenlandia che per ora non hanno priorità, alla pacificazione dei conflitti che invece sono nel mirino del Tycoon hanno assunto una alta priorità.
Gli sforzi di questi ultimi giorni sono particolarmente concentrati sull’Ucraina. Cosciente della forza persuasiva degli States e grazie alla sfrontatezza del suo Presidente, l’immobilismo politico europeo, al quale eravamo abituati si è, nel giorno di pochissimo, riattivato, sotto la costante e sprezzante pressione trumpiana. Schiaffi a destra e a manca che hanno reso i nostri pugili ancor più suonati.
“L’Ucraina non avrebbe dovuto entrare in guerra” è senza ombra di dubbio una delle frasi che ha più sorpreso i lacchè di Biden abituati a infierire contro il demonio russo e a imbottire l’Ucraina di armi sognando una vittoria senza mai farsi venire il dubbio di progettare una pace.
Probabilmente, facendo due conti, semplici semplici, Trump ha compreso che per non perdere tempo non avrebbe dovuto coinvolgere chi non ha capacità decisionale. In poche ore il Tycoon ha fatto comprendere al mondo intero quanto l’Unione Europea sia inesistente; un’accozzaglia di arrivisti con poche idee, per di più molto confuse, e completamente disuniti.
Lo si è visto dal semi-summit di Parigi e dal seguente in video conferenza seguito quindi da quell’altro organizzato dagli ex soci britannici.
Risultati: nessuno.
Macron è andato a trovare Trump, senza nulla ottenere, il Segretario di Stato, Marco Rubio, si è invece rifiutato di incontrare l’alta rappresentante UE, Kaja Kallas, che era volata a Washington per un faccia a faccia annunciato. Indubbiamente un affronto diplomatico senza precedenti, motivato dall’ordine di “The Donald” di non considerare l’UE un interlocutore nelle trattative sull’Ucraina, sottolineata dalla bordata di Rubio a Macron: “Trump non è il presidente francese, è l’unico leader che può convincere Putin ad accettare la pace”.
Dopo aver etichettato Zelensky un dittatore senza consenso e neanche particolarmente comico, ecco che il Presidente USA lo accoglie a Washington per firmare la cessione delle terre rare a titolo di risarcimento delle spese sostenute dagli USA per la campagna di guerra contro la Russia.
All’Unione Europea invece resterà solo da presidiare militarmente l’Ucraina, di pagare il gas statunitense il triplo di quello russo (se ne sono accorti anche i paesi Balcanici che da poche settimane si sono allacciati alla rete elettrica europea vedendo raddoppiate le bollette).
A ingigantire le problematiche interne della Dis”Unione Europea, lo percepiremo presto con la elezione del nuovo Cancelliere tedesco che parrebbe essere sostenuto da finanziatori oppositori di Trump (Fondo BlackRock).
Infatti, Friedrich Merz, il vincitore delle elezioni in Germania, dal 2016 al 2020, è stato presidente del consiglio di sorveglianza di BlackRock in Germania, viaggia con un aereo privato a conferma delle sue disponibilità finanziarie, non ha atteso troppo tempo per svelarsi.
Al suo primo discorso ha infatti subito scoperto le carte dichiarando, come “priorità assoluta”, di volere un’Europa forte e indipendente dagli Stati Uniti.
Intanto, Volodymyr Zelensky è arrivato a Washington nella serata di giovedì 27 febbraio e nella giornata seguente è stato ricevuto da un gruppo di senatori americani nel suo hotel vicino alla Casa Bianca mentre alle 17,00 ora italiana il leader ucraino è stato ricevuto da Donald Trump con il quale avrebbe dovuto firmato l’accordo sui minerali di cui il Donbass è ricco.
Quasi in contemporanea una dichiarazione da parte della Federazione Russa, attraverso un deputato Duma ha offerto il fianco a una distensione sostenendo che ‘Guerra diplomatica’ con Usa sta finendo.
“La nota degli Stati Uniti con il gradimento per Alexander Darchiev, che è stata riportata dal Ministero degli Esteri russo, parla della coerenza della parte americana nell’adempimento degli accordi di Riad: Mosca e Washington stanno tornando al normale funzionamento delle missioni diplomatiche. E questa è una parte importante nell’instaurazione di un dialogo“. Lo ha detto il presidente della Commissione per gli affari internazionali della Duma di Stato russa, il leader del LDPR, Leonid Slutsky, secondo quanto riportato dalla Tass. La “guerra diplomatica” lanciata da Barack Obama nel 2014 sta finendo, ha aggiunto il deputato russo.
Insomma, la strategia di “scatenare il Caos” per riportare un nuovo ordine sta dando gli effetti sperati e soprattutto ha marcatamente evidenziato chi sa fare che cosa e chi è un bluff, chi ha spina dorsale e chi invece è invertebrato.
Ma nonostante queste batoste i nostri leader europei non distolgono il dito dal grilletto e esaltano l’idea di creare un esercito europeo sotto l’ombrello atomico di Francia e Regno Unito. Una idea stravagante, non ragionata, come non fu ragionata l’unione monetaria tant’è che in un quarto di secolo bon si è riusciti a realizzare una unione politica. Anzi le divisioni tra gli Stati si sono inasprite.
Come abbiamo spesso riportato l’Italia non ha mai potuto contare sui suoi “Splendidi Alleati”, sempre pronti a mettere i bastoni fra le ruote, mettere in difficoltà economica (vedi la Merkel e e Sarkozy contro Berlusconi e la vendita dei titoli italiani nell’arco di 30 giorni per far esplodere lo spread a 650 punti obbligando alle dimissioni il nostro premier), blindando invece le proprie aziende per non farle acquisire da italiani (STX protetta da Golden Power contro l’acquisizione di Fincantieri) ma aggredendo le imprese italiane a l limite della legalità, come le spregiudicate operazioni di Vivendi in particolare contro Mediaset e TIM. Senza parlare degli incentivi che l’automotive francese (Peugeot) o tedesca ricevette dai rispettivi governi in barba alle normative europee.
Ed ora arrivano le mazzate di Trump su una UE debole composta di Stati deboli e con leader mediocri ma presuntosi. Chissà come andrà a finire… a scatafascio?
E la prima puntata di questa tragedia annunciata è andata in onda proprio a Washington con il calcio nel didietro che il Tycoon ha dato a Zelensky rimandandolo a casa dopo averlo umiliato in mondo visione. Un teatrino ben poco elegante quello che si è consumato venerdì sera, grazie al contributo di tutti gli attori sul palcoscenico.
Uno Zelenski che, quasi inspiegabilmente, si è opposto al Presidente degli USA, il successore di quelli che lo portarono al potere, che lo sostennero in una guerra assurda con la complicità e condivisione dei partner europei. Quei partner che probabilmente, pur di non fare la figuraccia che meriterebbero, hanno convinto l’ucraino a ribellarsi per cercare di tornare in gioco nella negoziazione al fine di accalappiare anche loro una parte del bottino che altrimenti si sarebbero spartiti prevalentemente Russia e USA.
Così Zelenski, pensando di avere le spalle coperte, si è lasciato abbindolare dagli stessi nostri “Splendidi Alleati”.
Povero popolo ucraino.
Se andrà bene avranno una tregua che durerà il tempo di nuove elezioni, giusto il tempo di cambiare il fantoccio statunitense al potere, il quale a sua volta avrà il compito di firmare una pace alle condizioni delle superpotenze.
Zelensky se verrà perdonato, avrà un esilio dorato in Francia dove potrà venir fotografato su Vogue, diversamente verrà fatto sparire in qualche incidente.
Chi vivrà vedrà!







(Vignette di Romolo Buldrini l’Aquila e di Gianfranco Colella in copertina)
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