Leggendo la norma dell’assegno unico, cosi com’è oggi, mi torna in mente il racconto del pescatore, certo non per il lavoro estivo ma per l’opinione pubblica volta all’emergenza sanitaria.
L’assegno unico sostituisce il Premio alla nascita (Bonus mamma domani), l’Assegno di natalità (Bonus bebè), gli Assegni Nucleo Familiare e le detrazioni per i figli a carico al di sotto dei 21 anni. Rimarrà invece vigente il bonus nido.
Bisogna ricordare che per definire l’importo dell’assegno unico è necessario aver presentato un ISEE valido e corretto nel periodo intercorrente dallo scorso 1° gennaio 2022 al prossimo 30 giugno.
È possibile anche presentate la domanda senza ISEE ma in questo caso si accederà solo all’importo minimo previsto per l’Assegno unico. Comunque sia la domanda si presenta online con procedura semplificata accedendo al sito INPS con SPID, CIE o CNS o tramite patronato.
Tutto ciò comporterà che detrazioni fiscali ed assegni familiari non saranno più presenti sui cedolini di stipendio dei lavoratori dipendenti e di pensione a partire dal mese di marzo.
L’assegno unico sarà pagato direttamente dall’ente in via ordinaria su IBAN intestato al richiedente o con bonifico domiciliato.
Quindi, niente più assegni familiari e detrazioni in cedolino ma, pagamenti direttamente dall’Inps.
Insieme alla modalità cambia anche il calcolo dell’importo che premia i più disagiati. Bisognerebbe adesso verificare chi sono i più disagiati. Parrebbe che considerando un nucleo familiare di 5 persone con tre figli minorenni ed un reddito annuo di 10mila euro che vive in una casa in affitto a 300 euro al mese e non ha risparmi, il vantaggio sfiora i 6.000 euro (chi in Italia rientra oggi in questa situazione lo lascio immaginare al lettore e trarne le relative considerazioni). Per comprendere meglio sono stato in un importante patronato per una simulazione che l’addetta ha riprodotto sui propri dati personali. L’addetta è un’impiegata e vive con il marito anch’egli impiegato, entrambi con due figli a carico. E’ emerso che sino allo scorso anno ha percepito in cedolino – tra detrazioni ed assegno familiare – circa 258,00 euro e che da marzo percepirà circa 100,00 euro, ovvero il minimo possibile, con una differenza di 158,00 euro.
Quindi il netto del cedolino di alcuni dipendenti diminuirà e questo potrebbe essere rilevante nei casi in cui il datore abbia pattuito la retribuzione dei lavoratori sotto forma di netto concordato; per mantenere inalterato l’importo pattuito, l’azienda dovrà erogare un maggior compenso che farà aumentare il costo del lavoro. Per evitarlo, potrebbe essere necessario rinegoziare la retribuzione, insomma, qualcuno deve perderci.
Il datore di lavoro non è coinvolto nella gestione dell’assegno unico che rimane di esclusiva competenza dell’Inps e quindi ogni eventuale disservizio, anomalia o variazione dovrà essere gestita dal lavoratore direttamente con l’Istituto.