Di Lamberto Colla Parma, 3 novembre 2024 – “No Grazie!” . Non vuoi vaccinarti: CLICK OFF. Hai dimenticato due rate del mutuo: CLICK OFF. Hai preso una contravvenzione stradale: CLICK OFF e la macchina “green” non si muove più e così via. Un “Grande Fratello”, giudice unico inappellabile deciderà della ampiezza della tua libertà.
Se da un lato la preoccupazione è il controllo governativo, a decuplicare le preoccupazioni sono le notizie che continuamente si susseguono su attacchi informatici andati a buon fine decine di migliaia di volte a riservatissime banche dati, addirittura governative.
Sarebbero migliaia, infatti, le informazioni prelevate dalle banche dati strategiche nazionali, stando alle indagini della Direzione distrettuale antimafia di Milano e della Dna, che lo scorso venerdì 25 ottobre, ha portato a sei misure cautelari, tra le quali i domiciliari per l’ex “super poliziotto” Carmine Gallo.
Una società di investigazioni e analisi del rischio è al centro delle indagini: la Equalize srl, di cui il socio di maggioranza è Enrico Pazzali, indagato e presidente della Fondazione Fiera Milano (ente estraneo alle indagini), al quale è stato affibbiato un decreto di sequestro preventivo, eseguito, come le misure cautelari, dai carabinieri del Nucleo investigativo di Varese, coordinati dal pm della Dda milanese Francesco De Tommasi e dal pm della Dna Antonello Ardituro.
Sembra che il data base del Viminale sia stato “utilizzato” da personale non addetto ben oltre 50.000 volte per raccogliere informazioni di ogni natura. Numeri che danno le dimensioni del problema e della ampiezza della insicurezza che, anche quando le protezioni fossero eccellenti, la complicità di personale “infedele” o “infiltrato” o, perché no, “capro espiatorio” di una prassi consolidata da parte dei servizi segreti interni o dei nostri splendidi alleati mette in seria crisi la democrazia del nostro paese.
No Grazie! La comodità di poter conservare ogni documento privatissimo entro lo smartphone la rifiuto con tutta la forza che potrò opporre.
Briglie elettroniche non ne voglio e la mia libertà non potrà essermi sottratta lealmente. Solo fantasiose norme di dubbia costituzionalità potranno tentare di limitare le mie azioni e mi auguro che questa stessa attenzione possano averla tutti i cittadini onesti.
La storia dei dossieraggi ha radici profonde e affonda alla metà degli anni ’50, con l’allora Ministro dell’Interno Ferdinando Tromboni (1955-59). Ricerche che riguardavano approfondite analisi su personaggi di interesse politico o economico o giornalistico. Fu un grande modernizzatore con la creazione di una agenzia “ECO” di copertura, tramite la quale suoi amici giornalisti raccoglievano informazioni ordinate e poi ben schedulate.
Come in una commedia all’italiana, anche la FIAT ebbe una parte importante nella faccenda dossier negli anni ’70. Nel settembre 1970, un dipendente Fiat ed ex carabiniere, Caterino Ceresa, intentò una causa di lavoro essendo stato licenziato “per ingiusta causa”. Figurava come fattorino ma sosteneva invece di aver avuto ben altre mansioni, avendo passato 17 anni a spiare gli operai “sovversivi” per conto dell’azienda.
Ceresa perse la causa ma qualche mese dopo, sulla base delle sue deposizioni, il pretore di Torino Guariniello si presentò a sorpresa negli uffici dei “Servizi generali” della Fiat, trovando ben 354mila schede su attività e opinioni politiche, abitudini private e sessuali, abitudini e vita privata di altrettanti lavoratori, interni alla Fiat ma non solo. Il pretore sospettando che tali informazioni non potessero essere stati raccolti dal solo dipendente sotto copertura , iniziò a sospettare che ci potesse essere lo zampino anche dei “servizi”
L’uomo chiave sarebbe stato il colonnello Renzo Rocca, capo del Rei, settore del servizio formalmente delegati a occuparsi del controspionaggio industriale, in realtà centro di finanziamento e gestione delle attività di contrasto al comunismo.
Rocca venne quindi costretto a un pensionamento anticipato e nel giugno 1967 era passato direttamente alle dipendenze della Fiat, con ufficio in una palazzina di lusso in via Barberini a Roma. Il 28 giugno Rocca avrebbe dovuto deporre sul Piano Solo, ma il giorno precedente, Il 27 giugno, si uccise in “circostanze misteriose”, con la Beretta dorata, calcio in madreperla, regalatagli dal dottor Beretta in persona.
Ma il primo grave scandalo di questo nuovo millennio ha riguardato la TELECOM che circa 18 anni fa si adoperò a realizzare raccolte e intercettazioni di massa. Una vera e propria fabbrica di dossier a capo della quale c’era Giuliano Tavaroli, coadiuvato da alcuni amici Emanuele Cipriani, un investigatore privato, e Marco Mancini, il capo del controspionaggio del Sismi. Per le cronache dell’epoca erano una combriccola di mascalzoni che avevano aggirato l’ingenuo Tronchetti Provera, presidente della società telefonica.
Insomma un modo per far sgonfiare lo scandalo e mettere a tacere questa ignobile malaffare costituito da un imponente network che doveva esser costituito da soggetti dal calibro 90.
C’è dossieraggio e dossieraggio.
Il dossier, è legale
Non è illegale il dossier in quanto tale, ma il modo con il quale si sono apprese le notizie che lo compongono e la correttezza con le quali vorranno essere usate.
Il dossieraggio invece è reato
Il dossieraggio è un’attività clandestina con lo scopo di rastrellare una raccolta di informazioni riservate e scottanti su personaggi in vista, da usare in genere a fini di ricatto o illecite. Informazioni contenute in database istituzionali, tutti quei “contenitori” di dati non pubblici che riguardano persone o società ai quali è vietato accedere. Quindi non esiste un dossieraggio legale e uno illegale. Il dossieraggio è sempre e solo illegale
In breve sintesi quali sono i principali fattori di opposizione all’introduzione del “Digital Wallet” – il “Portafoglio Elettronico”
1. Controllo governativo: Sono già molti che credono che l’adozione di portafogli digitali possa portare a un maggiore controllo da parte dei governi sulle finanze individuali, temendo che possano monitorare ogni transazione, ma soprattutto possano isolare i propri conti. (In Canada e in UK è già successo).
2. Privacy e sicurezza: Ci sono timori riguardo alla sicurezza dei dati personali e finanziari, con la convinzione che le informazioni possano essere facilmente violabili o utilizzate in modo improprio.
3. Sistemi di credito sociale: Alcuni, già etichettati come “Gomblottisti” collegano i portafogli digitali a possibili sistemi di credito sociale, dove il comportamento delle persone potrebbe influenzare la loro capacità di effettuare transazioni o accedere a servizi anche essenziali.
4. Eliminazione del contante: Esiste la preoccupazione che l’adozione di portafogli digitali possa portare all’eliminazione del contante, limitando la libertà individuale e la capacità di effettuare transazioni anonime. Al contempo incrementando i costi delle transazioni. Inoltre occorre rammentare che lo scambio di valore è realmente lecito solo con moneta ufficiale e corrente. Le transizioni digitali sono strumenti e non moneta di scambio coniata dalla Banca Centrale, dal conio.
5. Centralizzazione delle finanze: Alcuni sostengono che i portafogli digitali possano portare a una centralizzazione delle finanze, con poche grandi aziende o governi che controllano l’intero sistema.
(Vignetta copertina: Romolo Buldrini – L’Aquila)
(Vignetta Digital Wallet: Gianfranco Colella)
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