Un tavolo per la Pax

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Di Lamberto Colla Parma, 25 maggio 2025 – Nelle ultimissime ore si è un po’ raffreddata l’ipotesi di istituire un tavolo della pace in seno al Vaticano, come aveva suggerito alcuni giorni fa il presidente statunitense.

Ciononostante nessuno degli attori ha rifiutato l’ipotesi e, nel caso, mettere il sigillo sulla PAX tra Russia e Ucraina sarebbe un buon inizio per Leone XIV.

Ma quello che continua a sconcertare è l’idiosincrasia diffusa verso Donald Trump, l’unico che sta girando il mondo a tessere la tela per una pace stabile in europa e cercare una soluzione per il medio oriente. Già è riuscito a congelare il conflitto tra Pakistan e India, in lotta per il Kashmir, promuovendo iniziative commerciali vantaggiose per entrambi i contendenti.

L’ultima trovata del Tycoon è appunto quella di sostenere l’istituzione di un tavolo della pace in Vaticano. 

Un gesto generoso e al tempo stesso altamente simbolico che metterebbe al centro il mondo cattolico.

Donald Trump, ha infatti definito “una grande idea” che il Vaticano possa ospitare eventuali negoziati di pace tra Russia e Ucraina, sottolineando come vi sia “molta rabbia” tra le parti e come il simbolismo del luogo possa contribuire a un clima più favorevole.

Anche se è notizia dell’ultima ora che i Russi (ortodossi) hanno declinato l’invito, il solo fatto di averlo proposto è sintomo di buona volontà e di ricerca di un luogo religiosamente non schierato.

Dopo oltre tre anni di guerra e nessuno degli europei ha mai pensato di lavorare sulla pace e ora, si permettono di denigrare Trump che ancora non è riuscito a ottenere quello che aveva promesso di fare entro pochi giorni dal suo insediamento mentre sono già trascorsi 100 giorni, non i 10.000 che avrebbero avuto a disposizione i “volenterosi” che invece on hanno sfruttato restando a contare circa 100.000 morti sui due fronti.

E’ chiaro a tutti, anche a quelli che pur non essendo esperti di geopolitica hanno una sana capacità di critica oggettiva, che la Ucraina e la NATO hanno perso la guerra e che una tregua sarebbe utile solo ai perdenti per riallinearsi, riarmarsi e probabilmente a salvare i 10.000 soldati ucraini intrappolati nel Kursk accerchiati dalle truppe russe in modo quasi ermetico.

D’altra parte si vorrebbe che Putin accettasse le condizioni di sconfitto pur avendo vinto la guerra e giustamente pretende, per sottoscrivere un accordo di pace, che vengano sanate le condizioni per le quali la Federazione Russa ha dovuto, giusto o sbagliato, scegliere di intervenire. 

Le 6 condizioni di Putin per la pace in Ucraina

Il piano del Cremlino: dalle pretese territoriali alla destituzione di Zelensky. Le  sei condizioni di Vladimir Putin per un cessate il fuoco in Ucraina, secondo le indiscrezioni che corrono negli ultimi mesi, sono  pretese territoriali, destituzione di Zelensky, revoca delle sanzioni e no alla Nato.

Il primo punto, nonché il più controverso, è la pretesa che l’Ucraina riconosca formalmente la sovranità russa non solo sulla Crimea, ma anche sulle quattro regioni parzialmente occupate dall’esercito russo: Zaporizhzhia e Kherson a sud, Lughansk e Donetsk a est. Il documento prevede anche la creazione di zone cuscinetto nelle regioni russe di confine di Bryansk e Belgorod, ripetutamente colpite da attacchi ucraini negli ultimi anni.

La seconda condizione impone la destituzione di Zelensky attraverso nuove elezioni, accompagnata dall’obbligo per Kiev di rinunciare all’ingresso nella Nato e dall’immediata cessazione degli aiuti militari occidentali all’Ucraina. 

Come tessere di un domino geopolitico, le condizioni di Mosca proseguono con l’eliminazione totale delle sanzioni economiche contro la Russia.

Nessuna forza europea e drastico ridimensionamento dell’esercito ucraino

Infine, nessuna forza di pace europea potrà essere dispiegata in Ucraina, mentre Mosca offre in cambio di non schierare i suoi missili balistici a medio raggio Oreshnik in Bielorussia, purché anche gli Stati Uniti seguano lo stesso principio di non dispiegamento. 

Queste sono le condizioni del vincitore che ricalcano l’idee originaria di non avere il fiato sul collo delle armi NATO, troppo vicine a Mosca, come negli anni ’60 quelle russe a Cuba erano troppo vicine alla capitale USA.  

Quindi, come ci siamo affidati allo Spirito Santo per la elezione del Santo Padre, altrettanto affidiamoci a Lui per la Pace definitiva, in Ucraina ma anche in Palestina e chissà che anche la mattanza di bianchi in Sud Africa termini, senza dimenticare le decine guerre sparse per il globo.

(Vignette di Romolo Buldrini l’Aquila)

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