Di Lamberto Colla Parma, 18 dicembre 2022 – Tutti scandalizzati, la Presidentessa Metsola che lancia l’allarme di “Un attacco al Parlamento” di Bruxelles. I rappresentanti del PD invece tentano di sviare su una “faccenda” italiana e non della sinistra. Qualcun altro, ben più spudorato è perfino arrivato a sostenere che “mai avrebbero potuto incaricare un Borghezio qualsiasi”. Quale credibilità avrebbe potuto garantire? Insomma il teorema sottinteso sarebbe che la sinistra è così affidabile da poter essere corrotta per divulgare fake news credibili.
Ottimo, non fa una piega!
Mentre noi, incalliti ottimisti, pensavamo che la sinistra si nutrisse solo di demagogia.
A partire dal nome del partito collettore dei personaggi che della lobbying ha fatto un lavoro: “Articolo 1”, che immaginiamo voglia richiamare il corrispondente articolo principe della Costituzione, “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro. La sovranità appartiene al popolo, che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”.
Tra i fondatori di quel partito c’è quello statista che al telefono gridava “Facci Sognare. Vai!”. Era il 7 luglio 2005 quando Massimo D’Alema lanciava questo invito a Giovanni Consorte. Un’estate alle stelle, quella. Ai vertici di Unipol, stava scalando la Banca Nazionale del Lavoro (ma non solo quella) finendo per essere indagato per aggiotaggio e insider trading.
Ma il fiuto del business è proprio nella sangue del “Fu-Fu” che nei mesi scorsi era stato intercettato mentre spiegava i dettagli di una trattativa in corso con il Governo Colombiano per importanti armamenti (4 corvette e due aerei) di Fincantieri” e “Leonardo”, dove la commissione da spartirsi sarebbe stata di circa 80 milioni.
Per fortuna che invece sono solidi e trasparenti con le ONG e nel sistema di accoglienza e gestione dei migranti.
Aboubakar Soumahoro infatti docet. In fondo lui poteva non sapere cosa stesse facendo la moglie, la suocera e vari componenti familiari coinvolti.
Solo Berlusconi invece “Non poteva non sapere”!
Come alcuni mesi fa sostenevamo, di demagogia si può morire ed eravamo solo all’inizio della pandemia, ma avevamo visto lontano.
Un bell’apice venne raggiunto con il caso di “Renatino” il giovane pacioso casaro dello spot del Parmigiano Reggiano che si vantava di lavorare 7 giorni su sette ecc…
Se non verrà affossato, come potrebbe verosimilmente accadere, il Qatargatepotrebbe essere solo la punta di un ICBERG sottomarino enorme, che sprofonda negli abissi della farmaceutica.
E’ lì che potremmo trovare i veri “Figliocci” di Poggiolini, i “genitore 1 e genitore 2” dei nipotini qatadioti.
Se tanto mi dà tanto i 26 milioni di euro di trenta anni fa, carpiti sul solo territorio nazionale, a quanto potrebbero ammontare, al giorno d’oggi, se interpolati sull’intero territorio dell’Unione Europea?
Segnali pesanti ne sono già emersi ma non sembra facciano scalpore, non vengono ridondati a ogni notiziario e sostenuti con l’enfasi che si meriterebbero, come invece sembra che meritino questi del qatargate. I giornali stranieri, giusto per non smentirsi, hanno titolato “Italian Connection”, rispolverando vecchi e abusati cliché.
Mentre viene mantenuta sottotono tutta la vicenda che riguarderebbe la farmaceutica.
Dagli sms scambiati tra l’impettita Ursula Gertrud von der Leyen e il CEO di Pfizer Albert Bourla, che ancora, incomprensibilmente, restano secretati nonostante l’intervento dell’Ombudsman, cioè il difensore civico che raccoglie le denunce di persone e società che abbiano sede in Unione Europea, che si è così espressa: “Il modo circoscritto in cui è stata trattata questa richiesta di accesso pubblico significa che non è stato fatto alcun tentativo di identificare se ci siano degli sms – ha scritto nella sua relazione O’Really – Ciò non soddisfa le aspettative di trasparenza e gli standard amministrativi nella Commissione”.
L’invito dell’Ombudsman è quella di chiedere all’ufficio della presidenza von der Leyen una ricerca più approfondita di quei messaggini.
Ma la signora tedesca al vertice della Commissione Europea sembrerebbe anche coinvolta in un sospetto caso di “Conflitto di Interessi” riguardante la carriera del marito all’interno del settore farmaceutico e della relativa ricerca, guarda caso in zona “Pfizer”.
Mentre la moglie deve vedersela, tra gli altri mille impegni, con la grana dell’acquisto e della distribuzione dei vaccini anti-Covid, il marito (medico) partecipa a un progetto di ricerca, affidato all’Università di Padova. Heiko von der Leyen, direttore scientifico della società biotech statunitense Orgenesis, specializzata in terapie cellulari e geniche e in prima linea proprio nella realizzazione dei vaccini anti-Covid a mRna, siede nella Fondazione creata l’8 giugno scorso dall’Ateneo padovano per gestire il filone di ricerca su terapia genica e farmaci a mRna. Un piano finanziato dal Pnrr con 320 milioni di euro corrisposti dal ministero dell’Università.
Una notizia tenuta riservata ma quando divenuta nota ha scatenato l’indignazione di molti al punto da spingere il nobile medico tedesco a dimettersi per non caricare di troppe pressioni l’ingombrante consorte.
In questa vicenda però non ci si può soffermare solo alla valutazione del conflitto di interessi, bensì la questione è di rilevante natura politica.
La presidente della Commissione Ue, ha infatti più volte interrotto il legame di fiducia:
- con la gestione privatistica e segreta con la quale ha maneggiato il negoziato con Pfizer, e che ha innescato una indagine della procura europea;
- con lo scandalino connesso al marito;
- e per di più non avrebbe mai segnalato quel ruolo – al quale il marito ha poi rinunciato – nella sua dichiarazione di interessi.
Insomma, di carne al fuoco ce ne sarebbe per montare servizi su servizi e coprire il palinsesto di tutte le Tv e canali nazionali e esteri.
Ma nulla. L’attenzione è tutta enfaticamente orientata verso lobbisti di seconda, forse terza o quarta fila addirittura.
Se non si avesse la coda di paglia, il CEO di Pfizer Bourla (un cognome una garanzia), non avrebbe rifiutato di presentarsi, per la seconda volta, davanti al Parlamento europeo per un’audizione sulle trattative portate avanti con la Commissione Ue per la fornitura di vaccini. A riferirlo via Twitter è stato il presidente della commissione speciale sul Covid dell’Eurocamera, Kathleen Van Brempt (S&D): “Il Parlamento europeo ha il diritto di ottenere piena trasparenza” sui contratti e “il fallimento della Commissione Ue e di Pfizer” nel dare risposte “mostra un disinteresse per il ruolo del Pe e getta un’ombra inutile sul successo della strategia europea sui vaccini“, ha evidenziato l’eurodeputata.
Peccato che la sua dirigente, avesse nei mesi scorsi, già confessato di procedure anomale. Infatti, Janine Small, presidente dei mercati internazionali di Pfizer, alla domanda dell’eurodeputato Ross se la casa farmaceutica avesse testato la capacità del vaccino di bloccare il contagio, ha risposto – ridendo – con un secco no: “Dovevamo muoverci alla velocità della scienza per capire cosa succedeva”.
Se tanta importanza è stata data al Qatargate, chissà quanta ne avrà il Pharmagate quando esploderà in tutta la sua virulenza: allora sarà vera pandemia politica globale.
In conclusione restiamo in attesa di veder rotolare molte teste coronate di “Sovran*” demagoghi, abili a parlare ma molto meno a dimostrare etica e trasparenza.
LINK UTILI
https://www.gazzettadellemilia.it/politica
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/39419-il-fango,-dai-piedi-%C3%A8-passato-alla-testa
https://www.ilfattoquotidiano.it/2011/05/28/quando-dalema-gli-disse-giovanni-facci-sognare/114397/
https://www.laverita.info/dalema-armi-80-milioni-spartire-2656809487.html
https://www.gazzettadellemilia.it/politica/item/26699-di-demagogia-si-pu%C3%B2-morire
“Italian Connection” https://youtu.be/Iy9JyZB2sSI
https://www.ilgiornale.it/news/politica/vaccini-covid-bufera-sugli-sms-segreti-ursula-2006079.html