Il Parmigiano Reggiano secondo Nicola Bertinelli

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Da sette anni alla guida del Consorzio del Parmigiano Reggiano, Nicola Bertinelli fa con noi il punto della situazione di mercato e del Consorzio stesso alla vigilia del suo ultimo anno di mandato… o forse NO.


Di Virgilio Parma, 31 dicembre 2023 – Per chi pensava che l’anno che sta concludendosi sia stato negativo, alla luce dei dati degli ultimi mesi deve ricredersi e può sperare per un biennio 2024 e 2025 di rinnovata ripresa anche in termini economici a patto che resti stabile la produzione.

Negli ultimi 11 mesi gennaio-novembre 2023 le vendite totali hanno infatti registrato un +8,0% rispetto allo stesso periodo del 2022, con un incremento pari a 9.000 tonnellate (+225.000 forme). In particolare, l’Italia aggregata segna un +10,2% e l’estero un +5,6%. Segnali positivi che potrebbero portare a un rialzo dei prezzi già a inizio anno grazie a un ritrovato equilibrio tra domanda e offerta di prodotto.

Per meglio comprendere lo stato di salute attuale è necessario fare un passo indietro di almeno sette anni. 

La crisi nella quale versava il Re dei Formaggi era pesante e si prolungava da diversi anni con prezzi al di sotto dei costi di produzione. Molte aziende erano in forte difficoltà e diventava urgente imprimere un’inversione di tendenza, in particolare nel mercato italiano, perché l’estero, negli anni, ha sempre aumentato i volumi, garantendo anche una buona remunerazione.

Questa la situazione che Nicola Bertinelli si trovò ad affrontare e che si sarebbe aggravata a seguito di una pandemia globale e i riflessi negativi di due guerre.

Ma il governo del Consorzio, guidato da Nicola Bertinelli, le idee le aveva ben chiare e, grazie alle basi già poste dal precedente Consiglio per riequilibrare il mercato, e a scelte mirate a sostenere la domanda, è riuscito in breve tempo a portare il prezzo a livelli remunerativi, la produzione ad aumentare e nuovi mercati aprirsi per assorbire le produzioni che galoppavano oltre i 3,3 milioni di forme sino a giungere alla ultima annata che ha fatto ingresso sul mercato (annata 2021) con 4.091.000 forme contro la produzione 2022 che si era attestata a 3.937.000 forme e che entrerà in commercio dall’anno prossimo.

“Il 2023 è stato un anno che dovrebbe fare scuola nel Parmigiano Reggiano – dichiara Nicola Bertinelli – perché, per un disposto combinato di variabili, sono emersi dei fattori che da un punto di vista del pensiero sono logici ma che non abbiamo mai visti scaricati a terra. Tutto ciò però è servito per comprendere:

1. L’importanza dell’offerta, della quantità. Nel 2023 è andata sul mercato la produzione 2021 con 4.091.000 forme, che corrette con l’aumento di peso registrato (42 kg/cad media contro i 40 precedenti ndr) arrivano a 4.200.000 forme, corrispondenti a un +7% rispetto all’anno precedente. Una situazione che, nel mercato italiano, non ha consentito ai commercianti di andare alla distribuzione chiedendo un adeguamento dei listini. La distribuzione ha così potuto avvantaggiarsi della concorrenza tra commercianti costringendo a abbassare i prezzi in acquisto ma mantenendo alti i prezzi in uscita riuscendo perciò a marginare molto. Questo ha comportato che i commercianti abbiano a loro volto acquistato il fresco a un prezzo tale da compensare la flessione negativa subita.

2. Abbiamo quindi compreso anche un’altra cosa. La Distribuzione spinge i prodotti che le convengono. E avendo il Grana Padano recuperato notevolmente in termini di prezzo avvicinandosi ai valori del Parmigiano Reggiano, ha messo la Distribuzione nelle condizioni di favorire il Parmigiano Reggiano tant’è che da giugno ad oggi è stata sostenuta l’uscita del Parmigiano Reggiano. Questo ha comportato una uscita mai registrata così alta nella storia. +260.000 forme in un anno rispetto al precedente che sono andate a metabolizzare tutto quell’aumento di offerta che c’era stato.”

A fronte di quanto rilevato, gli ultimi insegnamenti che vengono offerti sono il ruolo della programmazione dell’offerta, “Dobbiamo imporci che non possiamo permetterci di produrre una forma in più di quella pianificata”, prosegue Bertinelli, e in seconda battuta il ruolo della Distribuzione per cui il “Consorzio deve ragionare con le centrali della distribuzione per realizzare dei progetti di valorizzazione del prodotto e non per far fare delle uscite, e in terzo luogo rendere i due prodotti sempre meno sostituibili”.

Un elemento per rendere maggiormente distinguibili i prodotti si basa sulla Qualità. “Possiamo riempire di valori – rimarca Bertinelli – il nostro prodotto, come la sostenibilità, ma se vogliamo che il consumatore paghi 5-6€ in più, indispensabili per coprire i maggiori costi di produzione, soprattutto in territorio montano, se vogliamo questo riconoscimento economico dobbiamo avere un prodotto distintivo”.

Il tema della Qualità del prodotto deve essere al centro delle attenzioni, un fattore da sempre ritenuto strategico.

“Dobbiamo lavorare per mantenere in futuro quella distintività, quel distacco che ci ha sempre contraddistinto e che ci ha permesso di essere considerati migliori degli altri formaggi a pasta dura”.

Un altro elemento da mettere sotto analisi sono le fasce di acquisto dei prodotti. “Fatto 100 il mercato italiano, un 20% sono fedelissimi al Parmigiano Reggiano, continua Nicola Bertinelli, un altro 20% sono fedelissimi al Grana Padano e un 60% compra l’uno o l’altro in funzione delle attività promo realizzate in distribuzione. Noi dobbiamo lavorare su questo 60% per irrigidire la nostra curva di domanda e diminuire l’elasticità incrociata per cui varia in forza del prezzo. L’altro grande tema proprio di questi giorni è il “No Conservanti” e la vicenda Lisozima; per cui abbiamo vinto contro il Ministero della Salute. Nessuna polemica nei confronti dei Grana Padano con il quale lavoriamo insieme su diversi fronti: è un tema di giustizia per i consumatori e per quei produttori che trasformano senza utilizzo dei conservanti. Il consumatore deve sapere cosa compra, ed essere “senza conservanti” costituisce un plus del nostro formaggio.”

Infine Bertinelli, tocca anche l’aspetto socio economico della filiera del Parmigiano Reggiano. Infatti, non essendo una lavorazione esportabile, tutti i ricavi tornano sui territori di produzione consentendo alle molteplici figure connesse al Parmigiano Reggiano di lavorare e progredire, dalla impresa zootecnica, al veterinario agli artigiani ai produttori e commercianti di mezzi per l’agricoltura ma consentendo anche la permanenza dell’uomo in quei territori marginali che diversamente sarebbero già da molto tempo deserti.

“Il tema della sostenibilità è importante. Tutti, quando si parla di sostenibilità, hanno in mente una sola gamba del tema, ovvero quello della sostenibilità ambientale. Ma noi la intendiamo come durabilità, come prolungamento, un modo per dare continuità, quindi sostenibilità economica da consentire la permanenza sociale, di una comunità che può prendersi cura del territorio dove vive e opera e perciò garantire la sostenibilità ambientale. Dobbiamo trasmettere ai consumatori anche questi valori positivi.”

Senza Parmigiano Reggiano ci sarebbero costi sociali enormi. 

Attraverso questi valori si può riempire il prodotto di ulteriore fattori distintivi ma se il prodotto non si distacca dal punto di vista organolettico tutto ciò “rimane a disposizione per fare dei convegni, fare dei libri, rimane demagogia ma i valori non si scaricherebbero a terra” chiosa Nicola Bertinelli.

Indubbiamente il settennato di Bertinelli ha segnato una svolta positiva al mercato del Parmigiano Reggiano, ma soprattutto lascerà in eredità una struttura organizzativa che contribuirà a sostenere il cammino anche di coloro che verranno dopo di lui. Ancora un anno e poi inizieranno i lavori preparatori per il rinnovo delle cariche nella primavera 2025. 

A fronte di questa scadenza abbiamo chiesto a Nicola Bertinelli quale possa essere un suo sogno ancora da realizzare.

E’ difficile rispondere a questa domanda. A 51 anni, anche se raddoppiassi l’impresa familiare che ho contribuito a far crescere, la mia qualità di vita non muterebbe. La vera soddisfazione è invece poter contribuire a creare bene comune. Sono nato in questo territorio patria del Parmigiano Reggiano ed ho avuto persino l’opportunità di operare positivamente per questo comparto produttivo e in più di rappresentare il Consorzio. Lascerò un Consorzio strutturato e in grado di assorbire le spinte negative esterne e mi auguro che le prossime scelte vadano sempre verso soggetti adeguati e capaci, dotati di competenze spendibili a favore della collettività. Se mi dovesse essere avanzata un’altra proposta per correre per il terzo mandato, potrei anche accettare a patto che la squadra che verrà composta possieda le capacità e competenze per svolgere un incarico difficile e delicato.

BUON ANNO

NUOVO!

Link:

Video intervista: https://youtu.be/VwvpjkgUbOY

https://www.gazzettadellemilia.it/politica

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