Di Lamberto Colla Parma, 27 febbraio 2022 352° giorno dell’anno 2 dell’era COVID-19 – domenica
Dopo i quattro anni di pace concessi dal demonio Trump, ecco che Biden torna a usare la “colt” per recuperare la stima degli americani quasi azzerata dalla rapida e incontrollata ritirata dall’Afghanistan. Sbagliato una volta, invece di fermarsi raddoppia, da buon ludopatico, riportando un po’ il mondo in fibrillazione dando vita a una alleanza “di sottomarini”, con Australia e la Marina di Sua Maestà, concretizzata con esercitazioni davanti alle coste di Taiwan per “intimidire” la Cina. Un’operazione che prese alla sprovvista i suoi alleati europei che nulla sapevano e soprattutto i francesi ai quali vennero addirittura sfilati gli ordinativi che già avevano in mano per la fornitura di sottomarini dei cantieri transalpini agli australiani che invece si forniranno dagli “splendidi alleati” USA e GB.
Con un solo colpo ha fatto infuriare i cinesi e diviso gli europei.
Probabilmente, a Biden è anche rimasta un po’ di nostalgia dell’episodio che lo ritraeva il 4 maggio 2011 quando con la Clinton e il Presidente Obama guardavano la diretta dell’operazione per annientare Osama Bin Laden, che ai primi del mese è riuscito nella replica potendo annunciare l’eliminazione del terrorista ISIS in Siria, operazione che ha visto la morte anche di molti bambini.
Un atteggiamento da sceriffo che il Presidente a Stelle e Strisce ha mantenuto in tutta la trattativa condotta con Putin, al quale non ha mai concesso alcuna chance negoziale. E alla fine, alle promesse di intervento non è seguito nulla, oltre alle armi e ai soldi con i quali, insieme agli amici europei, ha rimpinguato l’Ucraina, lasciandoli comunque soli a fronteggiare la Russia, come tutti i pragmatici immaginavano.
Come anticipavo nel mio editoriale del 13 febbraio scorso, per negoziare occorre che le due parti avessero lasciato sul campo qualcosa e l’occidente ha invece sempre negato l’evidenza delle richieste di Putin il cui principale obiettivo era la sicurezza e in pratica pretendeva di non avere missili nemici (NATO) al confine.
Troppo facile assegnare le responsabilità al solo Putin, parimenti responsabili sono i nostri leader occidentali che hanno consentito alla NATO di parlare e vantarsi, soffocando ogni valore negoziale della politica.
Anche il generale Leonardo Tricarico Presidente ICSA, al TG Speciale di LA7 del 24/2/22, conviene sul fatto che la NATO, essendo organismo difensivo, non aveva titolo per parlare, per cui la croce la devono portare Putin ma anche La NATO in egual misura.
Con ciò non si vuole giustificare l’intervento russo ma sottintende che da nessuna parte si è fatto nulla perché le esigenze di sicurezza russe venissero soddisfatte, così disinnescando la “bomba ucraina”.
E infatti, poche ore prima, il generale aveva dichiarato a LaPresse “L’ideale è che si getti acqua sul fuoco e che si ascoltino le motivazioni di Putin, una cosa che avremmo dovuto fare prima”.
Una domanda sorge spontanea: come avrebbe reagito Biden al collocamento di missili a Cuba o in Messico da parte di un rinnovato “Patto di Varsavia”?
Spiace che sul fronte UE non ci sia la capacità di svincolarsi da abbracci mortali, portando a elevare i negoziati prima di dover subire le decisioni e cadere in una guerra che potrebbe aprire a scenari terribili. Basti pensare che in Sicilia c’è il controllo di tutti i missili europei della Nato e da lì partono i droni per l’Ucraina.
Un obiettivo strategico che non può essere fuori dai radar russi.
Purtroppo l’Ucraina oggi e domani potrebbe comprenderlo anche Taiwan, scoprirà quanto inaffidabili siano le promesse UE/USA/NATO.
Comunque, se i cervelli riuscissero a riaccendersi, un negoziato è sempre raggiungibile, con qualche difficoltà in più ma fattibile. Basta volerlo!
(Foto Obama / Biden / Binladen 4maggio 2011: Di Pete Souza – White House Flickr Feed, Pubblico dominio, https://commons.wikimedia.org/w/index.php?curid=15098315)
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