Musica sinfonica e musica eversiva! Lethal weapon.

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Di Lamberto Colla Parma, 27 luglio 2025 – “La Direzione della Reggia di Caserta ha disposto l’annullamento del concerto sinfonico diretto da Valery Gergiev, previsto nell’ambito della rassegna Un’Estate da Re per il prossimo 27 luglio nel cortile del Complesso Vanvitelliano.     La presenza del direttore d’orchestra russo, criticato per le sue posizioni ritenute vicine a Putin, aveva suscitato forti polemiche e si temeva per possibili manifestazioni di protesta organizzate da associazioni ucraine per domenica sera.” Questo il commento dell’agenzia ANSA.

Il direttore era già stato al centro di polemiche all’inizio del conflitto, quando fu la Scala e il sindaco, nonché presidente del Teatro, a chiedere al musicista di prendere le distanze da Putin. “Con il sovrintendente del teatro (Dominique Meyer ndr) gli stiamo chiedendo di prendere una posizione precisa contro questa invasione e se non lo facesse saremmo costretti a rinunciare alla collaborazione” disse il Sindaco Sala.

Sembrava una idea balzana,  almeno per le persone di buon senso,mentre al contrario il boicottaggio a testi, musiche e gli stessi artisti russi venne preso sul serio come una forma di protesta che ha riguardato non solo i bacchettoni locali ma si è espansa un po’ in tutto il globo, almeno quello occidentale.

Tugan Sokhiev – direttore dello storico Teatro moscovita Bolshoi- si dimise dall’incarico rinunciando anche alla carica di direttore musicale dell’Orchestre National du Capitole de Toulouse. “Dopo aver affrontato una scelta impossibile tra i miei musicisti preferiti russi e francesi, fra Debussy e Stravinskij, ho deciso di conseguenza”- specifica il musicista. Chapeu. Coraggioso, coerente, encomiabile.

Per riprendere le fila nazionali, annullare le lezioni di Paolo Nori su Dostoevskij, come ha fatto il prorettore alla didattica, in accordo con la rettrice dell’università Bicocca, è stata più una prova di pavidità che di opposizione politica: “Lo scopo è evitare qualsiasi forma di polemica, soprattutto interna, in questo momento di forte tensione”, fu la giustificazione ufficiale.

Non si pensi che solo i grandi e aulici artisti internazionali venissero toccati dalla ferrea mano della pulizia “culturale” .

Anche gli artisti italici sono stati a loro volta boicottati all’estero.

Al Bano (al secolo Albano Carrisi), Toto Cotugno, Pupo ma anche Michele Placido sono stati toccati dalle censure. E, se guardiamo all’estero, personaggi del calibro di Gerard Depardieu è caduto nella rete demagogica.

Sono infatti costoro i personaggi considerati pericolosi per l’Ucraina, tanto da essere inseriti nella lista nera compilata dal ministero della Cultura in base alle richieste del Consiglio di Sicurezza e Difesa nazionale, dei servizi di sicurezza, del Consiglio di Tv e Radio nazionali. Il problema, per i nostri rappresentati “pop”, sarebbe essere troppo vicini alle idee di Putin.

La posizione più grave era certamente quella di Toto Cotugno, colpevole di essere iscritto all’associazione “Amici di Putin” e di aver cantato, come il collega di Cellino San Marco, più volte dinanzi al premier russo e anche con l’Armata Rossa.

Sempre in casa nostra, l’eterno “Pupo” è invece sgradito in Lituania.

Pupo, all’agenzia di stampa russa Tass, ha raccontato che il suo concerto in Lituania, che era previsto per il 26 aprile (2024 ndr), è stato cancellato perché non è stato gradito il fatto che si sia esibito qualche settimana fa al Cremlino.

Con tutto il rispetto – ha spiegato Pupo ai microfoni russi – nella mia vita non ho mai preso ordini da nessuno. Io credo che la cultura, l’arte e la musica non debbano subire nessun tipo di censura. I signori lituani parlano di intolleranza, ma in questo caso mi pare che gli intolleranti siano loro. In Russia non mi hanno mai messo davanti alla scelta. Io sono un uomo libero”.

Come dargli torto.

Ma di questi tempi essere russofoni è imperativo, fascisti se non la si pensa come vorrebbero le intellighenzie sinistre e omofobi se ci si dichiarasse etero.

Ancora residui dell’ideologia woke sono radicati, un po’ perché non si capisce cosa voglia dire, un po’ perché fa chic proporsi come alternativi radical.

Non sono artisti, ma armi letali che se messi al fronte farebbero cambiare le sorti della guerra in men che nonni dica.

Lethal Weapon.

Altro che  missili ipersonici, altro che droni invisibili, altro che raggi laser, la musica dotta ma ancor più quella pop è la vera arma segreta di Putin.

Si comprende perciò la preoccupazione del segretario della NATO, l’olandesino Mark Rutte (Nomen Omen), il quale durante la conferenza stampa sul discorso di Trump,  ha denunciato la slealtà di Putin e dei suoi comandanti rei di bombardare le armi, che gli alleati mandano nelle retrovie, ancor prima di essere traslocate al fronte di guerra e senza che abbiano ancora  potuto uccidere manco un militare russo.

Una scorrettezza inqualificabile da condannare con altre sanzioni, compreso la squalifica dal gioco del Risiko.

Con certi comandanti in campo l’Europa non può aver paura di alcuno e di Putin se ne farà un baffo.

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