Non c’è “PACS”, manco dopo morto.

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Di Lamberto Colla Parma, 8 gennaio 2023 –  Devono aver tirato un gran respiro di sollievo i “sinistri” dopo aver appreso della salita al cielo del Papa Emerito Benedetto XVI, l’oppositore del relativismo e il restauratore del cattolicesimo classico.

Morto un Papa ne rimane un altro” titolava il 4 gennaio il “Partito Comunista dei Lavoratori” e per quanto poco apprezzabile, alcuni contenuti sono condivisibili, soprattutto dove sottolinea “La retorica a reti unificate in occasione della morte del Papa emerito ha pervaso anche gli ambienti liberali e laici, persino quelli che a suo tempo avevano criticato il “pastore tedesco”, mentre i gruppi dirigenti della sinistra cosiddetta radicale manifestano la preoccupazione di un indebolimento del papa attuale, da cui da tempo sono stati sedotti.

Infatti, sorprendentemente, dopo l’isolamento al quale era stato sottoposto, ora in tanti hanno omaggiato il “gigante” delle dottrina, alle volte cercando di non disturbare troppo parte del proprio elettorato come il caso del PDimissionario Enrico Letta che si è posto in equilibrio linguistico riuscendo a diventare persino comico.

In Twitter Enrico Letta ha scritto: “Con la scomparsa di Papa BenedettoXVI Roma, l’Italia e il mondo intero perdono un protagonista assoluto. Un grande uomo di fede e di pensiero. Un innovatore. La sua scelta delle dimissioni cambierà per sempre la storia della Chiesa Cattolica. Tutti dobbiamo essergli riconoscenti

Riconoscenti per cosa ci chiediamo? Per essersi dimesso?.

Più che una opposizione alla politica di Ratzinger c’era e c’è una vera ossessione. Il culmine della vergogna si ebbe quando venne impedito al Papa di aprire l’anno accademico alla Sapienza di Roma. Nel 2007, 67 docenti, si schierarono contro il suo intervento costringendolo a rinunciare.

Un’ossessione iniziata dal suo primo giorno di pontificato e mai scemata. Dopo la prima pagina con il “Pastore Tedesco” pubblicato dal “Manifesto”, giornale di riferimento della sinistra, ecco che l’8 dicembre del 2006 a Roma, dalla finestra dello stesso quotidiano, al passaggio del Papa, diretto a Piazza di Spagna per le celebrazioni dell’Immacolata, furono lanciati bigliettini con la foto del Papa con la scritta “Lasciaci in pacs”.

Joseph Ratzinger è stato un uomo e un Papa dotto e di una lucidità intellettuale che, per buona pace della pace più universale, dovette mortificare anche al cospetto dell’Islam all’indomani del suo discorso di Ratisbona (2006) nel quale deprecò l’aggressività musulmana. In effetti non disse nulla di nuovo, si limitò a riesumare dall’oblio l’esortazione dell’imperatore bizantino Manuele II Paleologo a un interlocutore musulmano: “Mostrami pure ciò che Maometto ha portato di nuovo, e vi troverai soltanto delle cose cattive e disumane, come la sua direttiva di diffondere per mezzo della spada la fede che egli predicava”.

Apriti o cielo, val proprio la pena di dirlo, un’insurrezione sull’ovvietà che però coinvolse anche gli alti prelati cattolici, come i gesuiti cardinal Martini e padre Thomas Michel, che liquidarono la faccenda con “Benedetto XVI a Ratisbona ha esposto il suo punto di vista personale “.

E da quel momento venne l’isolamento totale che lo portò infine ad abdicare.

Papa Ratzinger aveva intravisto per primo l’arrivo dell’epoca storica che vuole il pensiero unico dominante dichiarando che è: “Una sorta di dittatura del relativismo che non riconosce nulla di definitivo e lascia come ultima misura il proprio io e le sue voglie”.

Quando Ratzinger parla di “voglie” si riferisce a quella morbosità dei pochi capitalisti mondiali che intendono il progresso solo come una macchina produttrice di beni e consumi per tanti, ma di proprietà di pochissimi, pronti a teleguidare l’operaio automa umano.

In un discorso del 19 novembre 2005 disse: “Occorre guardarsi dai rischi di una scienza e di una tecnologia che si pretendono completamente autonome nei confronti delle norme morali inscritte nella natura dell’essere umano”.

Ed ora Riposa in Pace. Amen!

da Agenzia DIRE

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