“Siccità e caldo anomalo mettono a rischio il 30% della produzione agricola reggiana”

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“Assenza di piogge e temperature sopra le medie stagionali, anche di 20 gradi nel weekend. È la previsione delle prossime settimane per il nostro territorio, una situazione che ci preoccupa notevolmente: con queste condizioni meteo è a rischio almeno il 30% dei nostri principali prodotti agricoli”. Parole di Lorenzo Catellani, presidente CIA Reggio, che denuncia lo stato di grave siccità ormai strutturale.

“L’inverno si è caratterizzato per una drammatica carenza di precipitazioni in tutto il Nord – entra nel dettaglio -: basti pensare che si registra il 45% di neve in meno sulle Alpi, rispetto al 2022, e i grandi laghi sono molto bassi. Questo significa che i grandi serbatoi naturali di acqua per il fiume Po, e dunque per la nostra agricoltura, sono a livelli molto allarmanti. Le ultime portate medie mensili calcolate nelle principali sezioni del Po sono le più basse dell’ultimo periodo climatico (1991-2020). A questo, si aggiunge che i torrenti e le falde sono ai minimi storici (-80% rispetto alla media del periodo). Le scarse precipitazioni non hanno influito su uno stato generale che avrebbe bisogno di piogge copiose per invertire il deficit idrico. Il Cnr ha sentenziato che servirebbero ben 50 giorni di pioggia per salvare l’estate. Siamo dinnanzi a una situazione particolarmente delicata per la prossima stagione irrigua, che con queste premesse sarà addirittura peggiore di quella già pesante dell’anno scorso”.

Sull’agricoltura reggiana si addensano “tante nubi. Gli imprenditori agricoli soffrono l’incremento dei costi (carburanti +100%, mangimi +40%) e mentre sono aumentati i prezzi al consumo (10% in media) non c’è stato alcun ritorno per chi lavora la terra. Cala la nostra produzione agricola che nel 2021 portò l’economia provinciale a 744 milioni di euro”.

Il settore primario, tra maggiori costi produttivi e danni sui campi, è destinato “a una nuova estate di grande deficit con crolli produttivi del 10% per gli ortaggi e fino al 30%, in alcuni areali, per colture importanti come mais e riso, 50% della foraggicoltura (nelle zone non irrigue) che è fondamentale per la zootecnia del Parmigiano Reggiano. Siamo adesso in tempo di semine e la preoccupazione è altissima. I terreni sono aridi e si parte già penalizzati: a rischio 14mila ettari di foraggere e 6mila di mais”.

Per affrontare questa emergenza ormai cronica “servono risposte rapide, strutturali ed efficienti. Tanti imprenditori agricoli reggiani stanno facendo fronte all’emergenza investendo in impianti per il risparmio idrico. Alcuni si affidano addirittura alle mappe satellitari per innaffiare i campi solo dove è strettamente necessario. Ma questo non può certo bastare per contrastare i gravi effetti dei cambiamenti climatici”.

Cia giudica positivamente l’istituzione a Palazzo Chigi di una Cabina di regia “per affrontare la crisi idrica, così come l’intenzione di individuare un Commissario straordinario e realizzare un provvedimento normativo urgente con deroghe e semplificazioni per accelerare i lavori essenziali a far fronte all’emergenza. Tra questi, è fondamentale la realizzazione della diga sull’Enza a usi plurimi, delle dimensioni cioè necessarie a soddisfare tutte le necessità del vasto territorio che andrebbe a servire. Si faccia presto, l’agricoltura reggiana non può più aspettare”.

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