Di Lamberto Colla Parma, 16 febbraio 2025 – Il timore, in casa RAI, che l’edizione contiana sarebbe stata inferiore alle edizioni da record di Amadeus, ecco che sono state modificate le modalità di rilevamento. Così il 30 dicembre 2024 Auditel, la società che rileva e pubblica gli ascolti televisivi, ha cambiato il metodo di rilevamento degli spettatori introducendo la cosiddetta Total Audience. Rispetto a quanto accadeva in precedenza, ora vengono considerati anche i dispositivi smart, come computer, telefoni e visioni on-demand.
“Il nuovo sistema Total Audience – scrive Geopop – può essere considerato come la somma tra la fruizione di contenuti lineari (televisioni nelle prime case) e contenuti digitali (televisioni smart nelle seconde case e dispositivi connessi online)
L’appuntamento iper-popolare di Sanremo tutti gli anni sfida sé stesso e l’asticella viene continuamente alzata. Con Baudo c’erano i salvataggi in diretta di tentativi di suicidio, con Amadeus le co-conduzioni di Fiorello e le stravaganze “malefiche” degli artisti, tutto per far parlare e tenere alta l’attenzione con gran godimento degli inserzionisti.
Ogni stravaganza è consentita e in questi ultimi anni anche i tormentoni WOKE e politici, ovviamente di orientamento radical chic, sono disseminati lungo tutto il percorso temporale del festival.
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Quest’anno l’inizio è stato col Botto!
Una prima serata intrisa di buonismo e santificazioni.
Nonostante una salute cagionevole e un po’ di problemini dettati dalla tendenza iper modernista, il Santo Padre Papa Francesco ha trovato il tempo e la voglia di Glorificare la musica di Sanremo mandando un video messaggio. Ma la serata inaugurale, nonostante un inciampo audio iniziale, è partita all’insegna della celebrazione del povero Ezio Bosso.
Ma non si esaurisce qui. Carlo Conti aveva infatti aperto il suo intervento in sala stampa ricordando i giornalisti scomparsi.
Il direttore artistico del Festival ha citato esplicitamente Ernesto Assante, storica firma di Repubblica, accompagnato dall’applauso dei giornalisti:
“Siete molto più numerosi rispetto al mio ultimo Festival, nel 2017. Vi ringrazio, voglio ricordare chi è andato in pensione e rivolgere un pensiero particolare a chi ci ha lasciato, come Ernesto Assante”.
Le celebrazioni della prima serata sono proseguite anche coni ricordi di Sammy Basso e Fabrizio Frizzi.
Non poteva nemmeno mancare il siparietto antifascista, sin dalla prima conferenza stampa. Uno spregiudicato e coraggioso giornalista si è preso il giusto spazio chiedendo al conduttore e a Gerry Scotti se si dichiarano antifascisti.
“Che barba che noia, che noia che barba” direbbe la simpatica Sandra Mondaini sbattendo le gambe sotto le lenzuola nella gradevolissima sit comedy “Casa Vianello”.
La prima serata prosegue intensamente per far esibire i 29 cantanti. E pochissimi autori. Un’impronta molto personale e ben poco autorale anche se in diverse canzoni nel sottopancia si potevano leggere anche 5-6 autori, quasi una assemblea condominiale.
Nel complesso, addirittura, cinque autori hanno superato la barriera delle tre canzoni a testa, arrivando fino a sette. Una situazione che ha insospettito anche il Codacons spingendolo a presentare un esposto all’Antitrust, per verificare che questa pratica, questa “lobby” come l’ha definita qualcuno, non danneggi la concorrenza tra gli autori e la qualità dell’offerta musicale del Festival per i consumatori.
Tra gossip extraconiugali riguardo ai concorrenti, altri indagati e ritirati dalla competizione, la direzione artistica di Conti, sfortunata o scientificamente orchestrata di inciampi, prima durante e dopo, ha contemplato persino l’annuncio di voler tenere lontana la politica dal palco dell’Ariston. Niente da fare, un gran flop o meglio, una ben pasturata fake, o un fioretto non mantenuto.
Anche Elodie ha voluto rimarcare, con enfasi teatrale, che “non voterei la destra e la Meloni nemmeno se mi tagliassero la mano”. Poteva l’altra “bella”, Rose Villain, sottrarsi dalle luci politiche? Così si era sentita di tuonare contro la vittoria di Trump e il Governo italiano sparando il suo sdegno sui giornali. Sullo sfondo di Sanremo, un ex concorrente di Xfactor, la cantante Francamente, ha voluto il suo spazio di gloria mediatica, pensando di modificare “Fratelli d’Italia”, il canto degli italiani, solo perché lo riteneva poco “inclusivo”.
Nel segno di Pace, ecco fare la comparsa la cantante israeliana Noa e la collega palestinese Mira Awad esibirsi con ‘Imagine’ di John Lennon, in una versione cantata in parte in ebraico, in parte in arabo e in parte in inglese.
Non poteva mancare, il “santone” Jovanotti, travestito da “artista di strada” completamente dorato, scarpe comprese, mancava solo la intelaiatura che simulasse il vento e l’outfit sarebbe stato perfetto. Naturalmente è stato etichettato come signore d’eleganza. In perfetta forma dopo l’infortunio, si definisce “troppo emozionato”. “Non si può venire qui a fare queste cose – si rivolge a Conti -, troppa adrenalina. Per me è un festival speciale, sono felice di essere qua. C’è anche mia figlia Teresa” per poi lasciarsi andare a un affettoso abbraccio con l’olimpionico Gianmarco Tamperi che ha scelto il palco di Sanremo per annunciare che non lascerà il salto e si presenterà alle prossime Olimpiadi Los Angeles 2028.
Ma un festival che si rispetti deve portare pezzi da 90 come il premio Oscar Roberto Benigni, che fa la sua comparsa il venerdi, la serata dedicata alle cover, forse la più leggera di tutte, se non fosse per la presenza del comico toscano, sempre più politico e sempre meno comico.
Un abitué della kermesse sonora ligure. E’ la sesta volta infatti che l’artista partecipa a Sanremo. L’esordio per lui avvenne nel 1980. Poi il 2002, con Pippo Baudo. Nel 2009 intervenne al festival condotto da Bonolis, mentre nel 2011 si presentò a cavallo per il festival di Morandi.
Nel 2020, edizione pandemica in solitaria, prese la scena per 40 minuti, recitando Il Cantico dei Cantici. L’ultima apparizione nel 2023, con Amadeus, quando con il suo intervento celebrò la Costituzione italiana alla presenza del presidente della Repubblica Sergio Mattarella.
Insomma anche quest’anno Sanremo è stato un meraviglioso tazebao della sinistra coi Rolex indottrinata di filosofia woke. Certamente in buona compagnia, almeno a ascoltare quello che giunge da oltre Manica.
A essere osservati con diffidenza, forse omofobia o patriarcale, sono persino i mattoncini LEGO, ovviamente per le modalità di incastro.
Dovremo togliere a questo punto anche tutte le prese elettriche? Il vantaggio unico è che sparirebbero quegli obbrobri di auto elettriche, per di più scopriamo oggi essere patriarcali e frutto di una società maschilista!
Per la cronaca THE WINNER IS:
1° Olly (Balorda Nostalgia)
2° Lucio Corsi (Volevo essere un duro)
3° Brunori Sas (L’albero delle Noci)
UFFA. Che barba che noia, che noia che barba…
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(Vignette di Romolo Buldrini l’Aquila e una di Gianfranco Colella)
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