Di Lamberto Colla Parma, 9 marzo 2025 – Dopo i 70 miliardi spesi per i prodotti pro-farmaci anti covid, ecco che dal cappello a cilindro di Ursula Von der Lyen escono altri 800 miliardi per il riarmo europeo. Una spesa notevole che però però l’Ursula concede che quei soldi “ben spesi” non andranno ad aumentare l’indebitamento pubblico degli Stati. Miliardi fuori dal Patto di Stabilità.

Che magnificenza!
Alla pari del Covid e di tutte le altre volte nelle quali si è voluto far passare una operazione che avrebbe raccolto il dissenso di molti, ecco che la scusa dell’emergenza , sanitaria prima e bellica oggi, entra in soccorso dei governi.
«È un momento spartiacque per l’Europa. È anche un momento spartiacque per l’Ucraina. L’Europa affronta un pericolo chiaro e presente, e quindi l’Europa deve essere in grado di proteggersi, di difendersi, così come dobbiamo mettere l’Ucraina in una posizione per proteggersi e spingere per una pace duratura e giusta. Vogliamo una forza pacifica, ed è per questo che oggi presento ai leader il piano di Rearm Europe». Lo ha detto la presidente della Commissione europea Ursula von der Leyen nel corso del suo punto stampa con il presidente ucraino Volodymyr Zelensky. Parole che arrivano nel giorno della riunione straordinaria del Consiglio europeo sull’Ucraina.
Trasparenza e democrazia ancora calpestate.
La Ursula (non quella della sirenetta) vuole scavalcare il Parlamento Ue per far approvare il suo piano di riarmo: “No al voto in aula, è un’emergenza”.
Ma che sorpresa questa ennesima emergenza.
Il cavillo al quale si aggrappa la condottiera UE è l’articolo 122. Questo prevede che “fatta salva ogni altra procedura prevista dai trattati, il Consiglio, su proposta della Commissione, può decidere, in uno spirito di solidarietà tra Stati membri, le misure adeguate alla situazione economica, in particolare qualora sorgano gravi difficoltà nell’approvvigionamento di determinati prodotti, in particolare nel settore dell’energia”. E poi aggiunge che “qualora uno Stato membro si trovi in difficoltà o sia seriamente minacciato da gravi difficoltà a causa di calamità naturali o di circostanze eccezionali che sfuggono al suo controllo, il Consiglio, su proposta della Commissione, può concedere a determinate condizioni un’assistenza finanziaria dell’Unione allo Stato membro interessato. Il presidente del Consiglio informa il Parlamento europeo in merito alla decisione presa”.
Dopo i favori a Bourla (CEO Pfizer) & C., con messaggini e contratti secretati, ecco i nuovi regali, questa volta destinati agli armaioli.
Keir Starmer, premier britannico, è pronto a mandare le truppe in Ucraina, Emmanuel Macron invece a sentire Emanuel Macron l’esercito russo è alle porte di Parigi. Il suo discorso ha spaventato i francesi, al punto che i giornali locali si sono affrettati a preparare articoli su chi sarà chiamato in caso di invasione del paese, mentre ricordiamo che il presidente Sergio Mattarella ha avuto l’ardire di equiparare al Terzo Reich la Federazione Russa e dulcis in fundo Ursula Von der Lyen apre la borsa dei soldi per armare, non si conosce come e chi, per fronteggiare una minaccia potenziale e remota, salvo non si stimoli un attacco preventivo di israeliana memoria.

Pensare che in un quarto di secolo non si è riusciti a comporre una federazione europea, pasticciando una moneta unica con l’intento unificatore portando invece a una sempre più certa “Dis – Unione Europea” culminata con la Brexit.
Ed ora, in forza dell’emergenza bisogna armarsi senza alcuna idea di come fare. Quali “attrezzature belliche” e prodotte da chi? Non potremo certo lascia decidere i vari Paesi. Quel che è certo è che i produttori di armi dei vari Stati non molleranno l’osso a favore di competitor d’altri paesi.
Un esercito comune o meglio unico prevede un unico Stato e non una squinternata banda Bassotti o peggio una Armata Brancaleone, come è quella che stanno cercando di allestire.
L’importante è spendere soldi, tanti, a favore di pochi sottraendoli dalle tasche dei sudditi europei.
Ma andate … per asprelle!






(Vignette di Romolo Buldrini l’Aquila )
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