Di Lamberto Colla Parma, 4 dicembre 2022 – Lo avevamo anticipato due settimane fa e ora sembra che si possa avverare realmente. La bandiera della pace, immorale e insanguinata, potrà tornare a sventolare sull’Ucraina.
Dal giorno in cui i Russi si sono ritirati da Kherson e la sconfitta, dichiarata vittoriosa, di Biden alle elezioni di midterm, nonostante le puntuali smentite immediatamente successive a ogni parola di avvicinamento, è stato un frequente susseguirsi di dichiarazioni di apertura dall’una e dall’altra parte di Zelensky, il quale ogni sera continua a ringraziare uno e accusare l’altro di avere fornito piuttosto che no di armi il suo Paese e rimarcando il fatto che l’Ucraina dovrà tornare in possesso di tutte le terre conquistate dalla Russia, Crimea compresa.
Anche i “pellegrini diplomatici” che settimanalmente andavano all’altare di Zelensky si sono molto diradati negli ultimi periodi e dopo la copertina di Vogue dell’agosto scorso, l’immagine dell’attore “Nato” sembra essersi un po’ offuscata.
Occidente e Russia si scambiano messaggi, più o meno velati, più o meno cordiali, alla pari di una partita di ping-pong dove Zelensky pare essere la retina e l’Ucraina il tavolo da gioco.
In effetti, quello che appare, è una manovra di avvicinamento armato al tavolo delle trattative. Un momento di sintesi che, se arriverà e augurandosi possa essere molto presto, avrà già il disegno della Pace e della ricostruzione e altrettanto saranno già sistemate anche le questioni di Taiwan e dei Curdi, così come saranno stabilite le maggiori vie di scambio economico che riguardano i tre soggetti principali in campo: USA, RUSSIA e CINA.
L’Europa, un po’ come le affascinanti signore di una certa età, verrà considerata come il due di picche quando c’è sotto denari, pronta a essere sacrificata e svuotata delle sue ricchezze attuali per farla tornare nuovamente terreno di conquista economica generatrice di valore aggiunto per i soliti pochi signorotti.
Augurandosi invece che l’Europa si faccia un bagnetto nella piscina di COCOON e riesca perciò a disinnescare questo processo di arretramento, i segnali di una presa di coscienza di un “Multipolarismo geopolitico” globale sembrano affermarsi.
Russia e Cina, con due linguaggi molto diversi, hanno dichiarato al mondo intero che gli USA non sono più gli unici “Ranger” ma che per ogni questione bisogna, volenti o nolenti, trattare anche con loro.
E in questa ridistribuzione dei poteri di forza mondiali, l’Europa o ancor peggio la (DIS)Unione Europea, non assume alcun ruolo.
Parzialmente la Turchia e parzialmente Francia e Regno Unito in forza del loro arsenale nucleare hanno potuto dire qualcosina, anche se più di tutti è stata la Turchia dall’alto della sua influenza sul mondo mussulmano e al contempo all’interno della NATO ma anche importante barriera ai flussi migratori verso l’UE.
L’ultimo gorgheggio europeo, in ordine di tempo, è stato dell’Enfant Prodige, Emmanuel Macron, il quale ha lanciato l’ipotesi di una “Conferenza di Pace” da tenersi a Parigi il 13 dicembre.
Una data, un luogo e una occasione che non è stata respinta da alcuno dei contendenti che contano.
Anzi, Lavrov ha rilanciato che da parte russa vedrebbero bene John Kerry come negoziatore (nel 2014 e 2015 era stato coinvolto nelle trattative del Donbass) e Biden, per quanto abbia sottolineato che per ora non ha intenzione di incontrare Putin, ha di fatto spalancato le porte per una trattativa diretta USA Russia.
Zelensky intanto urla e si dispera temendo di venire bypassato dalle diplomazie e costretto, alla fine, a accettare il risultato che vedrà tutti vincitori e a lui verrà assegnata una statuetta di consolazione: in fondo un Oscar alla carriera non si nega a nessuno.
L’incognita resta il Terrorismo internazionale.
Una volta concluso lo scontro bellico il timore è che le armi tornino a tuonare.
Tutto quell’arsenale (da fonti statunitensi sembra siano ben il 70%) di cui è stata imbottita l’Ucraina in questi 9 mesi di guerra è sfuggito al controllo e non è impossibile che sia già immagazzinato nelle cantine delle cellule terroristiche che potrebbero risvegliarsi al primo cenno dell’Āyatollāh e con quello che sta accadendo in IRAN non è escluso che possa accadere anche prima di quanto si immagini.
Se il capo supremo iraniano, il presidente Ebrahim Raisi, spingesse l’acceleratore delle accuse all’occidente per le rivolte in atto, nel suo Paese potrebbe essere quella la scintilla per una rappresaglia terroristica nelle città europee.
Per ora raccogliamo solo il lato positivo: ovvero che Santa Lucia possa veramente portare in dono la Pace, possibilmente, Universale.
Per un ravvedimento degli errori commessi temo invece che non ci sia spazio.
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