Di Lamberto Colla Parma, 9 novembre 2025 – “Dolcetto o Scherzetto?”. Scherzetto ha risposto il “fato” malefico. Un mussulmano e nemmeno “Born in the USA” ha conquistato il trono della Grande Mela. Per il nuovo sindaco, Zohran Mamdani, stando all’analisi dei flussi elettorali, ha votato il 75% degli elettori sotto i 30 anni, il 90% della piccola comunità musulmana ma anche una buona percentuale della comunità ebraica. Stravince a Brooklyn, Manhattan e nel Bronx.

Una mobilitazione che difficilmente può considerarsi spontanea ma ben orchestrata, preparata da tempo e con una quantità di finanza impressionante, vista l’affluenza da record. Già, perché per trovare una affluenza analoga occorre tornare al 1960.
Se un tale risultato fosse stato registrato in un paese dell’UE, portando al più alto scranno un “avversario” del movimento anti globalità, subito si sarebbe dato la responsabilità a interferenze russe e proceduto a annullare le elezioni.
Qui a New York invece ha vinto l’anti Trump per eccellenza, quello che ha avuto la benedizione anche di Obama che mai vorrebbe spartire il Nobel per La Pace con il “Ciuffone Biondo”, che ancora è ben lontano dal raggiungere il record di 7 guerre all’attivo durante il mandato presidenziale.
La vittoria di Madmani è stata cementata dal voto giovanile: circa i tre quarti degli elettori al di sotto dei 30 anni hanno espresso la loro preferenza per il giovane Zohran, molti dei quali per la prima volta in un’elezione a sindaco. Questo dato sottolinea una forte identificazione tra le nuove generazioni e l’identità di socialista democratico, una categoria politica che, tra i giovani, rappresenta quasi quattro elettori su dieci.
Molto probabilmente ha fatto breccia, nei cuori giovanili, l’indirizzo incentrato su accessibilità economica e giustizia sociale.
In conclusione i dati confermano che la vittoria di Mamdani è stata il frutto di una coalizione multiculturale di base, guidata dai giovani e dagli elettori di sinistra radicale, un rifiuto dell’establishment democratico consegnando al neo eletto un forte mandato per attuare le sue politiche di riforma fiscale aggressiva e di sostegno sociale.
Le altre vittorie DEM
In Virginia, Abigail Spanberger ha sconfitto la vicegovernatrice repubblicana Winsome Earle-Sears con il 57,4% dei voti. Spanberger, 46 anni, ex agente della Central Intelligence Agency ed ex membro del Congresso, diventa la prima donna a governare la Virginia.
In New Jersey, la deputata Mikie Sherrill ha battuto il repubblicano Jack Ciattarelli con il 56,2% dei voti. Sherrill, 53 anni, ex pilota di elicotteri della Marina ed ex procuratrice federale, diventerà la 57esima governatrice del New Jersey e la seconda donna a guidare lo Stato.
Entrambe le signore, hanno vinto impostando una campagna contro Donald Trump e spingendo su nervi scoperti nei due Stati.
In Virginia ha fatto breccia il tema sui tagli ai lavoratori federali, un tema particolarmente sentito in uno Stato che ospita circa 320.000 dipendenti federali e centinaia di migliaia di appaltatori.
Nel New Jersey invece a catalizzare i voti anti Tycoon sono stati la promessa di riduzione dei costi dell’elettricità, che quest’estate sono aumentati del 22%, e il divieto di cellulari nelle scuole ma soprattutto il legame tra l’avversario Repubblicano Jack Ciattarelli e il presidente Trump.
Insomma, il grido universale che giunge dagli States è: “Trump si può Battere”.
E’ la sintesi della politica moderna, basata sul “nemico” invece che sui programmi.
Le campagne elettorali sono organizzate come si organizza il tifo sportivo. L’importante è tenere vivo l’odio sul nemico invece che catalizzare l’attenzione sui programmi e sulle modalità e risorse per attuarli.

Ma il paradosso lo vediamo in Italia, dove a esultare per la vittoria sono stati i nostri DEM, sicuri che la vittoria statunitense sia una vittoria di tutti i democratici, italiani compresi, e per la proprietà transitiva la “Meloni” si può battere.
E in effetti una analogia tra Mamdani e la Schlein c’è: entrambi sono posizionati su una sinistra radicale e hanno origini diverse dal Paese che governeranno.
“Splendida vittoria di Zohran Mamdani a New York! Con un messaggio chiaro contro il caro vita: per una città che tutte e tutti si possano permettere. Ha vinto con una campagna collettiva di centomila volontari contro i milionari che finanziavano i suoi avversari e una pesante campagna denigratoria guidata dallo stesso Trump. La sinistra torna a vincere con parole e programmi chiari su stipendi dignitosi, sanità davvero universale, sul diritto alla casa, sui trasporti e i nidi gratis per chi non ce la fa”. Così si è espressa la segretaria del PD Elly Schlein, fiera della vittoria come se ne fosse lei l’artefice. “La politica della speranza – prosegue la Elly – vince sulla politica della paura che individua solo nemici e capri espiatori. Vincono anche le candidate democratiche Mikie Sherrill in New Jersey e Alice Spanberger in Virginia, vince il referendum del governatore democratico Newsom in California. Un bel risveglio negli Usa!”.
Un risveglio che non sembra abbia influenzato l’Italia, dove la coalizione Campo Largo” non riesce a scardinare il centrodestra nonostante gli aiutino di certe procure e gli inciampi dei meloniani.
Fare un po’ di autocritica non potrebbe essere conveniente?
Intanto lasciamo che godano delle vittorie realizzate oltre oceano, per rinfrescare il piacere delle vittorie nelle regioni rosse per eccellenza, Toscana e Emilia Romagna in primis. Due regioni così fortificate che non varrebbe nemmeno la pena candidare dei fuoriclasse.

(Vignetta di Copertina a cura di Romolo Buldrini L’Aquila)
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